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Blaga Dimitrova, una grande poetessa bulgara

Valeria Salvini racconta Blaga Dimitrova   (1922 -2003). Una selezione di poesie
Blaga DImitrova
Blaga DImitrova

Blaga Dimitrova: una grande poetessa bulgara

             

       Blaga Dimitrova è universalmente considerata una tra le figure più significative nel quadro della letteratura bulgara del secolo XX. Oltre alla sua attività di traduttrice di classici e moderni della letteratura europea, è stata autrice di poesie, poemi, romanzi, saggi. Nata in Bulgaria, nel paese di Bjala Slatina, il 2 gennaio 1922, Blaga Nikolova Dimitrova si trasferisce presto nella capitale, Sofia, dove termina gli studi secondari classici e si laurea in Filologia slava nel 1945. Negli stessi anni studia pianoforte con uno dei più grandi compositori contemporanei bulgari, Stojanov. La sensibilità trasmessale dagli studi musicali influenza in modo sostanziale il suo sentire la vita come fatto poetico. Nel 1951, a conclusione di studi in Unione Sovietica, discute la sua tesi di ricerca su "Majakovskij e la poesia bulgara contemporanea" presso l'Istituto letterario M. Gor'kij di Mosca.

     Blaga Dimitrova inizia a scrivere giovanissima, collaborando, fin dal 1938, alle riviste bulgare Arte e critica e Vita letteraria, pubblicando le sue prime poesie nella rivista Balgarska rec (Lingua bulgara). Si tratta in prevalenza di componimenti brevi, dai quali emerge lo spirito di curiosità nell'osservazione del mondo circostante unita a una grande semplicità nella resa dei sentimenti. Dal 1950 al 1958 dirige la rivista Settembre e collabora ad un giornale sulla ricostruzione edilizia nei monti Rodopi, nella Bulgaria sud-occidentale. Nei primi anni '60 è redattrice presso due delle case editrici allora più importanti, Balgarski pisatel (Scrittore bulgaro) e Narodna kultura (Cultura nazionale). In quel periodo vengono pubblicati anche i suoi primi poemi lirici Liliana e Spedizione verso il dì futuro, il primo romanzo In viaggio verso me stessa e i Canti dei monti Rodopi.

La popolarità della poetessa presso il grande pubblico si deve soprattutto alla lirica d’amore. Le raccolte di poesie, dal 1959 “A domani”, seguita da “Il mondo in pugno, “Tempo inverso”, “Condannati all’amore” e “Attimi”, del 1968, contribuirono a completare l’immagine della Dimitrova come di una delle poetesse più amate per sincerità di ispirazione e coraggio nell’affrontare le tematiche esistenziali di una prospettiva “femminile”.     

         Gli scritti degli anni successivi riflettono il crescente impegno politico e sociale della Dimitrova che fu anche Vice-presidente della Bulgaria dal 1992 al 1993. Ma già negli anni ’70 con il Il terribile giudizio. Romanzo-diario di un viaggio, pubblicato durante la guerra del Vietnam nella stagione delle marce pacifiste, la scrittrice mette bene in evidenza il suo antimilitarismo espresso in uno stile lontano dai limiti propri dell'arte fine a se stessa. Blaga Dimitrova visita infatti il Vietnam in guerra cinque volte e adotta una bambina vietnamita di 4 anni. Da questa esperienza nascono Cielo sotterraneo. Diario vietnamita e una silloge di poesia vietnamita, che lei traduce e pubblica nel 1972. Con questo spirito e con questa coscienza la Dimitrova partecipa a molteplici seminari internazionali sui diritti dell'uomo e la sua voce risuona accanto a quella di Jane Fonda e di molti altri alle conferenze di Stoccolma e di Versailles, dando in seguito il proprio apporto di scrittrice e sociologa in patria e all'estero e partecipando a comitati per la glasnost' e la democrazia nell'Est europeo.

