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Per amore di un amico: il Compendium Theologiae di san Tommaso d’Aquino

Polittico, san Tommaso d'Aquino, 1476, Carlo Crivelli, smembrato tra la National Gallery di Londra e il Metropolitan Museum di New York
Polittico, san Tommaso d'Aquino, 1476, Carlo Crivelli, smembrato tra la National Gallery di Londra e il Metropolitan Museum di New York

L’incarnazione del pensiero

Trovo personalmente che quel genere di letteratura di stampo saggistico che definiamo sommariamente “divulgativa” abbia un solido fondamento caritativo. A dispetto di chi vi vede solo testi destinati ai principianti, utili quindi ma non preziosi, sono invece convinto che queste opere abbiano l’invidiabile valore di parlare ai piccoli e di tradurre in una forma più semplice e comprensibile quelle splendide scoperte altrimenti limitate ad uno sterile elitarismo.

A scanso di equivoci, non si tratta di elogiare un livellamento culturale, ispirato da una sorta di senso di vergogna, bensì di condurre dolcemente le splendide verità contemplate speculativamente ad una forma che ne consenta l’assunzione pratica. Questa sorta d’incarnazione della verità in un aspetto accessibile al quotidiano non è un procedimento utile solo ai semplici, ma anche ai sapienti: la sola differenza è che mentre questi ultimi riescono, di solito, a compiere tale operazione da soli, quasi inconsciamente, i primi hanno bisogno di una mano.

San Tommaso d’Aquino, uomo di carità prima ancora che di studio, era, secondo me, ben consapevole di questa necessità e prestò spesso la sua intelligenza alla stesura di opere aventi proprio questo fine: incarnare la verità. L’attenzione ai piccoli che ciò necessitava, oltre all’uscita da sé che ne è la condizione previa, lo portarono a realizzare scritti, di diversa natura ed entità, indirizzati a specifiche categorie.

Un esempio ne è la stessa Summa Theologiae che, negli intenti del santo, doveva servire a fornire agli studenti di teologia una disposizione chiara ed ordinata del materiale di studio.[1]

 

L’opera

Un’identica genesi, anche se indirizzata ad un differente destinatario, l’ebbe l’opera di cui vi parlerò oggi, ossia il Compendium Theologiae seu brevis compilatio theologiae ad fratrem Raynaldum o, più brevemente, il Compendium Theologiae[2].

Come s’intuisce dallo stesso titolo, l’opera fu realizzata dietro richiesta di fra Reginaldo da Piperno, segretario ed amico di Tommaso per quasi tutta la sua vita, nonché anch’egli religioso domenicano. Lo scritto si propone di presentare la corposa riflessione teologica dell’Aquinate sotto una forma ed in uno stile che ne favoriscano sia la fruizione che la consultazione.

Pur non aspirando alla completezza della Summa, e non pretendendo quindi di costituirsi come testo di studio, il Compendium riesce ad essere, ora come allora, da un lato un utilissimo strumento di ripasso, dall’altro una preziosa possibilità di ricevere rapide e precise risposte su questioni di fede anche molto spinose.

Lo scritto, rimasto purtroppo incompleto, come molte opere di san Tommaso, venne iniziato nel 1261, durante la permanenza dell’Aquinate ad Orvieto come Lettore e completato, nella prima delle sue tre parti, entro il 1265[3]. Lasciato da parte per otto anni, fu ripreso nel 1272, quando il santo insegnava nello Studium di Napoli[4]; dopo aver scritto solo i primi dieci capitoli della seconda parte dell’opera, Tommaso cessò ogni attività letteraria e, il sette marzo del 1274, morì nel monastero di Fossanova.

Nonostante il Compendium sia stato lasciato incompleto dall’Aquinate, possiamo, da quanto scritto, dedurre il probabile piano intero dell’opera; ciò ci permette di comprendere quali tematiche l’Aquinate avrebbe trattato se avesse portato a termine questo lavoro. Lo scritto avrebbe dovuto ripartire la materia teologica in tre parti, corrispondenti alle tre virtù teologali di fede, speranza e carità; è anche probabile che ognuna di queste sezioni avrebbe organizzato la trattazione seguendo un sottoschema interno.

Il testo giuntoci, ossia la prima parte corrispondente alla virtù della fede, costruisce la propria trattazione attorno agli articoli del Credo, affrontando le questioni relative a Dio, a Cristo ed al mistero dell’incarnazione.

Il poco che fu realizzato della seconda parte ci conferma che il Padre Nostro ne sarebbe stato il filo conduttore mentre la trattazione della terza sessione, corrispondente alla carità, avrebbe probabilmente organizzato il materiale di natura morale attorno al testo del Decalogo[5].

 

La proposta del maestro

Ora che conosci sia l’intento soggiacente al Compendium sia la sua storia e struttura, spero che ti sia venuta, caro lettore, se non la voglia di leggerlo perlomeno la curiosità di consultarlo.

Se decidessi di seguire questo desiderio, vedresti che ogni capitolo del testo, breve o lungo che sia, si pone una domanda, una questio, alla quale risponde attraverso una trattazione suddivisa in punti e fondata su precise catene di ragionamenti.

Inutile mentirti: la lettura di questo scritto non è priva di difficoltà. Nonostante presenti una buona parte del pensiero dell’Aquinate in modo breve e chiaro, dà comunque per scontato un vocabolario tecnico e un’attenzione alle argomentazioni logiche che rendono la lettura impegnativa per qualunque principiante.

Non voglio con questo scoraggiarti dal prendere il volume ed immergerti nelle sue pagine, ma solo farti presente che la caritatevole ricerca della semplicità divulgativa, non contraddice mai, in san Tommaso, l’amore genuino per la verità. Lungi dal voler dar vita ad un omogeneizzato filosofico – teologico, l’Aquinate si è limitato ad abbassare la Sacra Dottrina solo quel tanto che era necessario per permettere a noi di salire, con un minimo sforzo, i gradini rimasti.

Ecco che quindi il Compendium si presenta al lettore moderno come un invito a colmare quella distanza che ci separa dalla sapienza insita nel pensiero di Tommaso; inoltre, in esso troviamo implicito il modello educativo di un maestro che, proprio perché mosso dall’amore, non prende in braccio l’allievo ma lo guida esortandone con misericordia l’autonomo cammino.

 

[1] Cfr. Jean - Pierre Torrell, Amico della verità (trad. fra Giorgio Maria Carbone OP), ESD, Bologna 2017, p. 232.

[2] Per l’edizione di riferimento cfr. Tommaso d’Aquino, Compendio di teologia (a cura di fra Agostino Selva OP), ESD, Bologna 1995.

[3] Cfr. Torrell, Amico della verità, pp. 193-227.

[4] Cfr. ivi, p. 200.

[5] Cf ivi, p. 201.

esti consigliati:

  • Tommaso d’Aquino, Compendio di teologia (a cura di fra Agostino Selva OP), ESD, Bologna 1995.
  • Jean – Pierre Torrell, Amico della verità (trad. fra Giorgio Maria Carbone OP), ESD, Bologna 2017.