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Vino e Tempo, un viaggio

Una degustazione di Maurizio Landi sulle onde del tempo che scorre
Vino e tempo
Ph. Maurizio Landi / Vino e tempo

Vino e Tempo, un viaggio


Le feste di fine anno sono, spesso, per me l’occasione di dedicare un po’ di tempo alla mia cantina, fare un po’ di ordine e, magari, riscoprire bottiglie dimenticate che forse sarebbe meglio aprire! E, ovviamente, organizzare qualche bella degustazione con gli amici che condividono questa mia passione! Anche quest’anno mi sono premurato di rispettare questa “tradizione” e in tre occasioni differenti, ho avuto l’opportunità di fare assaggi che mi hanno letteralmente sbalordito e, soprattutto, mi hanno spinto a qualche riflessione sulla relazione tra vino e tempo.
 

Vino e tempo: prima sessione: quattro bianchi del sud della Borgogna dell’annata 2015

- Viré-Clessé Quintaine 2015 del Domaine Guillemot-Michel

- Pouilly-Vinzelles MesdemoiZelles 2015 della Maison Valette

- Pouilly-Vinzelles Climat Les Quarts 2015 del Domaine de La Soufrandière

- Viré-Clessé Quintaine 2015 del Domaine de la Bongran di Thévenet
 

L’assaggio di quattro vini del Mâconnais dell’annata 2015 non è certo un viaggio nel tempo, ma comunque una piccola verifica della potenzialità di alcuni produttori di punta in un millesimo tendenzialmente caldo, che all’inizio aveva destato più di qualche perplessità a riguardo della tenuta nel tempo. Al contrario, i quattro vini si dimostrano tutti di una freschezza straordinaria, finanche il Viré-Clessé di Thevenet che, nonostante la surmaturazione classica dell’azienda, dimostra il punto d’inizio di un percorso virtuoso, in cui la dimensione tempo assume una notazione fondamentale. Quattro vini di caratura importante, quattro interpretazioni diverse di questo territorio emergente del sud della Borgogna. Il classico, e un po’ scontato, è il Quintaine di Guillemot-Michel, perfetto, ma un po’ troppo! Ancora in fase embrionale, forse il tempo potrà conferirgli un tocco di personalità in più. Il MesdemoiZelles della Maison Valette porta con se il tono rugoso classico dell’azienda, con un tocco di eleganza veramente fascinosa, soprattutto per chi ama i vini personali e da aspettare. Les Quarts del Domaine de La Soufrandière, vino principale della maison, ottenuto dai vigneti piantati intorno alla sede aziendale, è pieno e di grande intensità, ancora in progressione, ma già godibile. Il Quintaine del Domaine de la Bongran è frutto dell’esperienza e della ricerca da sempre percorsa dall’azienda verso la maturazione più spinta delle uve. Le tonalità mielose del vino sono divisive, ma la ricchezza della materia non cela le potenzialità evolutive di questo vino da antologia.
 

Vino e tempo: seconda sessione: un rosso, e che rosso, emiliano che amo molto

- Macchiona 2006 di La Stoppa (in magnum)

Vino e tempo - Macchiona de La Stoppa
Vino e tempo: "Macchiona" dell'Azienda "La Stoppa"

La mia prima visita sui colli Piacentini, a La Stoppa risale al 1 novembre 1996, giusto per parlare di tempo! E, da allora, non ho mai più potuto resistere al fascino dei vini di Elena Pantaleoni e Giulio Armani! La Macchiona, taglio paritetico di Barbera e Bonarda, è divenuto nel tempo il vino aziendale, nonostante la presenza dello Stoppa, di stampo bordolese. Negli anni ho avuto la fortuna di assaggiare le diverse annate di questo vino, fin da un primordiale 1988, di impronta diversa dalla attuale, ma già in grado di visualizzare la forza di questo progetto. Soprattutto, mi piace evidenziare l’intenzione aziendale di rispettare le caratteristiche dell’annata, oltre che del territorio. L’annata 2004, che non aveva svolto la fermentazione malolattica, era tesa lancinante di freschezza, su un frutto fresco e golosissimo. Questa Macchiona 2006, “dimenticata” in cantina, mi aveva sempre affascinato per l’imperturbabile austerità, serrata com’era in uno spessore tannico importante. Assaggiata oggi, si è distesa e torna a emergere un frutto prorompente, accompagnato da un tannino, ancora presente, ma complementare alla “dolcezza” del vino. Un capolavoro!
 

