Ucraina, Lavrov: Vicini a compromesso sulla neutralità di Kiev
Guerra ucraina, Lavrov: “Vicini a compromesso sulla neutralità di Kyiv”
Per il ministro degli Esteri russo è un "momento epocale nella storia" che cambierà l'ordine mondiale. Ucraina può rinunciare alla Nato, ma vuole garanzie
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha lasciato intravedere uno spiraglio di accordo tra Russia e Ucraina sullo status neutrale di Kyiv.
Durante un’intervista televisiva all’emittente russa RBK, il capo della diplomazia di Mosca ha affermato che la richiesta russa di neutralità dell’Ucraina, e quindi di rinuncia ad entrare nella NATO, “è ora seriamente sul tavolo delle discussioni, insieme alle garanzie di sicurezza”.
Lavrov ha ricordato che “ciò è esattamente ciò che chiese il presidente Vladimir Putin a febbraio”, ossia “l’impedimento dell’espansione della NATO”. In particolare le due principali richieste russe nelle settimane precedenti la guerra erano state il divieto formale di ingresso nella NATO da parte di Kyiv nonché l’indietreggiamento di truppe e sistemi d’arma dell’Alleanza Atlantica ai suoi confini pre-1997, ossia da tutta l’Europa orientale.
Lavrov ha detto di augurarsi che prevalga “uno spirito di collaborazione” con il Governo ucraino, aggiungendo che “il problema bellico rimane molto più ampio” rispetto alle sole garanzie di sicurezza. “Questo è un momento fatidico, un momento epocale nella storia contemporanea, perché riflette la ‘battaglia’ su come apparirà l’ordine mondiale”, ha aggiunto.
Le parole di Lavrov fanno peraltro il paio con le rivelazioni di Vladimir Medinskij, capo-negoziatore russo nei colloqui con il Governo di Kyiv. Secondo Medinskij, citato da RIA Novosti, la delegazione ucraina avrebbe proposto di rendere l’Ucraina simile all’Austria o alla Svezia, ovverosia essere uno “Stato neutrale demilitarizzato” ma al contempo mantenere un proprio esercito e proprie forze navali. Tuttavia, il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha seccamente smentito di aver chiesto un modello austriaco o svedese di neutralità, chiedendo a sua volta garanzie di sicurezza.
L’altra condizione russa per la tregua è il riconoscimento da parte ucraina della piena sovranità russa sulla Crimea e l’indipendenza delle sedicenti repubbliche popolari filo-russe di Doneck e Luhans’k. Una questione che rimane prioritaria per il Cremlino, assieme alla “denazificazione, ai diritti della popolazione di lingua russa e allo status della lingua russa”, ha aggiunto Medinskij.
La rinuncia ucraina a ogni velleità di ingresso nell’Alleanza Atlantica era stata in qualche modo anticipata ieri dallo stesso Zelens’kyj, che in un video-messaggio alla Joint Expeditionary Force britannica aveva ammesso che “l’Ucraina deve riconoscere che non può entrare nella NATO“. “Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci,” aveva detto Zelens’kyj, che aveva poi definito i colloqui con Mosca “più realistici” rispetto agli scorsi giorni.
Le condizioni di Kyiv includono invece il ritiro di tutte le truppe di Mosca dal territorio ucraino, tra cui il Donbass e la Crimea – la penisola che il Cremlino ha annesso nel 2014 e considera da allora parte del territorio sovrano russo.
Le mosse occidentali
Se qualche timido e limitato spiraglio di accordo inizia a concretizzarsi tra Russia e Ucraina, rimane freddissima la relazione tra il Cremlino e l’Occidente. Lavrov si è detto certo che gli Stati Uniti abbiano “un’influenza decisiva” sulla posizione negoziale ucraina, e che Washington “non abbia alcun interesse” alla risoluzione del conflitto.
Anche per questo motivo, le autorità di Mosca hanno imposto sanzioni personali contro il presidente Joe Biden, il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario della Difesa Lloyd Austin. A finire sotto la scure delle contromisure russe anche il premier canadese Justine Trudeau, la ministra degli Esteri Mélanie Joly e la titolare della Difesa Anita Anand.
La Casa Bianca è intanto pronta ad annunciare mercoledì un ulteriore pacchetto di aiuti militari per Kyiv del valore di più di un milardo di dollari in sistemi anti-missili Stinger e anti-carro Javelin. Tra una settimana, il presidente Joe Biden volerà quindi a Bruxelles per presenziare al vertice NATO e al Consiglio europeo, manifestando così il “ferreo sostegno” statunitense ai suoi alleati nel Vecchio Continente.
Sempre in ambito NATO, il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg ha ringraziato il segretario della Difesa Usa Lloyd Austin per aver aumentato, nelle scorse settimane, il numero di truppe statunitensi al confine orientale dell’Alleanza. Per Stoltenberg quello del Pentagono è “un forte messaggio di unità transatlantica”. Austin è a Bruxelles per partecipare alla ministeriale della NATO, a cui prenderanno parte anche non-membri come l’Ucraina, la Georgia, la Finlandia, la Svezia e l’Unione europea.
In giornata, infine, si è tenuto lo storico discorso del presidente ucraino Zelens’kyj al Congresso statunitense, in cui ha chiesto maggiore aiuto finanziario-militare a Washington e ribadito la sua richiesta di no-fly zone sui cieli dell’Ucraina – un’ipotesi però già scartata dalla NATO sui timori di una escalation armata tra Occidente e Russia.
Ucraina: la situazione sul campo
I passi avanti diplomatici non corrispondono al momento a un sostanziale miglioramento sul campo. I combattimenti rimangono particolarmente aspri nella zona della capitale Kyiv e in altre grandi città, in cui le forze di Mosca stanno cercando di schiacciare la difesa ucraina dopo quasi tre settimane di guerra.
Le zone più colpite nella periferia di Kyiv sarebbero la città di Bucha a nord-ovest e l’autostrada che porta a ovest verso Zhytomyr, come riporta Oleksiy Kuleba citato da Associated Press. Una dozzina di città nei pressi di Kyiv sarebbero senza acqua, e una metà di queste senza riscaldamento con temperature esterne che raggiungono i -8°C.
Il confronto militare prosegue anche a Mariupol’, sul Mar d’Azov, e a Odessa, sul Mar Nero, nonché a Cherson, recentemente presa dai russi ma il cui aeroporto è stato bombardato dall’esercito di Kyiv.
Notizie drammatiche anche dal punto di vista umanitario: più di 3 milioni di ucraini hanno lasciato il proprio Paese nelle ultime tre settimane di invasione russa, secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite.