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Covid: Il vino non fa ammalare

Vino
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Dal marzo 2020 studiosi e ricercatori provano a trovare una soluzione naturale al covid. Da tempo si parla di una relazione benefica tra l’assunzione di vino e la lotta al covd-19.

Dopo lo studio condotto da alcuni medici della Federico II di Napoli, arriva la conferma della Frontiers In Nutrition. Si tratta di uno studio condotto su 473 mila 957 persone. Si afferma che bere vino bianco fa bene, mentre bere vino rosso fa ancora meglio.

 

Frontiers In Nutrition: Sì Vino, No Covid!

Sì Vino, No Covid! Questo può essere lo slogan del nuovo studio condotto dal Frontiers in Nutrition. È dal sorgere della pandemia che gli studiosi, i virologi, i ricercatori e i medici si stanno interrogando sulla bontà di alcuni alimenti o bevande e sugli effetti che questi possono produrre per contrastare il covid-19. Secondo lo studio condotto in Inghilterra su 473 mila 957 persone bere vino fa bene. Ecco, Il vino è utile per contrastare il covid-19. Ma quale vino?

Vino rosso o vino bianco, ma anche champagne. Mentre appare non consigliabile bere birra o sostanze simili alla stessa.

Dagli studi si riscontra che coloro che bevono regolarmente un bicchiere di vino al giorno, escluso il week-end, hanno un rischio di infezione inferiore al 17 % degli astemi. Quindi, bevendo vino rosso 5 giorni su 7 si riduce il rischio di contagio.

E il vino bianco?

Il vino bianco e lo champagne producono effetti positivi contro il covid, ma in misura meno incisiva rispetto al vino rosso. Infatti, la copertura per chi beve vino bianco è pari a 8%.

Se bere vino fa bene, bere la birra o sidro fa male.

Il rischio di contagio aumenta fino al 28% per coloro che non bevono vino, ma assumono birra o sidro.

In realtà, studiando 63 pazienti si è notato che il consumo moderato di alcol ha effetti positivi sul sistema cardiovascolare.

 

Come avviene la ricerca sul vino anti-covid

La Frontiers In Nutrition, che da anni si occupa di articoli accademici, ha deciso di analizzare la bizzarra relazione tra il vino e il covid.

L’interessante studio sul vino sta facendo sperare gli amanti del vino e tremare gli amanti della birra. Lo studio condotto in Inghilterra è avvenuto sulla base di dati forniti da un data base biomedico UK Biobank.

Tale data base ha favorito lo studio degli effetti benefici del vino nella lotta al covid-19. Sono circa 473.957 le persone sottoposte a tale studio.

Nel 2020 la rivista Nature ha pubblicato uno studio dal titolo “Therapeutic options for the 2019 novel coronavirus (2019-nCoV)”. Tale ricerca era stata condotta da Guandgi Li, ricercatore della Xiangya School of Public Health University del Central South University a Changsha in Cina, e da Erik De Clercq, studioso della terapia contro l’HIV presso KU Leuven in Belgio.

Tale ricerca aveva ad oggetto il Remdesivir, farmaco usato contro l’Ebola. Tale antivirale è stato sperimentato contro il covid-19. Da tale studio è emerso che esso è potenzialmente idoneo a ridurre i tempi di degenza per coloro che sono contagiati dal covid-19.

 

Napoli studia il vino per combattere il Covid

L’altro elemento oggetto di studio è stato il Resveratrolo, sostanza prodotta dalle piante. Tale sostanza può bloccare la replicazione del Mers, virus molto simile a quello che produce il Covid. Ogni giorno siamo legati al Resveratrolo e nemmeno lo sappiamo.

Esso ha proprietà antiossidanti, antitumorali, cardioprotettive. Inoltre, può proteggere da attacchi di funghi, batteri o virus. Questo spiega il particolare interesse dei ricercatori su tale sostanza. Infatti, l’Università di Napoli Federico II ha avviato una sperimentazione sul Resveratrolo. Il principale autore di tale protocollo è il professor Ettore Novellino, del Dipartimento di Farmacia, che collabora con l'ospedale Monaldi.

Il professore Novellino ha sperimentato la sostanza proveniente dall’Aglianico del Taurasi. I risultati di tale studio sono stati particolarmente interessati. Infatti, è stata realizzata una soluzione di polifenoli, al cui interno è stato posto il Resveratrolo.

Tale soluzione è stata somministrata come aerosol da Alessandro Sanduzzi Zamparelli, direttore del Dipartimento di pneumologia del Monaldi, ad alcuni pazienti in degenza.

I risultati sono stati positivi per tali pazienti, soprattutto nella fase infiammatoria del Covid.

Ma che fine ha fatto la ricerca del Professor Novellino e del professor Sanduzzi Zamparelli? Nonostante, l’esito positivo di tale studio non è stato pubblicizzato.

 

Bere vino ma in che modo?

I risultati dello studio inglese evidenziano ciò che a Napoli già dal 2020 era stato sperimentato: il vino fa bene.

Lo studio napoletano era stato costituito esclusivamente in laboratorio e gli effetti si erano prodotti nella fase acuta della malattia. Invece, lo studio inglese evidenzia l’uso del vino per prevenire il covid. Dunque, il vino rosso fa benissimo mentre il vino bianco e lo champagne fanno bene ma in misura inferiore rispetto al vino rosso.

Evitare la birra è una parola d’ordine. Ma la ricerca invita ad ubriacarsi con il vino?

No! La ricerca evidenzia solo che bere vino fa bene, ma nella misura di un bicchiere al giorno per cinque giorni. Non dice di dover andare in coma etilico.

All’inizio della fase pandemica numerosi sono stati gli articoli pubblicati in rete che affermavano la totale assenza di beneficio dall’assunzione di alcol. Infatti, si diceva: “il consumo di bevande alcoliche pregiudica il sistema immunitario e la risposta anticorpale, esponendo i consumatori a una maggiore vulnerabilità alle infezioni virali, soprattutto da virus respiratori e polmonari, categoria a cui appartiene il virus SARS-CoV-2, responsabile della COVID-19.”

Si raccomandava di non assumere sostanze alcoliche poiché ritenute inutili nella lotta contro il virus, anzi deleterie per il proprio sistema immunitario.

In realtà, Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, l'associazione di categoria più rappresentativa dei tecnici vinicoli italiani, aveva affermato che "un consumo moderato di vino, legato al bere responsabile, può contribuire a una migliore igiene del cavo orale e della faringe, area, quest'ultima, dove si annidano i virus nel corso delle infezioni".

Tuttavia, tale affermazione era stata smentita da Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Istituto ortopedico Galeazzi e ricercatore di Igiene generale ed applicata all'Università degli Studi di Milano. "È un'affermazione da condannare assolutamente: non si può pensare una cosa del genere. Per la disinfezione ci vuole ben altro". Persino il News York Times aveva smentito tale notizia e lo stesso aveva fatto il Ministero della Salute.

Tuttavia, dopo la pubblicazione di tale studio e la conferma di ciò che i medici della scuola napoletana hanno affermato tutti dovranno ricredersi