Uno stemma inquartato: la famiglia Provana
Nell’uso abituale il termine inquartato si riferisce alla sola partizione in cui le linee di divisione, a forma di croce, sono diritte e parallele ai lati dello scudo. Uno stemma inquartato ben noto in Piemonte è quello dei Provana.
I Provana, insieme con i Luserna, i Piossasco, i San Martino e i Valperga, sono tra le cinque famiglie feudali più antiche e potenti del Piemonte e della corte sabauda nell’area intorno alla città di Torino. Originari probabilmente di Carignano, sono attestati nei documenti a partire dal XIII secolo. Il fondatore della famiglia sarebbe un certo Urasio, morto nel 1040.
Fin dal XIII secolo accettarono la supremazia emergente dei Savoia, e in questo modo riuscirono ad ottenere riconoscimenti e potere grazie alla loro ascesa. Dal XVII secolo si stabilirono a Torino.
Lo stemma più antico era costituito da due tralci di vite ornati di foglie verdi e di uve nere, come ben si vede sull’armatura e sullo scudo della pietra tombale di Giacotto Provana, del 1382, conservata nella Galleria Sabauda di Torino.
Era uno stemma “parlante”: infatti in antico piemontese (ma anche in trentino) provanè voleva dire piantare la vite o, meglio, come dice il Vocabolario Piemontese del medico Maurizio Pipino (Torino, nella Reale Stamperia MDCCLXXX) “propagginare”.
Ad un ramo della famiglia (nel 1300 erano già divisi in una quindicina di rami, compresi quelli di terre lontane: i Provana d’Oriente, di Savoia, di Provenza, di Polonia), i Provana di Leyni, nel 1360 il conte di Savoia impose, per punizione, di togliere dallo stemma i grappoli in reazione alla loro alleanza con il principe di Acaja.
Da allora i Provana di Leyni portarono lo stemma con solo le foglie (sine fructu). Il più famoso Provana di Leyni fu Andrea Provana (Leynì, 1520 circa - Nizza, 29 maggio 1592) comandante, nel 1571, della flotta sabauda nella battaglia di Lepanto contro l’Impero ottomano, molto vicino poi ad Emanuele Filiberto di Savoia. La Regia Marina ha battezzato con il suo nome due sommergibili: il primo della classe Barbarigo, varato nel 1918, il secondo appartenente alla classe Marcello, nel 1938.
Nel 1418 papa Martino V Colonna della potente famiglia romana, concesse ai Provana di aggiungere al proprio stemma una colonna d’argento coronata in campo rosso, lo stemma dei Colonna.
I Provana allora inquartarono il loro stemma con quello dei Colonna Martino V, nato Oddone (o Ottone) Colonna (Genazzano, 25 gennaio 1369 - Roma, 20 febbraio 1431), è stato il 206 papa della Chiesa cattolica dal 1417 fino alla sua morte.
Ottone Colonna fu eletto papa all’unanimità nel conclave tenutosi durante il Concilio di Costanza. L’elezione durò tre giorni e si concluse l’11 novembre 1417 (festa di San Martino). Al conclave parteciparono ventitré cardinali e trenta delegati del concilio, che, dopo aver deposto Giovanni XXIII, avevano manifestato molte perplessità sulle rivendicazioni di Gregorio XII nel suo conflitto con l’antipapa Benedetto XIII. Benedetto fu deposto contro la sua volontà mentre Gregorio, riconosciuto ancora come unico e vero papa dai più (ma non da Oddone), fu convinto a un’onorevole abdicazione.
L’elezione di Oddone (che scelse il nome pontificale Martino in quanto eletto il giorno del santo), che si considerava successore di Giovanni XXIII, mise fine allo Scisma d’Occidente. Secondo alcune tradizioni, pare che l’elezione di Martino V sia stata la prima elezione pontificia ad essere annunciata al mondo con il rito dell’Habemus Papam, rito che tutt’oggi si pratica.
Martino V si prodigò nel restaurare la sovranità della Santa Sede all’interno dello Stato della Chiesa, promosse la ripresa dell’economia e favorì i primi umanisti e artisti della prima età rinascimentale.
Concluso il 22 aprile del 1418 il Concilio di Costanza, il nuovo pontefice lasciò Costanza alla chiusura del concilio (maggio 1418) e intraprese un lungo viaggio attraverso l’Italia.
Fu ricevuto nell’abazia della Novalesa, ai piedi del Moncenisio, dall’abate che era un Provana; si fermò nel castello di Villar Dora (in allora Villar Almese) dei Provana del Villar (il castello è ancora oggi di proprietà dei discendenti) dove si radunarono diversi armati dei vari rami Provana che lo scortarono a Torino, Pavia, Milano (ove consacrò l’altare maggiore del Duomo) e Brescia, alla corte di Pandolfo III Malatesta.
Martino V poté rientrare a Roma il 30 settembre 1420, il primo papa romano dopo 135 anni e, per ringraziare i Provana per l’accoglienza e la scorta, concesse loro di inquartare con il vecchio stemma la Colonna dei Colonna, segno di una alleanza importante.
Nel 1557 re Sigismondo II di Polonia concesse alla famiglia di inserire nello scudo un’aquila bianca armata d’oro, ed in particolare a Prospero Provana (Collegno, 1520 - Cracovia, 1584). Questi, eretico e antitrinitario, rifugiatosi in Polonia per sfuggire all’inquisizione, fu un imprenditore attivo nelle miniere di sale, nel servizio postale, nella produzione di birra.
Nel giugno 1584, poco prima di morire, abiurò e si riconciliò col cattolicesimo. È sepolto nella chiesa domenicana di Santa Trinità a Cracovia, dove è stata conservata la sua lapide manierista.
Da allora i Provana di Collegno portano l’aquila bianca di Polonia.
Anche i motti furono diversi.
Quello comune a tutti i Provana, secondo la prevalente tradizione piemontese, era Optimum omnium bene agere, motto di elevato contenuto morale; un altro motto era più di contenuto religioso In Domino confido.
Solo i Provana del Villar usarono un motto guerriero in antico francese, tenuto dall’orso che campeggia sopra lo stemma: Nul ne s’y frotte (nessuno venga a strofinarsi qui, ovvero, state alla larga).
Oggi la famiglia Provana è estinta.
Sic transit gloria mundi.