Vino e tempo: terza sessione: un rosso veramente dimenticato in cantina da molti anni

- Rosso Gastaldi 1989 della Cantina Gastaldi

Vino e tempo - Rosso Gastaldi
Vino e tempo - Rosso Gastaldi

Ma la vera grande sorpresa è stata il riassaggio del Rosso Gastaldi 1989! Una bottiglia veramente dimenticata in cantina, che, in qualche occasione, avevo pensato di attendere ancora per verificarne le potenzialità, ma che ormai avevo dato per persa e dal quale non mi aspettavo più nulla di buono. Invece, a partire dall’apertura del tappo ancora perfettamente integro, la sorpresa è stata la dominante di questo assaggio! Fin dal colore, rubino/granato intenso e vivissimo, dimostra la sua freschezza, confermata dalle note olfattive ancora vivaci e immediate e soprattutto dall’impatto gustativo di un vino di assoluta vivacità e piacevolezza! Di struttura piena e gradevolmente tannica, spicca un frutto di lamponi e amarene molto mature, ancora vivissimo e per nulla intaccato dal tempo. Piacevolissimo e invitante, lascia un ricordo che sarà difficile soddisfare ancora. La Cantina Gastaldi, a Neive, è uscita un po’ dalla quotidianità del mondo del vino e da anni non se ne parla più; non so nemmeno se produca ancora. Peccato! Il Rosso Gastaldi, prodotto da un clone sconosciuto che sembra imparentato con il Grenache, è un vino che ha avuto grande fama tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90 del novecento, ma ha sofferto dell’irregolarità della produzione. Tanto per dire il vino del 1990, annata universalmente mitica, non è mai uscito in commercio. Oggi, purtroppo, non possiamo che godere di qualche bottiglia, appunto, dimenticata in cantina!
 

Vino e tempo: riflessioni

Soprattutto questo ultimo assaggio mi ha colpito e mi ha portato a una riflessione che in qualche occasione avevo già fatto. Se da un lato è ovvio dire che il vino ha una vita propria e, che nell’arco di questa vita, è in grado di dare sensazioni diverse e specifiche, legate al suo stato evolutivo; non è altrettanto ovvio pensare che il produttore dello stesso vino, faccia scelte in funzione della propria creatività e, soprattutto, della valorizzazione del territorio in cui lavora e delle caratteristiche dell’annata. Non è ovvia la capacità di chi fa il vino di pensare in prospettiva! Non è ovvia la sua intenzione di consegnare al proprio cliente una bottiglia che potrà esprimersi al proprio meglio tra dieci, venti, trent’anni, o anche più!

In occasione di una degustazione che ho avuto il privilegio di organizzare per una delegazione di enologi sudamericani, alcuni mi chiedevano conto delle regole imposte dai disciplinari di molti dei vini italiani che impongono tempi di uscita dei vini, legati a maturazioni lunghe. In una visione economica, aspettare anni, prima di vendere i vini, è un impegno difficilmente comprensibile e talvolta anche difficile da sostenere.

D’altro canto è anche comprensibile l’atteggiamento del consumatore che, nel momento in cui acquista una bottiglia, pretende che il vino sia già pronto! Questo, purtroppo, ha portato anche a scelte produttive a dir poco discutibili, ascrivibili tra le deviazioni commerciali del mercato imperante, che spingono verso maturazioni forzate dei vini, per ottenere un vino già pronto alla propria uscita. Un esempio su tutti è quello del Novello e del Beaujolais Nouveau! Vini “cotti” e imbevibili, in cui le varie componenti lasciano comunque intravedere la propria immaturità.

Mi piace invece pensare al vignaiolo, che consegna al proprio cliente una scommessa; una scommessa nella quale stanno concentrate le sue capacità elaborative della materia prima e anche le sue capacità divinatorie!

A chi acquista, conserva e assaggia questo vino, la capacità di comprendere, al di la del piano strettamente tecnico, la qualità e la stupefacente bellezza di questo lavoro!