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La musica e il vino: un legame ancestrale e indissolubile

Vino e Musica
Vino e Musica

“Datemi libri, frutta, vino francese, un buon clima e un po’ di musica fuori dalla porta, suonata da qualcuno che non conosco”.

Così scriveva John Keats, così pensava della bellezza della vita: libri, vino e musica. E sono davvero questi, per noi, i grandi piaceri della vita.

Il Vino e la Musica sono, in forme diverse, due elementi fortemente psicotropi. Difficile sapere a priori quale possa essere l’effetto scaturito dalla loro combinazione. Di certo, il risultato è esplosivo e dirompente. E dissacrante…

La musica, nelle sue varie forme e accezioni, ha conosciuto da sempre un forte legame con il vino. Basti pensare al famoso Autunno tratto da “Le quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, i quattro celebri concerti per violino e orchestra pubblicati dal prete rosso nel 1725 ad Amsterdam, dedicati al ciclo della vita e della natura. Certo, l’Autunno è il momento in cui si fa il vino...ma c’è chi la pensa diversamente... come Franco Battiato che in Bandiera Bianca del 1981 dichiara apertamente: “...a Beethoven e Sinatra, preferisco l’insalata, a Vivaldi, l’uva passa, che mi da più calorie...

questione di gusti, ovviamente!

La musica classica non manca certo di riferimenti alle libagioni dionisiache e uno dei valzer più belli di Johann Strauss (figlio) è Wein, Weib und Gesang!”, op. 33, eseguito per la prima volta, nella forma di valzer corale, dalla Wiener-Verein Mannergesang (Associazione corale maschile di Vienna) durante la festa di carnevale (Narrenabend) che si tenne nella Dianabad-Saal di Vienna il 2 febbraio 1869, ne è un esempio formidabile, per quanto un po’ freddino anche in questo caso. La traduzione letterale del titolo è: Vino, Donne e Canto! Un vero inno!

Ma è nell’opera che troviamo gli esempi più folgoranti di esaltazione del ruolo del vino nella vita, e nella morte, dei suoi personaggi. Il Vino sembra dare ai personaggi dell’opera coraggio e nuova linfa nell’interpretazione del loro ruolo, come nel celeberrimo “Don Giovanni” del 1787, composto da Wolfang Amadeus Mozart su libretto di Da Ponte, in cui si cita esplicitamente l’eccellente prodotto vitivinicolo, il Marzemino. La citazione di questo vino all’interno dell’opera lirica, è sicuramente una testimonianza di quanto già all’epoca, godesse di particolare fama e popolarità. Ma è l’effetto taumaturgico che il vino infonde nel protagonista che ci interessa in modo particolare. Don Giovanni sfida il Commendatore e la Morte stessa, con un bicchiere di vino in mano.

Altro brindisi con la morte nell’opera lirica , purtroppo presago di un destino ineluttabile, è quello di Violetta Valery in “Traviata”, del 1853, di Giuseppe Verdi, col celebre “Libiamo nei lieti calici”: Libiamo, libiamo ne’ lieti calici / che la belleza infiora  / E la fuggevol ora s’inebrii a voluttà...

Ma, si sa che Verdi non era un ottimista. La vita lo aveva segnato duramente e poi, quando vieni dalle terre delle nebbie e del Lambrusco…

Ma l’opera ci regala anche brindisi meno impegnativi come quello di “Cavalleria Rusticana”, del 1890, di Pietro Mascagni, che fa cantare ai suoi “Viva il vino spumeggiante, nel bicchiere scintillante”. Oppure, il “Barbiere di Siviglia”, del 1775, di Gioacchino Rossini, opera colma di riferimenti a cibo e vini della cucina e tradizione italiana. E Rosina, nel primo atto, dice: “Perdonate, poverino / tutto effetto fu del vino...”.

Certo, Rossini era un gaudente e amava molto la buona cucina e i migliori prodotti vitivinicoli.

Ma, non è solo la musica colta a occuparsi del Vino; così, la grande Gabriella Ferri, porta al successo una canzone incisa ne 1962 da Armandino Bosco, ovvero “La società dei magnaccioni”: “Ma che ce frega, ma che ce importa / se l'oste ar vino c'ha messo l'acqua / e nui je dimo, e nui je famo / c'hai messo l'acqua, e nun te pagamo, ma però / nui semo quelli, che ja risponnemo n'coro / è mejo er vino de li Castelli / che de sta zozza società”

Cantata in caserma, tra commilitoni, fa il suo effetto!

