Una legge sulle criptovalute

La Russia, come noto, starebbe aggirando le sanzioni imposte dai paesi europei, tramite l’uso delle criptovalute. Questa non è una novità
criptovalute
criptovalute

Una legge sulle criptovalute


Abstract

Le crypto non hanno ancora sufficienti tutele, come hanno ribadito in una raccomandazione congiunta del 15 marzo scorso le autorità finanziarie europee.
 

Sommario

1. Sanzioni e criptovalute

2. Le autorità finanziarie


1. Sanzioni e criptovalute

L’affermazione della Presidente della Bce a margine di un convegno, secondo la quale la Russia starebbe aggirando le sanzioni finanziarie mediante l’utilizzo delle criptovalute, senza offesa, non è una novità. Ciò che costituirebbe un auspicabile quid novi sarebbe, al contrario, una legislazione organica sui crypto asset. Non si può continuare a definirne solo i contorni opachi, come chi scrive fa incessantemente da qualche anno, e poi non trovare un architrave regolamentare ad un fenomeno che è ormai consolidato, del quale bisogna prendere atto, per almeno tre motivi: nella crisi Ucraina, alla nazione martoriata dalla guerra lanciata dalla Russia sono già pervenute donazioni per circa 57 milioni di dollari in cryptovalute; lo strumento si presta a sempre maggiori utilizzi per tesaurizzazioni e tantissimi paesi stanno adottando le crypto in via più o meno ufficiale, per scopi anche ordinari; il proibizionismo non ha mai prodotto risultati apprezzabili. Le innovazioni – vedasi sorte del web e sue deviazioni – vanno regolamentate e accompagnate, non avversate. Non ho cambiato posizione, e continuo a credere che ciò che non è materiale e che è troppo “anonimizzabile” si presta più facilmente ad utilizzi criminali.


2. Le autorità finanziarie

Le crypto non hanno ancora sufficienti tutele, come hanno ribadito in una raccomandazione congiunta del 15 marzo scorso le autorità finanziarie europee (EBA, EIOPA, ESMA). In quest’ultimo studio si afferma, che oltre 17.000 sarebbero i crypto-assets (tra valute, digital coins e tokens) oggi in circolazione. E se ci sono, hanno un mercato. Servono allora regole certe, anche se la Bce e molte banche centrali già in stato avanzato progetti per delle loro digital coins, da noi l’euro digitale, adottate proprio per limitare lo strapotere incombente e la disintermediazione che le criptovalute stanno creando nel sistema dei pagamenti, leciti o illeciti che siano (ma questi ultimi non interessano, ovviamente, a chi emette regolarmente moneta). Nelle prime settimane del conflitto ucraino, il rublo è stato cambiato in cripto per oltre il 120% in più rispetto alle movimentazioni. L’Ucraina è la quarta nazione al mondo per tasso di adozione di criptomonete, la Russia sarebbe diciottesima. Per poter controllare a fini strategici questo mercato, per prevenirne meglio anche le devianze giustamente sottolineate dalla Signora Lagarde e da molti che ne hanno sacrosanto e fondatissimo timore, bisogna essere più coraggiosi nell’inglobarlo. Le regole contro il riciclaggio, ed i relativi controlli, ci sono già, per direttiva europea in vigore da oltre tre anni. Ora manca il sostrato civilistico e di vigilanza, possibilmente almeno europeo.