Carceri. Norme, numeri e storie degli ultimi trent’anni

Prisons. Rules, numbers and stories of the last thirty years
Fiume Reno, 2020
Ph. Mario Lamma / Fiume Reno, 2020

Articolo pubblicato nella sezione L’universo della pena del numero 1/2021 della Rivista "Percorsi penali".

 

Abstract

Lo scritto offre uno sguardo critico alle politiche penitenziarie nazionali negli ultimi tre decenni, al progressivo scadimento della sensibilità istituzionale verso la condizione umana dei detenuti e alla minimizzazione del finalismo rieducativo della pena.

The paper offers a critical look at national penitentiary policies in the last three decades, at the progressive decline of institutional sensitivity towards the human condition of prisoners and at the minimization of the re-educational purpose of punishment.

 

Sommario

1. La questione penitenziaria negli ultimi trent’anni. Uno sguardo non solo dentro il carcere

2. 1990-2001. Cambia il mondo. E cambia pelle la pena in Italia

3. 2002-2008. L’internamento di massa

4. 2009-2017. La dignità umana e i confini al potere di punire

5. 2018- 2019. L’onda populista travolge il carcere

6. 2020. Tutti chiusi. Dentro e fuori il carcere

 

Summary

1. The penitentiary question in the last thirty years. A look not only inside the prison

2. 1990-2001. The world changes. And punishment in Italy changes skin

3. 2002-2008. Mass internment

4. 2009-2017. Human dignity and the boundaries of the power to punish

5. 2018-2019. The populist wave overwhelms the prison

6. 2020. All locked. Inside and outside the prison

 

1. La questione penitenziaria negli ultimi trent’anni. Uno sguardo non solo dentro il carcere

È un grave errore interpretativo indagare l’universo della pena e il carcere attraverso le sole norme. La questione carceraria è al confine tra il diritto penale, la cultura costituzionale, la politica criminale, la dimensione socio-sanitaria, l’architettura e l’urbanistica, la pedagogia, la sociologia generale e del diritto, la filosofia morale e giuridica, ma anche la storia e la geopolitica.

Esiste un dover essere della pena su cui investigano i teorici del diritto ed esiste una pena in concreto che ha una sua ben diversa essenza. Non c’è necessariamente una contraddizione tra scopo normativo-filosofico e funzione effettiva della sanzione carceraria.[1] Si muovono su piani diversi: il primo non è condizionato dall’osservazione empirica. La distinzione, o meglio il divario, aiuta a decostruire i miti epistemologici della scienza giuridica che si propone spesso onnivora e difetta di eccesso di sapienza. Saggio è chi sa di non sapere. Il più grande sapiente – come ci avvertiva Socrate nella sua Apologia – è colui che riconosce la propria ignoranza. Teorici e studiosi della pena non possono ignorare che la pena in concreto è sofferenza, afflizione, esaudisce desideri collettivi di vendetta, serve principalmente a neutralizzare le persone custodite. Resta, però, in piedi l’offerta giuridico-costituzionale di tipi rieducativo, così come restano saldi i confini all’esercizio del potere di punire posti dall’art. 27 della Carta Costituzionale con i suoi riferimenti al principio di umanità. Si tratta di spostare nella pratica sempre più l’essere verso il dover essere e di non considerare esaurito il proprio compito riformatore guardando soddisfatti al solo dover essere.

Avendo chiara la distinzione tra scopo e funzione della pena, si può comprendere quanto sia necessaria una ricostruzione storico-sociale articolata per poter descrivere il carcere in Italia. I tre decenni che iniziano nel 1990 sono stati densi di incredibili e profonde trasformazioni che hanno fortemente condizionato anche l’universo penitenziario. Uno sguardo alla cronologia degli eventi è funzionale anche alla dimostrazione che il carcere non fa parte solo del campo delle conoscenze giuridiche e criminologiche, ma affonda le sue radici in tutti gli ambiti della vita pubblica e privata. 

 

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