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Tutela del clima tra i principi della Costituzione federale in Austria?

Ambiente
Ambiente

Abstract

La tutela delle “natürlichen Lebensgrundlagen” (quale l’aria, il suolo, l’acqua, le piante) è uno degli imperativi del nostro tempo. Quest’obbligo incombe anzitutto allo Stato e agli altri enti pubblici (ma anche i privati devono contribuire a minimizzare i danni all’ambiente). Ciò implica, da un lato, che vengano evitati interventi sull’ecosistema non assolutamente necessari e, dall’altro lato, che siano adottati provvedimenti atti a conservare l’ambiente naturale e, a ripristinarlo, ove possibile. L’utilizzazione di risorse naturali, può essere consentita soltanto nella misura, in cui la loro utilizzabilità sarà garantita anche per le generazioni future. Inserire “Recht und Pflicht auf Klimaschutz” nella Costituzione federale, appare, pertanto, più che “zeitgemäß” e opportuno.

 

Indice:  

1. Assicurare la conservazione dell’integrità dell’ecosistema  

2. Il ricorso al “Volksbegehren” – Le norme che lo disciplinano 

3. Il cosiddetto Klimacheck e la “Klimaneutralität”  

4. La mobilità senza emissioni sarà realizzabile?

 

1. Assicurare la conservazione dell’integrità dell’ecosistema

I cambiamenti climatici – riscontrabili sull’intero pianeta – sono ormai cosí rilevanti, evidenti (e pericolosi), che ogni persona dotata di buon senso, non può più ignorarli. Anche nella zona delle Alpi, è stata rilevata una preoccupante diminuzione delle dimensioni dei ghiacciai, la cui ulteriore riduzione (per non parlare della loro scomparsa), implicherebbe seri problemi, non soltanto per il settore agricolo, ma comporterebbe altresì l’estinzione di non poche specie di animali e di piante. In altre parole, i cambiamenti climatici, rappresentano una minaccia non certo di poco conto, di cui, per fortuna, molti Stati e tanti cittadini, si sono resi conto. Prova ne sono la Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di New York del 1992 e il ”recente” Accordo di Parigi.

É stata ravvista l’esigenza di una risposta efficace e progressiva a questa minaccia, nonché la necessità di uno sviluppo sostenibile al fine di assicurare la conservazione dell’integrità degli ecosistemi e di proteggere le biodiversità. Nell’Accordo di Parigi, gli Stati firmatari si sono impegnati a contributi determinati a livello nazionale. Ormai sensibilizzazione e informazione non bastano più. Soltanto uno sforzo comune – e coordinato – degli Stati, è in grado di prevenire una catastrofe, con gravi effetti anche sulla “vivibilità” sulla Terra. Occorre una cooperazione a livello sopranazionale e promuovere la resilenza climatica.

Tra gli Stati, che hanno ratificato l’Accordo di Parigi, figura anche l’Austria, che è stata il 18.mo Stato (su 170 firmatari) a provvedere alla ratifica del “Klimabkommen von Paris”. Ciò nonostante, l’Austria non si è mostrata particolarmente solerte, quando si è trattato di attuare il citato Accordo e di far fronte agli impegni assunti. Nel 2019 non è stato corrisposto un congruo contributo al “Green Climate Fund”, attraverso il quale viene finanziato l’Accordo di Parigi.

 

2. Il ricorso al “Volksbegehren” – Le norme che lo disciplinano

Questo è stato – forse – anche il motivo (o uno dei motivi), per cui alcune persone, sensibili alla problematica relativa al cambiamento climatico, si sono decisi a farsi promotori di un “Volksbegehren”, con il quale il legislatore viene sollecitato – mediante una modifica della “Bundesverfassung” (Costituzione federale) – ad “ancorare” nella Costituzione della Repubblica d’Austria, il “Grundrecht auf Klimaschutz” (diritto fondamentale alla tutela del clima).

A questo punto appare opportuno illustrare, sia pure per sommi capi, come il "Volksbegehren” è disciplinato nell’ordinamento austriaco.

