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Business as usual: quanto a spirito Italia batte Gran Bretagna 100 a 0

winston churchill
winston churchill

Dopo uno dei grandi bombardamenti della Luftwaffe su Londra nell’estate del ‘40, il Primo Ministro Winston Churchill volle come al solito accorrere subito sulla zona colpita.

Fra macerie fumanti e nel rosseggiare degl’incendi, egli vide una bottega di barbiere mezzo diroccata sulla cui porta era un cartello con la scritta: Business as usual (Si lavora come sempre).

Ah”, esclamò Churchill masticando il sigaro con visibile soddisfazione, “Quale privilegio per un uomo di stato guidare in guerra i destini di un popolo che sa offrire al mondo simili spettacoli!”. Nessuno fra coloro che lo accompagnavano ebbe il coraggio di dirgli che quel barbiere si chiamava Gennaro Strazzulli. L’aneddoto è gustoso e lascia, nel lettore, una sottile soddisfazione di orgoglio italico contro la “perfida Albione”.

La notizia sarebbe stata rivelata dallo stesso Churchill ad Indro Montanelli durante un colloquio. Almeno così riferisce Montanelli alla giornalista Tiziana Abate nel libro Indro Montanelli – soltanto un giornalista edito da Bur Rizzoli.

Nel testo Tiziana Abate riporta alcune confidenze rilasciatele da Montanelli nel 1992 in alcune sedute di registrazione.

Fra queste, Montanelli parla di una conversazione con Winston Churchill avvenuta in Costa Azzurra: “Nel ‘50, Dino Grandi, rientrato dal Brasile, mi fece invitare nella villa di Lord Beaverbrook, dove Churchill era in villeggiatura. A una condizione: che i nostri colloqui restassero privati perché Churchill stava scrivendo le sue memorie.

Il primo ministro inglese, che fermò l’avanzata dei nazisti in Europa, avrebbe rivelato a Montanelli l’aneddoto su un coraggioso barbiere partenopeo, in questi termini.

Durante i bombardamenti, quando Londra fu quasi rasa al suolo dall’aviazione tedesca, Churchill era solito camminare da solo e senza scorta fra le macerie per dare sicurezza e fiducia al popolo: in queste “passeggiate” incontrava i superstiti, parlava con loro e li motivava a continuare e resistere.

Un giorno, – racconta Montanelli – recatosi a visitare un quartiere londinese ch’era stato raso al suolo dalle bombe, vide fra le macerie una botteguccia di barbiere rimasta miracolosamente illesa, sulla quale il proprietario aveva appeso il cartello: ’Business as usual  (Si lavora come sempre)’. ‘Colpito, mi lanciai in una tirata patriottica sull’orgoglio di condurre un popolo che dava tali prove’ mi raccontò. ‘Nessuno ebbe il coraggio di dirmi che il proprietario di quel negozio si chiamava Pasquale Esposito’.

La notiziola è la stessa, cambia solo il nome del “coraggioso barbiere napoletano”, ma in realtà la pubblicazione della notizia in Italia avvenne il 15 marzo 1950 sul primo numero della rivista “il Borghese” di Leo Longanesi, per la precisione a pagina 5 del quindicinale, in un articolo a firma di Giovanni Ansaldo.

Probabilmente, il buon Indro Montanelli, che collaborava con “il Borghese” anche sotto lo pseudonimo di Antonio Siberia, aveva il “ricordo” della pubblicazione dell’aneddoto e dopo ben 42 anni decise di dargli il tocco della primizia, dimenticando il detto di Robert Hochner (giornalista austriaco): “La vendetta dei giornalisti sui politici è l’archivio” … valida anche per i giornalisti e scrittori, aggiungiamo noi.

Tra l’altro, Dino Grandi rientrò dal Brasile solo nel 1959.

Anche le grandi penne del giornalismo alle volte … raccontano piccole bugie, ma permettono al grande pubblico di conoscere l’intraprendente barbiere napoletano che, con “Business ad usual”, ha sfatato tanti luoghi comuni.