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Sul Catasto Onciario di Colli. Uno spaccato socio-economico di un paese nel Settecento

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Sul Catasto Onciario di Colli. Uno spaccato socio-economico di un paese nel Settecento
 

Con le prammatiche raccolte nella Forma censualis et capitationibus sive de catastis e promulgate tra il 1741 e il 1748, Carlo III di Borbone, re di Napoli, istituiva il Catasto Onciario, antesignano dei moderni documenti catastali. Si trattava di una riforma fiscale notevole per l'epoca, progettata da uno dei più influenti e colti consiglieri di corte, Bernardo Tanucci.

Nel nuovo sistema erariale il calcolo delle imposte da versare nelle casse del regno era effettuato eliminando per la prima volta i privilegi fiscali goduti da secoli dalla nobiltà e dagli enti ecclesiastici. La riforma di Carlo di Borbone prevedeva che il computo delle tasse avvenisse in base alla consistenza del patrimonio personale.

Oltre all'antico testatico, che ogni famiglia registrata nel Catasto Onciario pagava a seconda del numero dei suoi membri, i sudditi dovevano versare anche una «tassa d'industria», ovvero un'imposta che variava in base al mestiere svolto. Erano tenuti a pagarla solo i maschi maggiorenni, con un'età superiore ai 14 anni. In più, ogni suddito o ente doveva liquidare anche le imposte sui loro beni. Tali tasse erano stimate utilizzando un'unità monetaria di riferimento detta oncia, che ha dato il nome al catasto, corrispondente a sei ducati.

Per questo motivo, i Catasti Onciari sono una fonte fondamentale per ricostruire il contesto socio-economico nella metà del XVIII secolo dei comuni che fino all'Unità d'Italia erano nell'antico regno di Napoli. Ogni Università, infatti, era stata chiamata a redigere il documento catastale in doppia copia, per inviarne una presso la Regia Camera della Sommaria, un tribunale preposto al controllo del fisco reale e delle amministrazioni locali.

L'Università di Colli, oggi Colli a Volturno (IS), aveva stilato il suo catasto tra il 1742 e il 1749. Per diversi anni la redazione del documento era stato interrotta per le liti tra il personale incaricato della redazione del Catasto Onciario, i deputati e gli agrimensori, e alcuni abitanti del paese (Archivio di Stato di Napoli, “Regia Camera della Sommaria”, Catasti Onciari, vol. 1577bis, f. 29).

Per una breve analisi del contesto socio-economico collese nella metà del Settecento si prenderà in considerazione il volume dell'Onciario, composto nel 1749, ovvero la sezione del catasto riservata alle verifiche patrimoniali eseguite dall'Università sulle autodichiarazioni dei suoi abitanti e raccolte nel volume delle Rivele (Archivio di Stato di Napoli, “Regia Camera della Sommaria”, Catasti Onciari, vol. 1579).

«Librone del nuovo general catasto, o sia dell'Onciario formato da questa Università di Colli à tenore delle regie istruzioni emanate dalla Regia Camera della Sommaria in cui si descrivono, e si annotano tutti i beni de cittadini secolari, ecclesiastici, e luoghi pii del paese, de forestieri abitanti, e non abitanti laici, e luoghi pii bonatenenti» (Ivi, f. 1).

Dallo studio dell'Onciario emerge che a Colli a Volturno era ampiamente diffusa la piccola e media proprietà terriera, mentre una maggiore concentrazione di beni era nelle mani di alcuni notabili del paese (compreso il feudatario, ovvero il marchese Alfonso Carmignano d'Aquaviva), degli ecclesiastici, delle cappelle e del locale luogo pio laicale intitolato a san Leonardo di Noblac, patrono di Colli. Il demanio dell'Università collese era molto esteso e costituiva una delle maggiori proprietà terriere del luogo.

Erano presenti tre luoghi di culto, la Chiesa Madre tuttora intitolata a Santa Maria Assunta e quella dedicata a Sant'Antonio da Padova, compresa la cappella di San Leonardo annessa all'omonimo ospedale laico di cui si è già parlato. Nell'Onciario è presente anche una descrizione del luogo pio: «un comprensorio di case site fuori di questa Terra nel luogo detto il Campo, giusta la via pubblica, e l'orto di questa chiesa di membri otto, uno delli quali  sta esposto per il ricovero delli mendicanti, due altri stanno assegnati al sagrestano seù ospedaliere di detta chiesa per suo comodo, due altri per uso della chiesa e tre si affittano» (Ivi, f. 330).

Le altre cappelle citate nel documento catastale e intitolate al Santissimo Rosario, Santissimo Corpo di Cristo e al «Monte del Purgatorio» si trovavano all'interno della Chiesa Madre.

La famiglia collese era di tipo mediterraneo nella maggioranza dei casi, ovvero nella stessa abitazione vivevano più nuclei familiari legati da stretti rapporti di parentela, la cui convivenza era dettata soprattutto da esigenze prettamente economiche.

Infine, per quanto riguarda i mestieri, è possibile stilare una lista delle professioni esercitate a Colli, attività tipiche di un'economia agropastorale nella maggior parte dei casi: braccianti («bracciali»), «aratori», ovvero contadini specializzati nell'utilizzo dell'aratro, pescatori, costruttori di carri («mannese»), cardatori di lana («scardator di lana»), fabbri («ferraro»), sarti («sartore»).