Il “Volksbegehren” può essere definito come richiesta (o, meglio, come sollecitazione) – proveniente da un determinato numero di cittadini e rivolta al legislatore - di emanare una legge in una materia di competenza dello Stato.

La Costituzione federale austriaca prevede all’articolo 41, comma 2, che la richiesta di almeno 100.000 elettori al “Nationalrat” aventi la loro residenza principale (“Hauptwohnsitz”) in Austria o quella di un sesto degli elettori di tre “Länder”, intesa a ottenere che venga tenuto un “Volksbegehren”, deve essere trasmessa dalla “Bundeswahlbehörde” al “Nationalrat”, il cui presidente è obbligato – secondo il regolamento di questo ramo del parlamento - a metterlo all’ordine del giorno (con preferenza) o ad assegnarlo a una commissione dello stesso NR.

Oggetto del Volksbegehren” può essere soltanto una materia che rientra nella competenza legislativa del “Bund” e la richiesta può- ma non deve – essere inoltrata nella forma di un disegno di legge. Con il “Volksbegehren” può essere chiesta anche l’emanazione di una legge costituzionale. Il “Volksbegehren” è una delle tre manifestazioni della democrazia diretta e costituisce un’“Ergänzung” della democrazia parlamentare rappresentativa. É disciplinato, per quanto concerne l’aspetto procedurale, dal “Volksbegehrengesetz” del 2018 (“VolksbegehrenG”).

La richiesta di un “Volksbegehren” deve essere depositata presso il ministero dell’Interno e sostenuta (“untestützt”) da almeno un millesimo degli elettori iscritti nelle liste elettorali e aventi diritto di votare per il “Nationalrat” (circa 8.000). Il “Klimavolksbegehren” è stato sostenuto da oltre 380.000 elettori. Gli “iniziatori” del “Volksbegehren”, devono versare – su un c/c intestato al ministero dell’Interno – 500 Euro a titolo di concorso nelle spese nonché, una volta che il “Volksbegehren” è stato trasmesso al “Nationalrat”, un ulteriore importo di Euro 2.250. Le firme devono essere autenticate dal Comune di residenza. Entro due settimane, il ministro dell’Interno decide sull’ammissibilità del “Volksbegeghren”, che va poi registrato.

Alla “Bundeswahlbehörde” – se contro il risultato del “Volksbegehren” non è stato proposto ricorso o se il ricorso è stato rigettato – compete poi, come già detto, la trasmissione alNationalrat”, che è tenuto ad iniziare le “Beratungen” (l’esame) entro un mese. Alle “Beratungen” prendono parte rappresentanti degli iniziatori del “Volksbegehren”. Nel caso del “Klimavolksbegehren”, è stata la Commissione Ambiente (“Umweltausschuss”) a iniziare le “Beratungen”.

 Entro 4 mesi dall’inizio delle “Beratungen”, deve essere presentata una relazione al “Plenum” del NR; questa relazione va pubblicata su un quotidiano; deve essere inviata (gratis) ad ogni elettore che ne faccia richiesta.

Il “Bund” rifonde ai Comuni una “Pauschalentschädigung” (indennizzo forfettario) nella misura di 0,33 Euro per ogni elettore residente. Il § 24 del “VolksbegehrenG” contiene norme particolari, che tengono conto della situazione venutasi a determinare a seguito della pandemia “COVID- 19”.

Se le richieste contenute nel “Klimavolksbegehren” venissero accolte, nella Costituzione federale verrebbe inserito il principio, che “Bund” (Stato centrale), “Länder” (“Regioni”) ed altri enti pubblici, dovranno assumersi la responsabilità in ordine alla tutela del clima (e disporranno, a tal fine (fino al 2040), dei necessari mezzi finanziari). Tutti gli enti pubblici saranno obbligati, nei settori di loro competenza, ad adottare provvedimenti intesi a ridurre le emissioni e a “passare” a energie rinnovabili.

