Amazon: sottoscritto il primo protocollo con i sindacati

La città muta - Luci (III)
Ph. Anuar Arebi / La città muta - Luci (III)

Abstract

Amazon sottoscrive presso il Ministero del Lavoro un protocollo con i sindacati confederali: è la prima volta in Europa. Complici le proteste contro il gigante dell’e-commerce ed il primo sciopero nazionale dell’intera rete di distribuzione.

 

Sommario:

Amazon: firmato il primo protocollo su relazioni industriali e rappresentanza;

Amazon: le conseguenze del primo sciopero nazionale in Italia;

Amazon: con la pandemia boom di fatturato e di proteste;

Amazon: un accordo modello per e-commerce e logistica.

 

Amazon: firmato il primo protocollo su relazioni industriali e rappresentanza.

È il primo caso in Europa: Amazon sottoscrive un protocollo con i sindacati confederali sulle relazioni industriali e la rappresentanza. Lo fa presso il Ministero del Lavoro, il 15 settembre 2021, in un incontro presieduto dal Ministro Andrea Orlando; presenti Amazon Italia Logistica Srl (assistita da Conftrasporto) e le rappresentanze sindacali di categoria, Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti.

La firma è il punto di arrivo di un percorso avviato lo scorso aprile dal Ministro del Lavoro con la convocazione di Amazon e delle parti sindacali.

Nel protocollo, firmato per Amazon Italia dal direttore delle risorse umane Salvatore Iorio, si afferma che "le relazioni industriali rappresentano un valore in sé" e che le parti si impegnano a rispettare e ad applicare coerentemente le norme del CCNL Logistica, Trasporto Merci e Spedizioni.

L'accordo prevede, nel dettaglio, un confronto periodico sulle problematiche del settore e-commerce, un confronto preventivo sulle strategie di Amazon per lo sviluppo aziendale e gli investimenti negli ambiti territoriali, la verifica delle opportunità di formazione professionale ed il monitoraggio degli andamenti occupazionali dell’azienda.

Con la stipula del protocollo, infine, le parti si sono impegnate a verificare la corretta applicazione del CCNL in Amazon, in ragione delle reali attività svolte, per accertare trattamenti economici e normativi coerenti per tutte le lavoratrici e i lavoratori - compresi quelli in somministrazione presso Amazon - che operano all'interno della disciplina prevista dal medesimo CCNL.

Secondo i sindacati l’intesa consentirà, finalmente, di avviare trattative su questioni (da sempre oggetto della discordia in Amazon) quali orari, turni, carichi di lavoro, livelli di inquadramento, salute e sicurezza, etc.

‹‹Questo risultato è un primo passo per segnare una discontinuità delle politiche di Amazon nelle relazioni sindacali anche a livello internazionale››: è quanto si legge nel comunicato stampa unitario Felsa Cisl – NidiL Cgil - Uiltemp, con riguardo ai circa 10 mila lavoratori e lavoratrici in somministrazione (a termine) presso Amazon in Italia.

A margine dell'incontro, lo stesso Ministro ha elogiato l'accordo ricordando quanto sia un inedito: ‹‹Amazon si impegna su un metodo di confronto con il sindacato che […] altre nazioni hanno scelto di non percorrere. Si tratta di una scelta importante per ciò che rappresenta Amazon nel settore della logistica e per quello che la stessa logistica rappresenta oggi nella dinamica economica del nostro Paese››.

 

Amazon: le conseguenze del primo sciopero nazionale in Italia

È innegabile che nel portare il gigante dell’e-commerce alla firma del protocollo abbia avuto un peso decisivo il primo sciopero al mondo dell’intera filiera di Amazon.

Difatti, lo scorso 22 marzo - in Italia - ha avuto luogo uno sciopero nazionale di 24 ore di tutti i lavoratori Amazon, dagli addetti ai grandi magazzini e agli hub fino agli addetti alle consegne; questi ultimi, i c.d. driver, solitamente dipendenti di fornitori terzi di servizi di logistica in regime di subappalto.

Per la prima volta nella storia di Amazon, si è scioperato a livello nazionale e lungo l’intera rete di distribuzione.

Ritmi e carichi di lavoro, inquadramento del personale e stabilizzazioni dei precari, sicurezza sul lavoro ed “indennità Covid”: queste le principali rivendicazioni dei dipendenti diretti di Amazon e della galassia dei lavoratori precari impegnati in Italia nella movimentazione e distribuzione merci per l’azienda di Jeff Bezos.

È importante ricordare che lo sciopero contro Amazon ha segnato un’inedita solidarietà tra consumatori e lavoratori nella battaglia al colosso dell’e-commerce: Federconsumatori, sottolineando il ruolo fondamentale svolto dai lavoratori Amazon nel pieno della pandemia, sposando le loro rivendicazioni e, più in generale, in nome della sostenibilità sociale del mercato, ha invitato i suoi soci a non effettuare acquisti sulla piattaforma Amazon nella giornata del 22 marzo.

Chissà che tale solidarietà non diventi, alla luce dei risultati ottenuti con la firma del protocollo da parte di Amazon, una futura strategia nella lotta al nuovo capitalismo delle piattaforme digitale.

 

Amazon: con la pandemia boom di fatturato e di proteste

Amazon è cresciuta molto nei mesi della pandemia e, approfittando dei lockdown imposti in tutto il mondo, è arrivata a triplicare l’utile nel terzo trimestre del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; così in dieci mesi ha assunto 427.300 nuovi dipendenti, arrivando ad averne in tutto il mondo 1,2 milioni.

Tuttavia bisogna riconoscere che, se da un lato la pandemia ha prodotto un vero boom di ordini e di fatturato per Amazon, dall’altro, è stata il catalizzatore delle proteste dei lavoratori.

I magazzini Amazon di Bessemer, in Alabama, hanno 5800 dipendenti: anche qui le preoccupazioni relative ai ritmi di lavoro, al rischio di infortuni, alla sicurezza e allo stress sul lavoro, si sono amplificate con la diffusione del Covid-19.

Tuttavia il referendum dello scorso marzo, che avrebbe potuto portare alla formazione (proprio a Bessmer) del primo sindacato in un magazzino Amazon negli Stati Uniti, si è concluso con una grande sconfitta per le organizzazioni sindacali (nonostante il sostegno del Presidente Joe Biden).

Ad ogni modo, una coalizione internazionale di lavoratori e lavoratrici di Amazon, movimenti, sindacati e organizzazioni ambientaliste ha dato il via, durante la pandemia, alla campagna Make Amazon pay (https://makeamazonpay.com/), chiedendo compensi equi per i dipendenti, rispetto dei diritti sindacali, riduzione dell’impatto ambientale e tasse proporzionate agli enormi ricavi di Amazon.

                                         

Amazon: un accordo modello per e-commerce e logistica

Ma le rivendicazioni dei lavoratori nei confronti di Amazon ben possono associarsi, più in generale, a quelle dei lavoratori delle piattaforme digitali, anch’esse deflagrate con lo scoppio della pandemia. In Italia lo dimostrano gli scioperi del 26 marzo scorso che hanno visto l’adesione anche dei rider, scesi in piazza in 30 città con lo slogan “Nessuno ordina, nessuno consegna”.

Forse anche per questo il Ministro si è augurato che la firma del protocollo da parte di Amazon possa ‹‹contribuire a migliorare il quadro della situazione nell'ambito della logistica, segnato da una forte conflittualità››, ricordando anche che ‹‹Amazon è un player importante che può condizionare in positivo il quadro delle relazioni sindacali››.

Ha infine auspicato, sottolineando il valore essenziale della negoziazione, che la firma del protocollo con Amazon ‹‹possa essere la matrice dell'estensione di un metodo anche ad altre realtà, perché in questo momento è interesse di tutti contenere quanto più possibile le tensioni e avere una modalità omogenea di confronto e di dialogo sociale››.

 

Comunicato stampa Felsa Cisl NIdiL Cgil Uiltemp: Link

Comunicati Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: Link 1, Link 2

Adesione Federconsumatori allo sciopero Amazon: Link

Nuove assunzioni e ricavi Amazon nel 2020: Link 1, Link 2

Referendum magazzini Amazon Bressemer: Link

Sciopero rider 26 marzo 2021: Link

Protocollo per la definizione di un sistema condiviso di relazioni industriali: Link