      Tuttavia già a partire dagli ultimi anni '60 la poetica della Dimitrova si svolge in due direzioni parallele, affrontando, anche nella prosa, temi sempre più accentuatamente nuovi. Dopo l'interesse suscitato dal primo romanzo a sfondo autobiografico, In viaggio verso me stessa, affronta il tema scottante delle condizioni politico-sociali del suo paese. I romanzi Deviazione, 1967, e Valanga, 1971, censurati ma ripubblicati nuovamente alla fine degli anni '70, divengono tanto popolari nelle sfere culturali bulgare da essere ripresi come soggetti di film e ottenere premi in Festival del cinema in Bulgaria e all'estero.

     La fluidità semplice e quasi discorsiva del verso nelle successive raccolte (Come, Gong, Spazi e Mare vietato) la poetessa spazia tra sentimenti forti e spesso contrastanti: si dischiude così, in maniera originale, il complesso mondo delle emozioni della donna e la sua peculiare percezione dell'esistenza.  La scrittrice canta il passaggio temporaneo dell'uomo sulla terra, il concetto di memoria e quello di armonia nel rapporto tra gli uomini e in quello tra l'uomo e la natura, infine il senso della parola poetica e della letteratura in genere.

        Nelle ultime raccolte, in una polifonia di temi, Blaga Dimitrova approfondisce ulteriormente la dialettica fra vecchio e nuovo: Balcaniade-Ade, versi e saggi, 1996, sulla crisi nei Balcani, Lampada notturna in mezzo al giorno. Versi tardi e brevi e la raccolta Tempi, nel 2000, l'ultima pubblicata.

        La caratteristica principale della Dimitrova rimane, durante il suo intero percorso, quella di una costante ricerca di evoluzione personale, di possibilità infinite di realizzarsi in una sfida continua alle circostanze mutevoli connesse tanto alla sfera sociale che privata.


Valeria Salvini, Firenze 2021

 

Blaga Dimitrova, Poesie  scelte (1946 -1996)

 

dalla raccolta All'aperto. Versi, Sofia, 1956

 

 IL SORRISO  DEL  NORD

 

Colori d'arcobaleno sulla neve

attraverso una lacrima gelata.

 

1947

 

dalla raccolta A domani. Versi., Sofia, 1959

 

AMORE

 

Ho perso l'andatura trascurata,

ho perso la mia risata presuntuosa

e il silenzio mite dell'anima,

e la freschezza nello sguardo distratto,

e di notte il sonno.

 

Ho perso i sentieri che mi attiravano,

la ribellione, e la libertà,

l'imprevisto, e il suono dei canti -

ho perso tutto, ma sono la più ricca

la più prodiga del mondo.

 

1956

 

                               A   DOMANI

 

                 - A domani! - dici tu e già te ne vai.

                 Con sguardo impaurito io t'accompagno.

                 A domani?... Ma domani è immensamente lontano.

                 Davvero tante ore fra noi si porranno?

 

                 Fino a domani per me sarà ignota

                 l'ombra mutevole della tua fronte,

                 il discorso ardente e pulsante della mano,    

                 dei tuoi pensieri il fluire segreto.

 

                 Prima di domani, se vorrai bere, non potrò

                 essere la tua fonte. Se il freddo

                 ti avvolge - non sarò il tuo fuoco.

                 Se hai timore del buio - la tua luce.

 

                 - A domani! - tu dici e parti

                 e non senti nemmeno che non hai risposta.

                 - Al giorno estremo! - mi aspettavo dicessi

                 e rimanessi con me fino al giorno estremo.

 

1958

           

                              DESIDERIO

 

Mi avvolgano ali, senza racchiudermi.

Il mio spirito aperto, non in me ripiegata.

Non dietro a una spalla, al sicuro protetta,

                   ma fianco a fianco contro il vento in bufera.

                       

1958

 

        FRA LE STELLE

L'uno ancora dall'altra lontani camminavamo.

