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Nel segno di Sibilla

Il sigillo di Sibilla di Bâgé, contessa di Savoia
sigilli medievali
sigilli medievali

Una dama in piedi, il capo coperto da un velo, tiene con la destra un fiore e con la sinistra la cinghia del suo mantello, foderato di una pelliccia pregiata, il vaio. Non si tratta certo di un ritratto realistico estraneo al sentire del tempo ma di un’immagine altamente simbolica, che ci parla di una donna che esercita un’autorità, esprimendo in segni l’essenza del suo potere. L’identità della dama è affidata all’araldica: la sua veste reca la croce di Savoia, mentre ai suoi fianchi, nel campo decorato a rameggi, spiccano due leoni, insegna dei signori di Bâgé. La legenda in latino esplicita di chi – e di che cosa si tratta: [SIGI]LLU(m) SIBILLE : CO/MITISSE : SABAUDI[E]. Sigillo di Sibilla, contessa di Savoia.

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Sigillo di Sibilla di Bâgé, contessa di Savoia, 1289 (Archivio di Stato di Torino, Corte, Baronia di Vaud, mazzo 36, Romont, fascicolo 2).

Il sigillo è uno dei mezzi di convalidazione più importanti del documento medievale: un’impronta su materiale cedevole – solitamente cera – effettuata tramite una matrice, che, identificando il suo titolare tramite un’iscrizione (legenda) e una raffigurazione simbolica, garantisce l’autenticità dell’atto al quale è apposto. La sua rilevanza giuridica, congiunta a una lunga tradizione simbolica risalente all’antichità, fanno del sigillo uno dei principali segni dell’autorità, e un “microcosmo di cultura” (la felice definizione è di un’autorevole archivista e sigillografa italiana, Stefania Ricci).

Dall’XI secolo l’uso del sigillo, sino ad allora prerogativa di re e imperatori, si estende dapprima ai grandi poteri, laici od ecclesiastici (duchi, conti, vescovi…), e di lì ai minori. In questo contesto, rare sono le donne che esercitano direttamente un’autorità, o i propri diritti signorili e patrimoniali, e che si trovano quindi nella necessità di apporre un proprio sigillo ai documenti.

Mentre i loro padri e mariti, se conti o signori, si fanno raffigurare come cavalieri, le dame del Due e del Trecento possono farsi effigiare in due modi, entrambi in uso anche tra i conti di Savoia, di cui l’Archivio di Stato di Torino conserva l’archivio dinastico e di governo.

Una prima scelta consiste nel farsi raffigurare a cavallo, nell’atto di cacciare, con il falcone: una pratica esclusiva dell’aristocrazia, che evoca uno stile di vita e una cultura cortesi, cioè proprie delle corti internazionali dell’epoca.

Nel secondo caso, le dame sono in piedi, sotto un’edicola che evoca un palazzo stilizzato, con archi e guglie. La forma di questi sigilli, adattata alla figura, è a navetta. La donna ha il mantello spesso foderato di vaio una pelliccia riservata all’alta aristocrazia, formata alternando ventre e dorso dello scoiattolo grigio siberiano – e tiene in mano un ramo fiorito, che richiama simbolicamente la sua funzione di sposa feconda che assicura la continuità del lignaggio.  

Sibilla, che in quanto figlia postuma di Guido II di Baugé (Bâgé) era erede di un’importante stirpe signorile che dominava su gran parte della Bresse (Francia orientale), s’inscrive non a caso in quest’ultimo gruppo.

A undici anni, nel 1266, è stata data in sposa ad Amedeo, figlio di Tommaso di Savoia (nel 1285 lui diverrà Amedeo V), e gli assicura pochi anni dopo la sua preziosa eredità: i loro discendenti domineranno fino al 1601 su questa regione che si estende dalle pendici delle Alpi sino al fiume Saône, al confine con la Borgogna.     

