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Vaccinazione obbligatoria: non dimentichiamoci la legittimazione

Mario Draghi
Mario Draghi

Prima di chiederci se l’etica c’entri in qualche modo nella questione della vaccinazione obbligatoria e di domandarci se sia o meno costituzionale l’obbligo vaccinale che il Presidente del Consiglio Draghi ha manifestato chiaramente di voler introdurre (con quel sì ripetuto due volte) – auspicando che almeno si passi subito dal Parlamento, invece che attraverso lo strumento del Decreto-Legge – credo che non sia peregrino domandarci sulla base di quale legittimazione agisca.

Il Presidente ha parlato da tecnico o da politico?

Da uomo di execution come dice Ruggieri senz’altro come tecnico e anche scandendo quel perentorio sì. Difficile che un politico potesse essere più chiaro, si sarebbe lasciato andare a disquisizioni sulla necessità, sulla protezione, sull’inclusione, sulla fragilità, sul fare squadra, ecc. ecc.. Quindi a parlare era l’anima del tecnico che risolve i problemi pragmaticamente. L’Amministratore Unico di società che individua una soluzione e ne impone repentinamente l’adozione.

Da politico scaltro Draghi ha usato quest’arma per indurre i recalcitranti ad abbandonare gli indugi e a vaccinarsi, uno strumento al pari del green pass, del resto i tempi tecnici non sono proprio velocissimi, a prescindere dal fatto che Ema e Aifa bruceranno le tappe. Quindi anche solo con la minaccia dell’obbligo il Presidente ritiene che aiuterà a raggiungere l’obiettivo prefissato (80-85% popolazione vaccinata). Il Presidente secondo me sa anche altro, e cioè che non saremo gli unici a introdurre l’obbligo: non credo che nei vari colloqui che ha avuto con Macron, Merkel e gli altri leader europei non si sia trattato l’argomento. Si conta insomma di spalleggiarsi a vicenda? penso di sì. Così da evitare di offrire il fianco alla facile contestazione di essere gli unici in Europa.

Tonarnado allora al tema della legittimazione cerco di chiarire.

Ottieni il Recovery, fai in modo che la macchina pubblica riesca a gestire la pioggia di euro, fai le riforme di cui il Paese ha bisogno e facci uscire dalla secca della pandemia. Hai una maggioranza parlamentare quasi bulgara, puoi insomma fare quello che non è stato fatto in decenni di prima e seconda repubblica. Il tuo non essere stato eletto, non essere uomo di partito sarà la tua forza. Insomma carta bianca. Questo il succo della questione politica da quando il Presidente della Repubblica Matterella ha affidato l’incarico. Tutto come previsto, anzi anche meglio, visto che le missioni compiute sono già diverse, che in Europa e nel mondo è momento di leader nanetti e che pure i leader di partito come scolaretti ubbidiscono al maestro, salvo farsi scherzi beceri durante la ricreazione.

In questo quadro idillico, da riconciliazione nazionale, nel quale alla maggioranza bulgara in Parlamento si aggiunge il pensiero unico dei mass media, c’è una minuscola crepa: il Presidente del Consiglio ha la legittimazione morale per prendere una decisione – perché di fatto anche se non di diritto è e sarà sua – che non ha eguali nella storia della Repubblica? Indipendentemente da come la pensi e dal fatto che evidentemente quella responsabilità se la assume senza problemi, il Presidente del Consiglio si rende conto che ad oggi semplicemente non sappiamo quali effetti ha il vaccino a due, tre, cinque anni?

Pensando e agendo da tecnico mi sarei aspettato che considerasse i rischi delle proprie decisioni.  Così non è e semplicemente sta facendo prevalere il politico, che agisce pensando all’oggi e non al domani. Va da sé, sempre ammesso e non concesso che quella misura oggi abbia un senso (e non ce l’ha).

So benissimo che la legittimazione parlamentare del Presidente del Consiglio basta e avanza. Io mi riferisco a quella morale. Premesso che se avesse anche quella del corpo elettorale la questione per quanto mi riguarda non cambierebbe sostanzialmente (non è dal consenso e dalla maggioranza che misuro la liceità e la legittimità di una decisione).

Oggi Draghi si trova in una situazione unica. Ha il totale appoggio del Presidente della Repubblica. Ha catalizzato un consenso unico tra le forze politiche e industriali e nei mass media. Ha le sorti dell’Italia e degli italiani in mano. Insomma ha un potere inarrivabile per qualsiasi altro Presidente del Consiglio prima di lui e probabilmente dopo di lui.

Ha potestas e imperium ma non auctoritas.