Così, anche il grande cantautore livornese Piero Ciampi, purtroppo quasi dimenticato, al vino ha dedicato diverse canzoni. Forse una delle sue più rappresentative sul tema, “Il vino” appunto, che così recita:  Com'è bello il vino / Rosso rosso rosso / Bianco è il mattino / Sono dentro a un fosso / E in mezzo all'acqua sporca / Godo queste stelle / Questa vita è corta / È scritto sulla pelle

Disperazione eroica e ricerca dell'oblio che troviamo anche in Fabrizio de Andrè, nel 1974, nella sua canzone La città vecchia”: Una gamba qua una gamba là / gonfi di vino quattro pensionati / mezzo avvelenati al tavolino / li troverai la, col tempo che fa/ estate e inverno / a stratracannare, a stramaledire le donne, il tempo e il governo / loro cercan la, la felicità, dentro a un bicchiere / per dimenticare di esser stati presi per il sedere / ci sarà allegria anche in agonia col vino forte / porteran sul viso l’ombra di un sorriso / tra le braccia della morte”

Dignità della lotta per la vita quotidiana, che non risparmia nessuno e che ammette ogni mezzo per raggiungere il traguardo della “felicità”.

Felicità un po’ trash, tipica italiana, citata in “Felicità” di Albano e Romina del 1982, che, ad un certo punto, ci dice: Felicità / È un bicchiere di vino con un panino, la felicità / È lasciarti un biglietto dentro al cassetto, la felicità / È cantare a due voci quanto mi piaci, la felicità”.

Beh, pensando a quello che è stato poi del loro rapporto personale, direi che non c’è da farsi grandi illusioni…

Tornando alle cose serie, anche Francesco Guccini  ha citato spesso il vino nelle sue canzoni. Per tutte, scegliamo “Canzone di Notte n. 2” tratta da “Via Paolo Fabbri 43” del 1976: E un’ altra volta è notte e suono / non so nemmeno io per che motivo, forse perché son vivo / e voglio in questo modo dire “sono” / o forse perché è un modo pure questo per non andare a letto / o forse perché ancora c'è da bere / e mi riempio il bicchiere”. Il vino come accompagnamento e ispirazione del proprio percorso artistico e intellettuale.

Ispirazione artistica che sconfina nella ricerca di paradisi artificiali, come in “Winter Wine”, tratta da “In the Land of the Grey an Pink” dei Caravan, del 1971, pietra miliare del Progressive Rock di Canterbury;

How you're always flowing, blowing in my mind
Like a stream, these magic waters move me to a dream
Of travelling with you, drifting carefree
Dropping downward through fresh grasses
Bubbles merrily as it passes
Never knowing where you're going
Carry me with you
Carry me with you...

La musica può avere effetti impensati, non solo sugli uomini, ma anche sugli animali e sul vino. Difatti due enogastronomi viennesi, Thomas Koeberl e Markus Bachmann, hanno dimostrato che Mozart non fa bene solo all'anima ma anche al vino. E hanno così brevettato col nome di “Sonor Wines” la loro scoperta musical-enologica. La Sinfonia n. 41, per esempio, avrebbe un beneficio eccezionale sul nettare di Bacco durante la fermentazione: “il sapore del vino cambia, diventa più buono e raffinato”, sostengono.

Già sei viticoltori austriaci si sono convinti dell'idea e hanno fatto risuonare in cantina serenate a base di musica classica per il mosto durante il processo di fermentazione: brani di Mozart, ma anche valzer, operette e polka. Anche in Italia qualcuno segue questa filosofia e arriva addirittura, come fanno a Montalcino, nei vigneti de Il Paradiso di Frassina, Mozart viene diffuso direttamente nelle vigne. E c’é chi, invece, in cantina spara rock a tutto spiano: è il caso di Roberto Voerzio di La Morra, che produce Barolo di livello internazionale, ispirato da musica e chitarre distorte. Assaggiare per credere.

Ma a noi piace ricordare, in fondo a tutto, Lucio Dalla, quando in “4 marzo 1943”, tratta da “Storie di Casa Mia del 1971, ci confessa: “…E ancora adesso che gioco a carte / E bevo vino / Per la gente del porto / Mi chiamo Gesù bambino...”

Insomma, vino e musica vanno a braccetto e se anche gli uomini la ascoltassero di più forse ci sarebbero meno guerre, violenze e carestie in giro. Ma questo è un altro discorso, e solo un pensiero di noi Autori.

Ci fermiamo qui, consapevoli di aver parlato poco e, forse, male dei tanti brani dedicati al vino. Resta inteso che siamo aperti alla possibilità di ricevere le vostre segnalazioni e indicazioni su altri brani italiani e/o testi di musiche che sono in qualche modo collegate al mondo del vino.

Potrete farlo scrivendo a redazione@filodiritto.com.