UE: irregolarità nei siti di credito al consumo

Credito al consumo: solo il 30% dei siti web europei analizzati che offrono credito al consumo è a norma di legge. Scoraggiante l’esito della indagine condotta su 500 siti web che offrono credito al consumo di 27 Stati europei, della Norvegia e dell’Islanda. Solo il 30% dei siti analizzati supera il test "della trasparenza". Fanalino di coda è l’Italia: su 15 siti sottoposti a controllo, solo 3 risultano regolari.

Analizzando i risultati, si scopre:

• la carenza di informazioni nella pubblicità. Infatti, 258 siti web controllati (il 46%) non forniscono le informazioni standard prescritte dalla normativa UE, tra le quali il TAEG, gli oneri per i servizi accessori obbligatori, la durata del contratto;

• l’omissione di informazioni sull’offerta. Il 43% dei siti web non fornisce informazioni chiare sulla tipologia del tasso di interesse applicato, la durata del contratto di credito, i costi connessi (come la commessione di accordo).

Purtroppo questo non è tutto. Dall’indagine emerge altresì una diffusa falsa rappresentazione delle spese e dei costi posti a carico degli utenti/consumatori. Il 20% dei siti web controllati non specifica in modo chiaro il metodo con il quale è calcolato il prezzo e l’obbligo di stipulare un’assicurazione.

L’indagine in oggetto - cd. sweep - è stata svolta dalle autorità nazionali nel settembre del 2011 attraverso controlli simultanei, coordinati per individuare violazioni delle legislazioni poste a tutela dei consumatori. Sei Paesi, tra i quali l’Italia, sono andati oltre svolgendo una seconda indagine (sweep-plus) per verificare, in particolare, il rispetto delle norme sugli accordi di pagamento, le procedure di reclamo, le modalità e le condizioni di erogazione dei servizi pubblicizzati. I principali problemi riscontrati sono quelli connessi alle informazioni precontrattuali e ai termini dei contratti.

Alla pubblicazione del risultato dell’indagine, faranno seguito, nelle prossime settimane, ulteriori verifiche da parte delle competenti autorità nazionali, che dovranno contattare gli operatori del settore per ottenere tutti i chiarimenti del caso e disporre le necessarie misure correttive. Le aziende che non forniranno le informazioni richieste o che non modificheranno i siti Internet "incriminati" rischieranno la multa ed eventualmente anche la chiusura dei siti in questione.

[Dott.ssa Luciana Di Vito - Iusgate]

Credito al consumo: solo il 30% dei siti web europei analizzati che offrono credito al consumo è a norma di legge. Scoraggiante l’esito della indagine condotta su 500 siti web che offrono credito al consumo di 27 Stati europei, della Norvegia e dell’Islanda. Solo il 30% dei siti analizzati supera il test "della trasparenza". Fanalino di coda è l’Italia: su 15 siti sottoposti a controllo, solo 3 risultano regolari.

Analizzando i risultati, si scopre:

• la carenza di informazioni nella pubblicità. Infatti, 258 siti web controllati (il 46%) non forniscono le informazioni standard prescritte dalla normativa UE, tra le quali il TAEG, gli oneri per i servizi accessori obbligatori, la durata del contratto;

• l’omissione di informazioni sull’offerta. Il 43% dei siti web non fornisce informazioni chiare sulla tipologia del tasso di interesse applicato, la durata del contratto di credito, i costi connessi (come la commessione di accordo).

Purtroppo questo non è tutto. Dall’indagine emerge altresì una diffusa falsa rappresentazione delle spese e dei costi posti a carico degli utenti/consumatori. Il 20% dei siti web controllati non specifica in modo chiaro il metodo con il quale è calcolato il prezzo e l’obbligo di stipulare un’assicurazione.

L’indagine in oggetto - cd. sweep - è stata svolta dalle autorità nazionali nel settembre del 2011 attraverso controlli simultanei, coordinati per individuare violazioni delle legislazioni poste a tutela dei consumatori. Sei Paesi, tra i quali l’Italia, sono andati oltre svolgendo una seconda indagine (sweep-plus) per verificare, in particolare, il rispetto delle norme sugli accordi di pagamento, le procedure di reclamo, le modalità e le condizioni di erogazione dei servizi pubblicizzati. I principali problemi riscontrati sono quelli connessi alle informazioni precontrattuali e ai termini dei contratti.

Alla pubblicazione del risultato dell’indagine, faranno seguito, nelle prossime settimane, ulteriori verifiche da parte delle competenti autorità nazionali, che dovranno contattare gli operatori del settore per ottenere tutti i chiarimenti del caso e disporre le necessarie misure correttive. Le aziende che non forniranno le informazioni richieste o che non modificheranno i siti Internet "incriminati" rischieranno la multa ed eventualmente anche la chiusura dei siti in questione.

[Dott.ssa Luciana Di Vito - Iusgate]