Il “Klimaschutzgesetz” dovrebbe prevedere l’istituzione di un “Klimaschutzrechnungshof” - una specie di Corte dei conti, alla quale è deputato, vigilare sulla riduzione delle emissioni e, in genere, sull’osservanza delle norme intese ad attuare le Convenzioni concluse e le norme interne in materia di “Klimaschutz” - composto di personalità indipendenti (esperti, quali scienziati e professori universitari), che verificheranno, annualmente, se il cosiddetto CO 2 – Budget, non è stato superato. Quanto costatato dal “Klimaschutzrechnungshof”, verrà reso pubblico.

 

3. Il cosiddetto Klimacheck e la “Klimaneutralität”

Prima dell’emanazione di nuove leggi (e regolamenti), che riguardano il clima, devono essere valutate le conseguenze, oltre che sul clima, pure sull’ambiente in genere e sulle specie animali. Per quanto concerne le leggi già in vigore, le stesse saranno sottoposte a un cosiddetto Klimacheck.

L’utilizzazione di carburanti fossili, deve essere ridotta il più possibile; in prospettiva, il riscaldamento degli edifici, dovrà avvenire con energie rinnovabili.

L’Austria si è impegnata a ridurre le emissioni di CO 2 del 50% entro il 2030 e a diventare – nel 2040 – “klimaneutral”. A questi fini è necessario che, annualmente, nel bilancio dello Stato (e degli enti pubblici), venga previsto un adeguato stanziamento di fondi.

Ognuno deve essere messo in condizione “klimafreundlich zu handeln” (di agire rispettando le esigenze di tutela del clima). A tal fine sono indispensabili anche modifiche legislative in materia di imposte e contributi. La modulazione di prelievi ed erogazioni ha infatti un effetto indiretto sul comportamento dei cittadini.

Coloro, il cui agire verrà qualificato “klimaschädlich” (dannoso per il clima), saranno indirettamente puniti per questo loro comportamento; al contempo, i virtuosi verranno soggetti a prelievi minori. Sovvenzioni e contributi a chi “inquina”, non dovranno più essere corrisposti. Attraverso la “Preisgestaltung” (soprattutto in materia di trasporti pubblici e forniture di energia), la PA potrà influire – indirettamente – sul “Verbraucherverhalten” e invogliare i consumatori a meno “klimaschädliche Verhaltensweisen”. “KlimafreundlichesHandeln” (specie per quanto concerne mobilità e energia) deve essere agevolato e deve altresí diventare “leistbar (economicamente “abbordabile”) per tutti.

Questo “Umdenken” sarà necessario, non soltanto da parte dei consumatori, ma da parte di tutto il mondo produttivo; sono da evitare “klimaschädliche Wirtschafts- und Handlungsweisen”.

Certi privilegi (come, per esempio, il cosiddetto Dieselprivileg, per effetto del quale lo Stato rinuncia a una buona parte delle accise su questo tipo di carburante), devono appartenere al passato. Occorre un “ökosoziale Steuerreform” (riforma fiscale eco-sociale).

 

4. La mobilità senza emissioni sarà realizzabile?

I mezzi finanziari investiti nelle infrastrutture e nel traffico pubblico (che deve essere accessibile a tutti), vanno aumentati.

Occorre puntare su una “naturverträglichen Mobilität” e su un’ “Energiewende”; entrambe, in prospettiva, porteranno vantaggi a tutti.

Dovranno essere adottati provvedimenti in vista di un’“emissionsfreien Mobilität” (mobilità senza emissioni), sia adeguando le infrastrutture, che favorendo, con contributi e agevolazioni fiscali, coloro che saranno disposti ai cambiamenti necessari.

Necessita non soltanto una riduzione dell’“Energieverbrauch” (consumo di energia), ma occorre altresí una maggiore “Energieeffizienz” (efficienza dell’energia impiegata) in vista che in un futuro – piuttosto prossimo – saranno le energie rinnovabili a sostituire le energie fossili (come petrolio e gas). Ciò porterà anche il vantaggio, che i singoli Stati saranno meno dipendenti dall’estero. La politica energetica, pure in Austria, è stata caratterizzata da provvedimenti contingenti e senza una visione a lungo respiro. Nel settore energetico è necessario sfruttare maggiormente le energie cosiddette regionali.