Con le sue ombre il bosco ci ha inseguito.

Alzammo però lo sguardo... E nel cielo in un istante

una valanga di stelle ci ha trascinato.

 

Involontariamente allora mi sono stretta a te

per non perdermi nella via Lattea.

E tu con mano forte mi hai preso per mano -

perché le infinite stelle non ci dividano.

 

Così da allora siamo rimasti in due.

E sempre penso: se l'uno

dall'altra si staccasse appena,

nel grande mondo non ci troveremmo.

 

1959

 

Da Il mondo in pugno, Sofia, 1962

 

                 IL CAMMINO FINO A TE

 

                 Fu lungo il mio cammino fino a te,

                 la vita intera quasi ti cercai

                 per serpeggianti avidi incontri

                 con altri, e tu non venivi.

 

                 E fino a dove s'apriva il tuo sguardo,

                 ombre attraversai e rumori sordi,

                 ma trapelava da me soltanto

                 purezza di suoni - per amor tuo.

 

                 Ogni tua carezza io piansi,

                 Prima che fosse nata la difesi,

                 e il nostro futuro incontro custodivo

                 con pazienza nel mio petto.

 

                 Fu lungo il mio cammino fino a te,

                 immensamente lungo, e quando tu davvero

                 finalmente davanti a me sei apparso,

                 ho riconosciuto te, ma me stessa a stento.

 

                 Immensi spazi avevo in me raccolto,

                 sconfinati aromi, timbri e desideri,

                 e abbracciavo ormai uno spazio così vasto                

                 che accanto a me dovevi fermarti.

 

                 Fu lungo il mio cammino fino a te,

                 e ci ha unito per un incontro breve.

                 Sapendolo... di nuovo sceglierei

                 questo lungo cammino fino a te.

 

 1961

 

 da Tempo inverso. Versi., Sofia, 1966.

           

      ESSERE DONNA

      Essere donna è' dolore

      Soffri scoprendoti adulta.

      Soffri di essere amante.

      Soffri quando sei madre.

      Ma insostenibile e' in terra

      il dolore di essere donna         

      senza aver conosciuto questi dolori

      fino in fondo...
 

1965   
 

DONNA SOLA IN CAMMINO

 

Scomodo rischio è questo

in un mondo ancora tutto al maschile.

Dietro a ogni angolo ti aspettano

in agguato incontri vuoti.

E percorri vie che ti trafiggono

con sguardi curiosi.

Donna sola in cammino.

Essere inerme

è la tua unica arma.                      

 

Tu non hai mutato alcun uomo

in protesi per  sostenerti,

in tronco d'albero per appoggiarti,

in parete - per rannicchiarti al riparo.

Non hai messo il piede su alcuno

come su un ponte o un trampolino.

Da sola hai iniziato il cammino,

per incontrarlo come un tuo pari                    

e per amarlo sinceramente.

 

Se arriverai lontano,

o infangata cadrai,

o diventerai cieca per l'immensità

non sai, ma sei tenace.

Se anche ti annientassero per strada,

il tuo stesso partire

è già un punto d'arrivo.

Donna sola in cammino.

Eppure vai avanti.               

Eppure non ti fermi.

 

Nessun uomo può

essere così solo

come una donna sola.

Il buio davanti a te cala

una porta chiusa a chiave.

E non parte mai, di notte

la donna sola in cammino.

Ma il sole come un fabbro

schiude i tuoi spazi all'alba.

 

Tu cammini però anche nell'oscurità

e non ti guardi intorno con timore.

E ogni tuo passo

è un pegno di fiducia

verso l'uomo nero

col quale a lungo ti hanno impaurita.

Risuonano i passi sulla pietra.

Donna sola in cammino.

I passi più silenziosi e arditi

sulla terra umiliata,

anche lei

donna sola in cammino.


1965

 

ARS  POETICA

Ogni tua poesia

crea come fosse l'ultima.

