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ChatGPT e il futuro dei processi

intelligenza artificiale
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ChatGPT e il futuro dei processi

Che ne sarà del futuro dei processi e delle professioni forensi? Magistrati, avvocati, consulenti legali: esisteranno ancora nel prossimo futuro? Voglio essere un po’ provocatorio in questo articolo, ma vi prego di seguirmi in queste righe senza pregiudizi e tutela della categoria. Alla fine, vi farete la vostra idea.

La nuova tecnologia che da novembre 2022 sta cambiando gli scenari dell’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale fa discutere e preoccupa (non poco) il settore giuridico delle professioni. La società di ricerca OpenAI il 30 novembre 2022 lancia sul mercato un nuovo sistema di interazione (chatbot) chiamato ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Transformer). Si tratta del più evoluto sistema chatbot (cioè di dialogo in risposta alle richieste umane) basato su nuovi algoritmi, che rappresentano la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale. Tanto per darvi una misura, il livello di precisione e completezza nelle risposte e nella produzione di contenuti di questo sistema è tale che negli Stati Uniti gli studenti lo stanno utilizzando per generare i compiti a casa, per risolvere problemi, sviluppare temi, fare ricerche, al punto tale da preoccupare il sistema scolastico americano, che non riesce a riconoscere ciò che viene prodotto dalla mente degli studenti e ciò che viene generato dall’intelligenza artificiale.

Pensate all’impatto di questa nuova tecnologia applicata alla consulenza legale, piuttosto che ai procedimenti giudiziari, sia lato difesa, sia lato accusa, sia in ambito di giudizio super partes. Potremmo trovarci davvero all’inizio di una nuova epoca, in cui la sinergia uomo-robot, uomo e intelligenza artificiale avviene davvero, come nei migliori film di fantascienza. Ovviamente, le preoccupazioni delle categorie professionali e del sistema giustizia è che tale tecnologia possa andare oltre, sostituendo di fatto la centralità del ruolo umano. Potrebbe avverarsi prima di quanto pensiamo lo scenario del giudice-robot o, per dirla in modo più preciso, del giudizio formulato dal sistema di intelligenza artificiale.

Molti grideranno allo scandalo, al degrado del sistema giustizia (come se non lo fosse già), all’impossibilità di sostituire la figura umana nell’amministrazione della giustizia nei suoi vari ambiti e ruoli. Capisco benissimo tutto. Ma vi invito, nuovamente, a seguirmi senza pregiudizi e a guardare le cose non dal vostro personale punto di vista, che legittimamente sottende interessi personali di categoria e professionali, ma da un punto di vista di terzietà, come se stessimo parlando di un argomento che non vi vede coinvolti in prima persona.

Il futuro dove la giustizia è intrisa di elementi affidati all’intelligenza artificiale è così negativo? È così sconcertante pensare che possano essere algoritmi molto evoluti a combinare miliardi di dati e informazioni per poi emettere una decisione fondata sulle leggi? Siamo così sicuri che stiamo abbandonando un sistema basato sul giudizio umano così perfetto e rassicurante? Vi sembra che processi come quello di OJ Simpson, di Mike Tyson, di Jhon Fitzgerald Kennedy siano stati processi equi? Oppure ritenete che il giudizio di due giudici che si esprimono in modo diametralmente opposto in primo e secondo grado sulla stessa vicenda, con lo stesso corredo probatorio sia rassicurante? O ancora ritenete che far uscire di prigione per scadenza dei termini processuali presunti criminali macchiatisi a volte di reati odiosi e terribili possa essere rassicurante per il comune cittadino? Vi risulta che non vi sia mai stata corruzione nella Magistratura? Oppure che non vi siano correnti politiche, con tutti i risvolti del caso, nell’Avvocatura? Ritenete che il difensore di ufficio svolga sempre al meglio il proprio ruolo e che l’extracomunitario riceva una difesa pari a quella di un colletto bianco? I casi Enzo Tortora vi ricordano qualcosa? Per non parlare del tira e molla delle scelte di politica legislativa legate a temi come le intercettazioni (che stiamo vivendo in queste settimane) che evidenziano come le regole del gioco e la loro amministrazione siano legate più alla politica, all’animo umano e a forse spesso sconosciute ai più? Lo so, una cosa è la politica legislativa e una cosa è l’applicazione delle leggi. Se poi lo sguardo va oltre i confini nazionali, che ne dite dei processi-farsa che stanno avvenendo in Iran, come in altre parti del mondo? Dei casi Giulio Regeni? Insomma, la lista sarebbe davvero infinita per dimostrare che l’attuale sistema, italiano, come nei Paesi del mondo, è davvero poco rassicurante.

Torniamo all’amministrazione della giustizia in Italia.  Mi rendo conto che è per noi un salto quantico, come una nuova rivoluzione copernicana, pensare alla giustizia legata all’intelligenza artificiale: la sensazione è di perdere il controllo, di affidare a terzi le decisioni e questi terzi non apparterrebbero neppure più al genere umano, ma a qualcosa frutto dell’ingegno umano, quale è, appunto l’intelligenza artificiale. Anche qui mi rendo conto che potrebbero esserci manipolazioni del sistema, cybercrime, problemi di tutela della privacy e molti altri aspetti tutti ancora da indagare e definire.

Che dire, lascio a ciascuno di voi, avvocato, magistrato, consulente, comune cittadino, farsi un’idea. Io dico solo che forse non sarebbe così male una giustizia sottratta alle logiche non di giustizia, non di equità, ma di interesse, di opinioni personali e di capacità, spesso dubbie, di chi la amministra, siano essi avvocati, magistrati, o coloro che ruotano intorno a sistema giustizia.

Comunque sia, che lo vogliamo o no, questa è la direzione intrapresa e come per la rivoluzione copernicana, semplicemente non siamo ancora pronti nel 2023 a considerare tutto questo, forti di abitudini, cultura e tradizioni centenarie (se non millenarie) in altro senso. Omnia cum tempore, ogni cosa a suo tempo, ripetevano i nostri antenati.