x

x

Confisca - Corte dei Conti della Campania: gli amministratori che non utilizzano i beni confiscati alla mafia possono essere condannati

Gli amministratori che non utilizzano i beni confiscati alla criminalità organizzata e destinati al loro comune producono un danno all’erario e per questo possono essere condannati a pagare un risarcimento all’ente.

La Corte aveva infatti avviato un’indagine su alcuni immobili confiscati ad un clan della camorra: i beni erano stati trasferiti al Comune dopo che i decreti di confisca erano diventati definitivi, affinchè fossero destinati a finalità isitituzionali o sociali, come stabilito dal Codice Antimafia. Ma nonostante i beni fossero stati consegnati al comune a dicembre del 2008, soltanto a novembre 2012 erano state avviate le misure necessarie per consentirne l’utilizzo, così come era stato ritardato a tale data anche l’inserimento degli stessi beni nell’inventario del Comune e solo a seguito dell’intervento della polizia giudiziaria. Al contempo gli immobili erano rimasti occupati da soggetti legati al clan camorristico.

Pertanto la Procura Contabile ha quantificato il danno nelle spese di locazione sopportate dal Comune per avere la disponibilità di locali utilizzati per attività ricreative e culturali, che si sarebbero potute svolgere all’interno degli immobili confiscati. Inoltre sono stati citati in giudizio e poi condannati al risarcimento del danno in favore del Comune i soggetti ritenuti responsabili di tale inerzia: l’assessore con delega al patrimonio, il funzionario responsabile dell’area tecnica, i due funzionari succedutesi al vertice del settore Patrimonio e anche lo stesso sindaco.

(Corte dei Conti - Regione Campania, Sentenza 11 dicembre 2015, n. 1079)

Gli amministratori che non utilizzano i beni confiscati alla criminalità organizzata e destinati al loro comune producono un danno all’erario e per questo possono essere condannati a pagare un risarcimento all’ente.

La Corte aveva infatti avviato un’indagine su alcuni immobili confiscati ad un clan della camorra: i beni erano stati trasferiti al Comune dopo che i decreti di confisca erano diventati definitivi, affinchè fossero destinati a finalità isitituzionali o sociali, come stabilito dal Codice Antimafia. Ma nonostante i beni fossero stati consegnati al comune a dicembre del 2008, soltanto a novembre 2012 erano state avviate le misure necessarie per consentirne l’utilizzo, così come era stato ritardato a tale data anche l’inserimento degli stessi beni nell’inventario del Comune e solo a seguito dell’intervento della polizia giudiziaria. Al contempo gli immobili erano rimasti occupati da soggetti legati al clan camorristico.

Pertanto la Procura Contabile ha quantificato il danno nelle spese di locazione sopportate dal Comune per avere la disponibilità di locali utilizzati per attività ricreative e culturali, che si sarebbero potute svolgere all’interno degli immobili confiscati. Inoltre sono stati citati in giudizio e poi condannati al risarcimento del danno in favore del Comune i soggetti ritenuti responsabili di tale inerzia: l’assessore con delega al patrimonio, il funzionario responsabile dell’area tecnica, i due funzionari succedutesi al vertice del settore Patrimonio e anche lo stesso sindaco.

(Corte dei Conti - Regione Campania, Sentenza 11 dicembre 2015, n. 1079)