In questo secolo in volo

supersonico e saturo di stronzio,

carico di terrorismo,

sempre più improvvisa arriva la morte.

Ogni tua parola invia

come l'ultima prima della fucilazione,

un grido impresso nel muro di prigione.

Non hai diritto ad una menzogna,

neanche fosse un piccolo bel gioco.

Semplicemente non avrai il tempo

di correggere da solo il tuo errore.

Laconicamente e senza pietà

ogni tua poesia scrivi col sangue

come fosse un addio.

1966

 

TEMPO   INVERSO

Anche l'orologio vecchio e fedele

si è fermato dopo il tuo cuore.

 

E forse nel silenzio

inquieto era il suo tic-tac:

- Restano ore contate! -

Ero però sorda per il rumore.

 

Lo potessi ricaricare

ora indietro nel tempo

perché batta ancora il cuore fermo.

 

E la lancetta possa girare

una sola volta nel senso inverso -

per entrare nel nostro antimondo.

 

E diventi passato la morte

e futuro - ancora la mia infanzia.

1966, Sofia

 

Da Requiem, in "Poesia scelta", Sofia, 1972

 

PRIMO INCONTRO COL MARE

 

            Mio padre mi ha portato al mare.

            Meno male che mi teneva per mano.

            Ero piccola, e il mare così grande

            che mi sarei dissolta come una goccia.

 

1966, Varna

 

Da Condannati all'amore, Sofia, 1967

 

      ARPA MONOCORDE

 

    Nell'ombra della sera immersi

ascoltavamo con orecchi increduli

     un'arpa vietnamita antica.

    Dita, secche come ramoscelli,

     trasportati da vento volubile,

tiravano, tendevano al limite estremo

     in trans una sola unica corda. 

    E da questa gorgogliò una fonte,

scaturì il grido di un uccello e un pianto soffocato,

    una ninna-nanna e un uragano.

    E alla fine la corda solitaria

     un'eco dette di se stessa. 

  Tutta fremevo, quasi risuonassi io.

  Allora compresi: quando la corda

  è tesa fino a spezzarsi - su di lei

     l'universo intero così risuona.

1966

 

                 FELICITA'

 

            Nel fondo di questa notte

         la tenebra mi potrebbe soffocare

         se accanto a me non ci fosse lui -

            finestra aperta, illuminata

             da cui prendere il respiro.

 

1966

 

Dalla raccolta Come, 1974

 

             VOLTO

 

Sei nato con un volto rotondo,

liscio come una sferica pietra fluviale

dall'infinito fiume del tempo

trascinata, ribaltata e levigata.

E cominci con mano inesperta

a scavare, scalpellare, scolpire

da questa pietra il tuo volto

più resistente del granito.

 

                           Vi si incrociano venuzze nascoste,

                                       ereditate da stirpe lontana,

                                              con il destino segnato.

                       Senza sosta conducono il tuo ardore

                                   a percorrere le curve sinuose.

                               e a ripetere il volto di qualcuno.

 

Tutta la vita lotti con questa pietra.

Sei tu il suo creatore e il distruttore.

Sei lo scalpellino del tuo volto.

Ogni tuo passo imprime

una ruga singolare, un'ombra confusa,

espressione, deformazione, macchia.

Come un diamante ogni lacrima taglia

spietata i tuoi lineamenti.

Ogni pensiero con cesello e fuoco

incide la tua fronte.

Ogni bassezza, dolore e amore

scava lentamente la tua immagine.

 

                             Fino a quando avrai scolpito il tuo aspetto,

                             perfino dalla morte incancellabile.

 

1969

 

COME

 

Ma fra tutte le domande che bussano

con insistenza ai tuoi occhi ciechi,

come ad una finestra di notte, illuminata, insonne,

la più disperata e la più costante è questa:

- Come?

