Sulla separazione delle carriere appena approvata dal parlamento
Sulla separazione delle carriere appena approvata dal parlamento
Non sono pregiudizialmente contrario alla separazione delle carriere (non trovo però che sia una priorità nel quadro disastroso della nostra giustizia).
Non ho mai partecipato ad alcuno sciopero o altra protesta indetta dall’ANM di cui non ho mai fatto parte.
Non sono mai stato iscritto – e ne sono orgoglioso - ad alcuna delle nefaste “correnti”, che considero il vero cancro della magistratura.
Mi sento quindi legittimato a dire che non capisco l’entusiasmo collettivo dell’Avvocatura per la “riforma Nordio”. Non la capisco per due motivi:
Il primo è che penso che l’Avvocatura, concentrandosi nella battaglia sulla separazione delle carriere, abbia ha perso l’occasione per una battaglia molto più importante, quella del riconoscimento nella Costituzione e nell’Ordinamento Giudiziario del proprio, fondamentale, ruolo di rappresentante e difensore di quel cittadino nel cui nome la Giustizia – riconosciuta finalmente quale “Bene Comune” - è pronunciata. Questo ruolo sarà ancora più fondamentale dopo la separazione delle carriere che farà del p.m. il braccio giuridico del potere dello Stato anziché, come almeno in teoria è stato fin ora, il suo controllore.
Il secondo motivo l’ho espresso in una breve nota, fortemente critica del disegno di legge costituzionale che ho significativamente titolato “Il Gatopardo in salsa veneta”. L’ho scritta all’indomani della sua pomposa presentazione da parte di Nordio e Mantovano, alla stampa. Purtroppo ciò che scrissi allora non ha perso nulla della sua attualità visto che il testo del disegno di legge è stato “blindato” dal governo e approvato senza alcuna discussione parlamentare.
Propongo qui di seguito la mia nota alla riflessione di chi vorrà leggerla.
IL GATTOPARDI IN SALSA VENETA
Certo che di cosiddette “riforme della giustizia” in quarant’anni di professione, ne ho viste tante. La maggior parte inutili, altre dannose. Nessuna che meriti essere chiamata Riforma, salvo quella del codice di procedura penale del 1989, ormai snaturato da interventi legislativi schizofrenici e giurisprudenziali conservatori. Quasi ogni Ministro della Giustizia se ne è intestata una per garantirsi una sorta di eternità.
Ora è la volta del Ministro Nordio che ha definito la sua riforma addirittura “epocale” e “fondamentale”. Non è comprensibile cosa ci possa mai essere di ‘epocale’ in una riforma che, per separare le carriere dei giudici da quelle dei pubblici ministeri, da un unico organo di rilevanza costituzionale, il CSM ne crea ben tre: due CSM e una Alta (perché mai ‘Alta’?) Corte Disciplinare.
Immediati saranno gli effetti nefasti di questa pseudo-riforma:
- la triplicazione delle sedi (che separazione delle carriere e quale terzietà del giudice disciplinare sarebbe se tutti fossero nel medesimo Palazzo?),
- la triplicazione degli incarichi di potere da distribuire, tutti ben dotati economicamente, di prebende e di privilegi,
- la triplicazione degli apparati burocratici (segreterie, cancellerie, autisti, uscieri, portaborse, ecc.),
- la triplicazione delle risorse materiali (informatica, telefonia, energia, macchine di servizio, ecc.), e quindi dei costi.
Ma l’effetto peggiore, più nefasto, sarà quello dell’ulteriore potenziamento, di quella “degenerazione correntizia” che il Ministro ha dichiarato di volere “interrompere” con il sorteggio tra magistrati dalla “presunzione assoluta di competenza, onestà, intelligenza e preparazione” per essere già stati valutati diverse volte (i virgolettati sono del Ministro).
Detto che, per chi fa e per come vengono fatte le valutazioni, questa presunzione è tutt’altro che assoluta, non è nemmeno scontato che competenza, onestà, intelligenza e preparazione facciano del magistrato sorteggiato anche un buon Consigliere (o Giudice disciplinare), né che ogni magistrato con quei requisiti voglia fare il Consigliere (o il Giudice disciplinare). Il sorteggio raggiungerà lo scopo auspicato solo nella del tutto improbabile ipotesi che i magistrati sorteggiati appartengano a quella sparuta minoranza di coloro che non sono né iscritti, né simpatizzanti con una delle “correnti” e che abbiano interesse e voglia di cambiare mestiere andando a fare il Consigliere (o il Giudice disciplinare).
Per la legge dei grandi numeri è però molto più probabile che vengano sorteggiati magistrati militanti o simpatizzanti dell’una o dell’altra “corrente”, con la conseguenza che il potere dell’autocrazia correntocratica sia, a sua volta, triplicato. Tanto più che il Ministro, evidentemente nell’intento di placare l’ANM, ha assicurato che in tutti e tre gli organismi la maggioranza dei due terzi sarà riservata ai magistrati.
Ebbene, se davvero si vuole, per dirla con il Ministro, “interrompere la degenerazione correntizia”, l’unica soluzione è quella di rivedere la composizione del Consiglio modificando l’art. 104 della Costituzione. Quindi, fermi restando i tre membri di diritto e i dieci consiglieri laici nominati dal Parlamento, bisogna dimezzare la rappresentanza dei magistrati che, privati della maggioranza dei 2/3, perderebbero finalmente la gestione domestica del potere giudiziario attraverso le nefaste “correnti”.
Al loro posto dovrebbero essere eletti, nominati o sorteggiati specialisti in materia di management, organizzazione, gestione di risorse umane e materiali. Solo così, accanto all’eliminazione della “degenerazione correntizia”, si otterrebbe finalmente anche una accresciuta professionalità del Consiglio, oggi composto da “dilettanti” (copyright del compianto Prof. Stefano Zan, in un memorabile articolo del 2009, dal titolo “CSM, eliminare il dilettantismo” https://toghe.blogspot.com/2009/01/csm-eliminare-il-dilettantismo.html), e forse il significato di parole quali ‘merito’, ‘competenza’, ‘attitudine’, ‘equilibrio’ ed ‘esperienza’ non verrebbe più sacrificato a perverse manipolazioni ed acrobazie linguistiche per adattarle alla necessità di premiare magistrati fedeli che, se si è fortunati, sono solo inadeguati, ma che sempre più spesso si dimostrano anche incompetenti nella gestione della cosa pubblica.
Basterebbe quindi poco, pochissimo per cambiare molto, se non moltissimo; ma certo, affidando la stesura normativa della volontà politica ai magistrati dell’ufficio legislativo del Ministero, il risultato non può che essere quello di dare l’impressione di cambiare moltissimo senza cambiare nulla. Semmai in peggio come è, appunto, la creazione di tre organismi, tutti dominati dai magistrati.