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Siamo tutti nel presepio

perché ogni uomo è convocato a contemplare e amare il suo Signore, che si fa bimbo come noi
Adorazione dei Magi di Cesi Bartolomeo (1556/1629); San Domenico, Bologna
Ph. Francesco Lorenzo / Adorazione dei Magi di Cesi Bartolomeo (1556/1629); San Domenico, Bologna

«Davanti al presepio – questa antica e poetica usanza delle genti italiane, che prodigiosamente riesce ancora a prosperare in una società prosastica e funzionale come la nostra – non è difficile riflettere o almeno fantasticare. E capita di pensare che la persistente fortuna di questa gentile raffigurazione stia anche nel fatto che in qualche modo vi si riproduca l’umanità tutta intera. Nella scena ingenua e negli attori immobili che la gremiscono – quelli che ci sono e quelli che ci potrebbero essere – la famiglia umana può, se crede, rispecchiarsi con verità.

Una città è come un presepio dove Gesù torna a nascere ogni 25 dicembre in mezzo a una folla di personaggi diversi. Arrivi a tutti un Natale lieto e sereno.

Buon Natale a chi, come Maria e Giuseppe, è vicino nella fede al misterioso Bambino e lo riscalda col calore affettuoso del cuore. E buon Natale all’asino e al bue, che, vicini anch’essi, vedono senza capire, ascoltano le voci degli angeli senza commuoversi, e prendono occasione dal trambusto per mangiare di più.

Buon Natale a chi, coi pastori, si affretta ad avvicinarsi con semplicità e letizia all’avvenimento fatale.

E buon Natale agli altri pastori (ci saranno pur stati anche questi), che all’annuncio di pace che scendeva dal cielo hanno continuato a dormire dicendosi che era tutta propaganda, e così per un’ora di sonno in più sono mancati all’appuntamento più decisivo della storia: il Signore li aspetta ancora, sono ancora in tempo, se vogliono, a far la conoscenza del loro Salvatore.

Buon Natale ai Magi, che, da buoni intellettuali, con la testa piena di idee, di sistemi, di calcoli, riescono ad arrivare a Betlemme soltanto alla fine dello spettacolo, quando ormai è stata abbandonata la capanna e, ci dice il Vangelo, il Bambino è alloggiato come tutti in una casa.

Arrivano tardi, ma almeno arrivano, a testimoniare che se è vero che i misteri del Regno, come dirà Gesù, sono nascosti ai sapienti e agli intelligenti e sono rivelati ai piccoli, è anche vero che nessuno è escluso dalla divina volontà di salvezza e tutti possono giungere e capire le cose che contano, persino gli uomini di cultura.

E buon Natale anche agli altri Magi (non saranno mancati neppure gli intellettuali di questo tipo) che, seguendo pervicacemente la stella sbagliata, dopo tanto ragionare e discutere, dopo tanto analizzare e “rivisitare”, si sono trovati, chissà, alla corte del Celeste Impero o a quella del re degli Etiopi.

Se, tralasciando di rimandarsi tra loro all’infinito le loro piccole genialità, quasi fossero gli specchi contrapposti di una bottega di barbiere, si mettono a porsi gli interrogativi veri e importanti dell’esistenza e a meditare sulle cose come stanno, invece che filosofare sulle filosofie e scrivere libri su libri che parlano di altri libri, è dato modo anche a loro di pervenire dove il neonato Bambino da sempre li attende.

Buon Natale anche a Erode, che si arrovella di gelosia nel suo lussuoso palazzo, e, avendo incusso tutta la vita paura agli altri, è ora preso lui da mille paure.

Potendo arrivare a Cristo per una strada facile, preferisce andare per una strada tormentata a casa del diavolo. Ma nella santa notte anche per lui c’è speranza; solo deve accettare di non considerarsi il re dell’universo e di riconoscere il vero re.

Buon Natale a Cesare Augusto, che da Roma ordina che si faccia “il censimento di tutta la terra”. Crede con ciò di inseguire i suoi progetti di dominio, di efficienza organizzativa, di accurata amministrazione dello stato. In realtà, entra ignaro nei progetti di Dio.

Ritenendo di guidare laicamente e scientificamente la complicata vicenda terrestre, si pone senza avvedersene al servizio della storia teologica di salvezza. Dove si vede che anche gli uomini politici possono contribuire, magari senza volerlo, al vero bene dell’uomo.

Buon Natale ai cronisti e ai compilatori degli “acta diurna” (che sono poi i nostri giornali), che nell’Urbe, capitale del mondo, eran tutti intenti a inseguire ciò che non aveva rilievo per la vera vita, però attirava l’interesse curioso di tutti (come le spedizioni contro i Germani di Druso e di Tiberio, o gli amori fuori legge di Giulia, la vispa figlia dell’imperatore).

Così si sono lasciati sfuggire la sola autentica novità di tutta la storia, e cioè l’incarnazione del Figlio di Dio. Anche a loro il Natale può portare come grazia specialissima l’amore per la verità, anche quella che non fa notizia.

Davanti al Salvatore che è nato per noi non si può arrivare a mani vuote. Pastori e Magi, umili e dotti, poveri e ricchi, tutti portano doni, perché così si celebra seriamente la venuta tra noi del Signore.

Ci sono doni spirituali – e quindi propositi di vita interiore – che possono convenire a tutti coloro, credenti e non credenti, che vogliono arrivare con giusta e profonda preparazione al tradizionale appuntamento natalizio.

Il primo è l’amore spassionato per la verità, da cercarsi e onorarsi dovunque si trovi, oltre gli orpelli che troppo spesso la celano. Per esempio, va ricercata la verità del Natale (che è essenzialmente per ogni uomo la convinzione di non essere solo e abbandonato nel vuoto del cosmo e la speranza di avere un destino), di là dalle luminarie, dalla frenesia, dal chiasso, che oggi nascondendola la mortificano.

Il secondo è la “cultura di pace”, che anzitutto entro le coscienze ci invita a dissociarci da ogni progetto di odio, da ogni proclama di lotta, da ogni esaltazione della violenza.

Il terzo dono – e il terzo proposito – sia un ritrovato senso di solidarietà tra gli uomini, che ci apra all’attenzione cordiale e fattiva alle necessità materiali e morali degli altri. Dalla capanna di Betlemme continua inesauribile a zampillare l’amore. Non c’è uomo che, poco o tanto, non ne sia irrorato. Non c’è uomo che, indipendentemente dalle sue esplicite persuasioni, non venga convocato dal Natale ad adoperarsi per il bene e la gioia degli uomini, che, almeno in questa circostanza, si devono tutti sentire fratelli».

 

Per gentile concessione dell’Editore pubblichiamo un testo del cardinale Giacomo Biffi, appena edito in Arturo Testi, Giacomo Biffi. L’altro cardinale, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2019, pp. 70-74.