x

x

Assolutamente. Abuso di un avverbio falsamente a-relazionale

Passo stalle, 2017
Ph. Alessandro Saggio / Passo stalle, 2017

Da almeno una trentina d’anni – era già segnalato nella Grammatica Italiana di Luca Serianni nel 1988 – l’avverbio assolutamente viene utilizzato in modo “assoluto”, tendendo a dimostrare una certezza alquanto spregiudicata.

Accostiamo, solo per un attimo, la sua etimologia per recuperare la dovuta autenticità. L’avverbio in gioco, è un derivato del sostantivo assoluto il quale, a sua volta, deriva dal latino absolutus, participio passato di absolvere, che significa sciogliere.

Siamo difronte a un avverbio robusto e muscoloso. Quando viene utilizzato, nelle intenzioni, è come un’accetta o una mannaia che intende troncare ogni vincolo, superare, tranciandolo, ogni limite.

Nell’immediata avversione che suscitava, in quanto capace di mutilare le valutazioni della liceale lingua latina, tutti ricorderanno il celeberrimo ablativo assoluto, espressione che seppur staccata da una principale, ad essa rimane comunque congiunta da una relazione logica e temporale. Staccarsi totalmente ed essere monadi autoreferenziali, perdonate il rafforzativo, non era e non è possibile.

Omettendo i diversi usi, leggeri o specifichi che siano, circoscriviamo l’uso del nostro tormentato avverbio al senso esplicativo di un’impellente necessità. Qui non abbiamo bisogno di nessuna spiegazione! Così utilizzato specifica il vigore della nozione che ci sta determinando, senza ambiguità.

Dimentichiamo lo scomodo pareggio linguistico con il termine inglese absolutely! Corriamo il rischio di arrenderci ad una falsa positività.

Quindi, per far pace con tale variatore semantico, suggeriamo di frequentarlo con parsimonia oggi e, soprattutto, quando lo utilizziamo pensiamo: da chi o da cosa intendo staccarmi?

Non abbiamo forse ri-scoperto, in questa congiuntura emergenziale, di essere tutti e con tutto, sempre e comunque, in relazione e connessi?