 

E prima di cominciare, prima di buttarti

in questo spazio vuoto per ogni nuova impresa,

davanti a un foglio bianco o a una strada buia

inciampi nella pietra del primo:

                        - Come?

 

E quando il movimento proprio del ritmo

ti prende in spalla come una balena sulle onde,

dimentichi minacce, inesperienza, rischio,

niente ti può fermare, solo l'inquieto:

                                               - Come?

 

E quando tutto per te sarà davvero compiuto,

ti fermerai per un istante sul ciglio che si sgretola,

lo sguardo stupito e senza respiro davanti all'infinito

di fronte al nulla, completamente aperto verso l'ultimo:

                                                               - Come? -

 

1972

 

 

Da Gong. (Poesia scelta), 1976

 

              ERBA

 

Nessuna paura

            che mi calpestino.

 

Calpestata, l'erba

            diventa un sentiero.

 

1974

 

     FERRO DI CAVALLO

 

Un ferro di cavallo, perduto da tempo,

superstiziosa, comincia a mancarmi. 

Lo prenderei in mano come diapason

che misurò il suono esatto        

di ogni sasso,

di ogni incavo sul terreno,

di ogni orma che svanisce.

Lo alzerei al mio orecchio

col fiato sospeso, per sentire

l'eterno echeggiare delle strade

perdute per sempre,             

e l'eco di una voce, sincera e spenta.

Potessi ritrovarlo,

prendere il la sulla mia fronte           

e il tono mio misurare.  

 

1975

 

Da Mare vietato (Poema), 1976

 

Mare vietato!

Per l'immaginazione

è vietato

come il vento per il fuoco.

La parola è il mio

mare aperto

e chi potrà vietarmelo?

Mi ci butto dentro

da sola con la parola in gola

come un sasso al collo.

Affondo, affondo -

bottiglia sigillata,

per riemergere nella parola. .

 

Mare vietato,

in te voglio penetrare attraverso la parola

dentro, dentro la tua radice,

attorniata da calma e turbolenza,

fino al fondo estremo, in profondità,

per estrarvi un pugno di cielo.

 

Se anche la parola mi è vietata,

accoglierò la morte,

per liberare la parola

perché rinasca ancora.  

 

Mar Nero,

1974 - estate

 

Da Spazi, 1980

 

        SPAZIO ROVESCIATO

 

   Lo spazio quale

        libertà senza confini

        non si estende

        al di fuori di me.

        Se tendo le mani

        per cercarlo altrove,

        urto sempre contro

        il vuoto risuonante.

        Raccolto, ripiegato

        nel mio profondo,

        nel mio dolore umano

        è divenuto una perla.

 

   Lo spazio è un mio punto fermo

        Se chiudo le ciglia,

        mi stringo a lui contro

        orizzonti e pareti.

        Aperto in ogni luogo intorno,

        non pieno -

        è la pienezza.

        Compresso,

        si allarga sempre,

        gonfiato da un sospiro.

        Incommensurabilità -

        la sua misura.

 

Una sola la costante proprietà:

         che ognuno da sé crei       

         in profondità ed estensione

         prigione o libertà.

         Non ha parola, lui, in questo -

         non ostacola, non indica una via.

         Lo spazio per me

         è un legame - sempre più lontano,

         sempre più infinito.

         Accolgo la luce

         da lumi

         sempre meno presenti.

 

1977

 

         SALA D'ASPETTO

 

L'intero spazio della mia vita

fu una sala d'aspetto da soglia a soglia,

racchiusa da vetri con aria in cornici d'acciaio

sotto le picche incrociate

di lancette d'orologio.

 

Stare in ascolto. Sussurrare. Trattenere il respiro.

Attendere un qualche segnale.

Ritardo. E di nuovo.

Ancora un poco. Già domani. Ancora

un attimo di pazienza infinita.

 

Se sbattevo l'ala contro l'aria vitrea,

invece di infrangerla,

era l'aria a spezzare la mia ala.

