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Ucraina: davvero Putin morirà per Kiev?

Scenari diversi dalle scelte del leader sovietico
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Ucraina: davvero Putin morirà per Kiev?

Ucraina, meno due giorni all’ora X.

Sì, perché, a quanto si apprende, il 16 febbraio Putin avrebbe deciso di invadere l’Ucraina, di fatto immolando la sua Russia e i suoi poteri assoluti per mantenere Kiev nell’area di influenza geopolitica russa.

Secondo molti analisti l’attacco della Russia all’Ucraina, contro sé stesso, come dice Putin, riferendosi al fatto che Ucraina e Russia sono più che cugini, oltre i parenti stretti, financo fratelli, sarebbe più voluto da chi lo paventa e lo teme, ovvero dagli Stati Uniti, che dalla guerra trarrebbero enormi vantaggi economici, dirottando attenzioni e problematiche interne su terre straniere.

Quella che mi ha colpito particolarmente è stata l’analisi perfetta sulla crisi ucraina fatta stamattina sulle pagine della Stampa di Torino da Lucio Caracciolo nell’articolo “Neutralizzare Kiev, l’obiettivo di Putin” e che voglio in parte riportarvi.

L’articolo di Caracciolo inizia così: “Dopodomani, mercoledì 16 febbraio, la Russia invaderà l’Ucraina. L’attacco partirà con bombardamenti aeronavali di preparazione dai distretti militari occidentale e meridionale russo - Crimea e Sebastopoli in prima linea - coinvolgendo probabilmente la Bielorussia (Lukashenka tiene molto al grado di colonnello dell’Armata russa promessogli da Putin)”. Inoltre, continua “fra oggi e domani, intanto, i ribelli delle repubblichine di Luhans’k e Donec’k scateneranno l’inferno. Nel giro di una o due settimane Kiev crollerà ai piedi di Mosca”.

Uno scenario preciso quello previsto da Caracciolo, che precisa che Mosca nega di voler invadere il vicino, concludendo che i casi sono due: “O l’autocrate del Cremlino è un pazzo suicida e quindi marcerà su Kiev. Così si scaverà la fossa” ovvero “il presidente russo conserva l’uso della ragione. Dunque manterrà la pressione sull’Ucraina finché non sarà sicuro di aver raggiunto lo scopo: riportare quella strategica marca nella sfera d’influenza del suo impero”, visto che fondamentalmente “Putin non vuole passare alla storia come lo zar che perse l’Ucraina. Ma sa che per recuperare Kiev deve prima neutralizzarla, inchiodandola nella terra di nessuno fra sé e la Nato”, aprendo di fatto così “la crisi finale sua e del suo regime”.

Dunque, per Caracciolo, quali sono i due possibili scenari?

Il primo è che “anche i leader più scaltri commettono errori fatali, sotto pressione. Oppure qualcuno nelle Forze armate disobbedirà agli ordini o cadrà in una provocazione scatenando un incidente che obbligherà Putin all’offensiva”.

Il secondo, mentre “è invece svolgimento logico del piano russo. Putin vuole portare la Russia in un nuovo concerto europeo fondato sull’equilibrio delle potenze, sovvertendo il primato americano codificato nella Nato” ma “l’attacco vecchio stile con bombardamenti, carri armati e stragi di civili porterebbe forse a un provvisorio successo militare, cui seguirebbe certamente la sconfitta strategica”.

Conclude Caracciolo: “Europei e americani metterebbero da parte le differenze, per un periodo. Svedesi e finlandesi, più antirussi di quasi tutti gli atlantici, entrerebbero di corsa nell’Alleanza e chiuderebbero a nord la morsa del più colossale cordone sanitario che storia ricordi. E chissà se Pechino, a quel punto, muoverebbe un dito per Mosca”.

Tifoni di guerra in Ucraina o brezze di diplomazia? Il tempo stringe e le previsioni meteo non sono per il bello.