Breve riflessione sul “Governo dei migliori”
Abstract
Riflessione sulle scelte assunte dal neo Presidente del Consiglio per la formazione del Governo e sui futuri comportamenti dei partiti che lo sosterranno.
This article analyzes the formation of the Draghi governement.
Indice:
1. Introduzione
2. Analisi delle scelte
3. Conclusione
1. Introduzione
Non è ancora chiara la sua durata temporale (se fino all’elezione del prossimo Capo dello Stato nel 2022 o se fino alla scadenza naturale della XVIII Legislatura) ma il costituendo Governo Draghi sarà fiduciato da una delle più larghe maggioranze parlamentari della storia repubblicana.
Infatti, con la sola opposizione di Fratelli d’Italia e tenuto conto delle possibili defezioni nel Movimento 5 Stelle, l’ex-Presidente Bce dovrebbe contare su una base di 573 voti alla Camera e 294 al Senato, battendo il primato dell’Esecutivo guidato da Mario Monti: con 281 sì al Senato e 556 alla Camera il 17 e il 18 novembre del 2011 registrò il record dei consensi mai ottenuti prima da un Esecutivo.
Semmai, i problemi potrebbero sorgere successivamente a causa della convivenza forzata in nome della “responsabilità” richiamata da Mattarella di forze eterogenee, antagoniste e distanti su punti notevoli del programma.
2. Analisi delle scelte
Draghi poteva optare per un Governo puramente tecnico, vale a dire composto da professionisti dei vari settori della società non eletti al Parlamento (con il consenso del Presidente della Repubblica e come esplicitamente dichiarato dalle forze parlamentari nel corso delle consultazioni), come è accaduto nei momenti drammatici affrontati dal nostro Paese.
Ha scelto invece una composizione mista collocando tecnici nei Ministeri chiave e assegnando ai politici dicasteri certamente non di minore importanza. Una scelta che non ha, propriamente, comportato una presa di posizione “indietro” dei partiti ma sicuramente “di lato” forse al fine di evitare che questi possano nella futura campagna elettorale “lavarsi le mani” e scaricare sui tecnici (in primis su Draghi) ogni responsabilità delle decisioni assunte.
O forse la realtà potrebbe essere un’altra.
Dal momento che tra due anni la parola spetterà agli elettori ogni tassello di questa nuova maggioranza parlamentare vorrà far sentire il proprio peso provando a tracciare una strada all’indirizzo politico che il Governo Draghi si accinge a presentare alle Camere, per ottenere il necessario e formale voto di fiducia su una mozione come stabilisce l’articolo 94 della Costituzione[1].
Se la realtà dovesse essere questa non sarà facile per il nuovo Governo agire con larga discrezionalità e autonomia rispetto alla volontà politico-parlamentare, rispetto che lo stesso Draghi ha immantinente espresso non appena ricevuto l’incarico dal Capo dello Stato. Risulta evidente, dunque, che il “Governo di alto profilo” o dei migliori o dei geni possa essere una prospettiva istituzionale utopica ed estranea ad un sistema costituzionale e democratico.
3. Conclusione
La vera questione non è nominare alti profili o tutelare, “Manuale Cencelli” alla mano, delicati equilibri per la formazione di una maggioranza governativa ma iniziare a riflettere (sarebbe l’ora!) su soluzioni riguardo alla crisi interna dei partiti ed alla conseguenziale crisi del consenso elettorale dalla quale non si esce con la furbizia e con la strumentalità delle posizioni assunte dai rappresentanti politici.
[1] “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni. La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.”