 

Sono già trascorsi i miei secondi.

 

Non saprò aspettare. Ma confuso

come in un sogno apparve

attraverso i vetri sporchi,

quasi in uno specchio nella nebbia,

il mio volto riflesso.

 

Era il volto stesso dell'attesa,

giunto al punto di pietrificazione.

 

E ho capito, all'improvviso:

c'è sempre un'ultima scadenza

per infrangerlo col naso -

per smuovere quest'aria inchiodata.

Non arriverà più un treno da altri luoghi.

Non più.

 

Dovrò io stessa diventare

il fischio di un treno lontano,

e un ritmo affannoso

sempre più veloce, sempre più vicino,

sempre più qui!
 

1978

 

Da Voce, 1985

 

INCROCIARE LO SGUARDO        

Incrociare lo sguardo -

questo tremolio di raggio,

che ti trafigge

fino a baratri ignoti

dentro di te,

affogati nell'attesa.

 

L'esistenza si dischiude

nell'attimo in cui incroci lo sguardo:

senza limite di frontiere,

senza ombra di dipendenza,

senza scopo, senza paura,

senza determinazione alcuna.

 

In un attimo il tocco leggero

dell'indivisibile completezza

del mondo creato.

Incrociare lo sguardo,

sentire la musica

della luce stessa.

 

Un sublime attimo di libertà.

 

In un baleno

si incontrano due raggi

di due contrapposti universi:

il raggio ardente del corpo

e il raggio fresco dello spirito.

 

Una domanda che è un lampo.

 

E il segreto negli abissi profondi

ti chiama per essere svelato

e tuttavia rimanere segreto.

E' ciò a cui sei votato

in questo strano mondo -

incrociare lo sguardo.

 

1982, Oslo

 

Da A metà, 1990

 

SPERIAMO

Speriamo che l'attimo non ti colga,

completato tutto,

posto a coronamento un punto

come chiodo conficcato nella parete

alle tue opere sognate.

 

Speriamo che l'attimo non ti falci,

invitato quasi al giubileo, -

avendo coronato fino in fondo

con accordo di bravura 

i sogni in tuo possesso.

 

E nemmeno una parola non detta fino in fondo,

e nemmeno un rigo non finito di cancellare,

e nemmeno un'idea abbandonata

per un qualche futuro

passo verso l'incompiutezza.

 

Questo vorrebbe dire

che prima ancora di incominciare,

eri già finita,

senza un chicco solo che germogli

nella terra in attesa.

 

Speriamo che l'attimo arrivi prima.

 

1986

 

      ILLUMINAZIONE

 

Entro nella vecchiaia in punta di piedi,

come in un bosco d'autunno,

passo dopo passo sulle foglie vive

che ancora cadono.

Davanti a me - l'albero della vita.

 

E lentamente con sguardo ansimante

salgo verso il passato

e scendo nei giorni futuri.

Finalmente! Tanto infinito è per me

il cammino senza fretta.

 

Le direzioni non sono avare di curve.

La lontananza non fa male.

Non colpisce il gong della luna.

Non può essere incatenato

lo spirito che ha infranto le catene.

 

Non ti può essere tolto

quello che hai dato.

Mi rimane un'ultima

goccia di luce senza fine.

E spira pace dal mondo intero.

 

1988

 

Da Diario notturno, 1993

 

        ANNUNCIO

 

Cerco il mio sorriso.

L'ho fatto cadere qui, da qualche parte

in mezzo ai fatti e alle parole.         

 

Se qualcuno lo trova,

lo appenda all'orecchio

come un orecchino!

 

E dica al boia:

Non più spauracchi di pianto!

Chi genera paura, è preso dal panico.

                               

8 aprile 1989

 

Da Sull’orlo, 1996

 

TESTAMENTO

 

Cercami nelle parole

che non ho trovato

 

17 novembre 1994

La traduzione delle poesie è stata realizzata da Valeria Salvini