L’identità della dama è indicata qui dal titolo acquisito con il matrimonio (contessa di Savoia), senza cenno alla famiglia da cui proviene, e dalle insegne araldiche del marito e del padre: la croce di Savoia sulla lunga veste, il leone dei Bâgé replicato ai suoi fianchi. L’araldica delle donne è data infatti dalle armi dei loro padri e mariti, e salvo rari casi non è matrilineare. La presenza di entrambi gli scudi è già attestata nei sigilli di principesse sabaude degli anni 1260-1270. Il campo del sigillo è disseminato di tralci fioriti, che riprendono la simbologia del fiore che Sibilla tiene in mano: e davvero quella della fecondità fu una funzione che la principessa assolse senza risparmiarsi, dando alla luce almeno otto figli, due dei quali sarebbero divenuti conti di Savoia.

L’atto al quale Sibilla fa apporre il suo sigillo si inserisce nella sequenza dei trattati tra i Delfini, Amedeo V conte di Savoia (da poco salito al trono) e i duchi di Borgogna, stipulati tra il 1286 e il 1289, a seguito dei quali il conte annetterà alla signoria di Bâgé diverse terre, consoliderà il suo dominio sulla regione e la unirà al Bugey. Nel caso specifico, Sibilla e suo marito, in un giorno imprecisato di ottobre del 1289, si obbligano nei confronti di Roberto duca di Borgogna per la somma di 16000 lire viennesi, che devono al duca per il maggior valore della terra di Romont, da lui ceduta al conte in cambio di Cuisery, Sagy e Savigny-en-Revermont (Franca Contea).

1289, ottobre. Amedeo V e Sibilla di Bâgé, conti di Savoia, si obbligano nei confronti di Roberto duca di Borgogna per la somma di 16000 lire viennesi, a titolo di compensazione del maggior valore della terra di Romont, ceduta loro in cambio di altre signorie (Archivio di Stato di Torino, Corte, Baronia di Vaud, mazzo 36, Romont, fascicolo 2).
1289, ottobre. Amedeo V e Sibilla di Bâgé, conti di Savoia, si obbligano nei confronti di Roberto duca di Borgogna per la somma di 16000 lire viennesi, a titolo di compensazione del maggior valore della terra di Romont, ceduta loro in cambio di altre signorie (Archivio di Stato di Torino, Corte, Baronia di Vaud, mazzo 36, Romont, fascicolo 2).

La pergamena presenta dei tagli trasversali, che non sono traumi dovuti a una cattiva conservazione, ma un segno voluto, a quietanza dell'avvenuto versamento dell'intera somma dovuta al duca di Borgogna.

Dettaglio del dorso: sono visibili i tagli regolari nella pergamena, fatti in segno di quietanza una volta effettuato il versamento della somma pattuita.
Dettaglio del dorso: sono visibili i tagli regolari nella pergamena, fatti in segno di quietanza una volta effettuato il versamento della somma pattuita.

Il sigillo di Sibilla pende tra quelli del marito e di Guillaume Ruffat, ufficiale della curia arcivescovile di Lione e futuro cardinale, che dietro richiesta dei conti ha apposto il proprio sigillo. Siamo in una situazione di transizione: non avendo ancora una cancelleria propria, i coniugi hanno preferito infatti assicurare maggiore validità all’atto affidandosi a un ufficio strutturato. La curia di Lione, appunto, facente capo all’arcidiocesi più importante della zona. Un ufficio che emana atti la cui credibilità pubblica e forza di prova sono universalmente condivise.

I tre sigilli di Amedeo, di Sibilla e della curia arcivescovile di Lione, pendenti dal documento tramite liste (“code doppie”) di pergamena.
I tre sigilli di Amedeo, di Sibilla e della curia arcivescovile di Lione, pendenti dal documento tramite liste (“code doppie”) di pergamena.

 

Per chi volesse approfondire:

L.C. Gentile, Sigillo di Sibilla di Baugé (Bâgé), contessa di Savoia, in Carlo Magno va alla guerra. Le pitture del castello di Cruet e il Medioevo cavalleresco tra Italia e Francia, a cura di S. Castronovo, catalogo della mostra (Torino, Palazzo Madama, 29 marzo – 3 settembre 2018), Novara 2018, p. 89.