Dalla mascherina alla museruola. Con l'assenso della Chiesa
In Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati stanno andando avanti le audizioni in vista del dibattito sulle diverse proposte di legge contro l’omofobia e la transfobia. Vuol dire che presto, molto presto, potremmo ritrovarci con una legge che introduce il reato d’opinione in materia di omosessualità e transessualità. In pratica si rischierà il carcere non solo se si criticherà esplicitamente questo stile di vita, ma anche se – per dire – si vorrà sostenere che l’unica degna di essere chiamata famiglia è quella naturale, cioè fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e aperta alla generazione di figli; oppure se si continuerà a dissentire dalla possibilità di adozione per le coppie gay e lesbiche. Cioè, paradossalmente, si potrebbe essere denunciati e arrestati per sostenere quanto prevede la Costituzione (articolo 29, definizione della famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio») o una legge ordinaria peraltro già inaccettabile (il riconoscimento delle unioni civili).
Si tratta di una gravissima minaccia alla libertà, basata com’è – lo abbiamo già spiegato tante volte – su una fattispecie di reato assolutamente vaga (omofobia non ha alcuna descrizione né giuridica né psicologica) e dipendente dalla sensibilità della presunta vittima e, ovviamente, del giudice. È un meccanismo tipico di ogni dittatura e totalitarismo adottare leggi di questo tipo che espongono i cittadini all’arbitrio del potere.
Sette anni fa un analogo tentativo – con il disegno di legge Scalfarotto – fu stoppato in Parlamento, ma in questo tempo molte cose sono cambiate e nessuno punterebbe un centesimo su un bis. Allora, furono decisivi sia la mobilitazione dell’opinione pubblica, perlopiù cattolica, per la quale questa testata diede un contributo fondamentale, sia la presenza in Parlamento di una piccola pattuglia di deputati e senatori che, lavorando insieme, riuscirono in una e vera e propria impresa: spostarono i voti dell’allora Partito della Libertà dal sì al no per la legge Scalfarotto e si coordinarono per una durissima battaglia parlamentare.
Oggi le cose stanno ben diversamente: c’è un numero ancora minore di parlamentari motivati, e quelli che ci sono danno l’impressione di muoversi in ordine sparso. A questo si deve aggiungere che anche il capo dello Stato – Sergio Mattarella – ha dato una ulteriore spinta all’approvazione di una legge con il suo discorso pronunciato lo scorso 17 maggio, Giornata contro l’omofobia e la transfobia.
Soprattutto però la campagna omosessualista può contare sulla neutralità complice o addirittura sul sostegno di importanti settori del mondo cattolico. Non è passato certamente inosservato il fatto che il succitato intervento di Mattarella sia stato rilanciato, senza alcun commento, dall’Osservatore Romano: una tacita approvazione. Né c’è da attendersi molto dal quotidiano dei vescovi, Avvenire, troppo impegnato a promuovere nella Chiesa il verbo omosessualista. Al massimo farà un po’ di opposizione di facciata, con i soliti distinguo che mascherano un’adesione di fondo al pensiero mondano.
D’altra parte diocesi importanti già sono allineate alla campagna contro omofobia e transfobia: ne è un esempio Bologna, dove proprio stasera, 28 maggio, è prevista una “Veglia di preghiera per il superamento dell’omofobia, della transfobia e dell’intolleranza”. Tali veglie, con il coinvolgimento di parrocchie e diocesi cattoliche, sono andate moltiplicandosi negli ultimi anni. Quest’anno, causa il Covid, tutto è rimasto sospeso, ma non appena le celebrazioni sono riprese ecco subito l’appuntamento. A Bologna si svolge nella chiesa di San Bartolomeo della Beverara, dove da anni trovano sostegno sicuro non le persone con tendenze omosessuali che cercano un aiuto, ma i gay cattolici organizzati che puntano decisamente al cambiamento della dottrina cattolica sulla sessualità. Organizzatori sono il movimento Noi siamo Chiesa e il Gruppo in Cammino. Ma il dato importante della veglia di stasera è che è sostenuta apertamente dall’Ufficio per la pastorale familiare dell’arcidiocesi di Bologna, che ha mandato in giro inviti alla serata.
Cioè, mentre in Parlamento si sta per consumare l’ennesimo delitto contro la libertà, di opinione ma anche religiosa, l’arcidiocesi di Bologna fa propaganda contraria, sostenendo l’idea che in Italia ci sia invece una emergenza omofobia. Le presunte ragioni su cui poggiano le veglie contro l’omofobia sono infatti le stesse che vengono addotte per giustificare una legge contro l’omofobia e la transfobia. Ossia l’aumento esponenziale di atti di violenza e aggressione nei confronti delle persone omosessuali. Peccato che i dati smentiscano completamente questa leggenda metropolitana. L’Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti discriminatori (Oscad) ha infatti certificato che nel 2019 ci sono stati 29 casi di aggressione fisica per motivi di orientamento sessuale e identità di genere contro i 43 dell’anno precedente. Reati più generali per discriminazione legata a orientamento sessuale sono stati 82, anche qui meno di quelli dell’anno precedente, che erano stati 100.
Tanto per fare un raffronto, le aggressioni segnalate nei confronti dei disabili sono state 69, mentre i reati per discriminazione contro persone disabili sono stati 161 nel 2019. Numeri doppi perciò rispetto ai reati per discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Questi ultimi peraltro, oltre ad essere in numero che neanche lontanamente potrebbe essere considerato un’emergenza, sono addirittura in diminuzione.
Le iniziative della diocesi di Bologna – come di tante altre diocesi – sono perciò scollegate dalla realtà, sono semplicemente parte di un’agenda ideologica la cui ragion d’essere è cambiare la dottrina della Chiesa. Non per niente del suo vescovo, il cardinale Matteo Zuppi, abbiamo parlato pochi giorni fa a proposito di una catto-gay Connection che punta proprio a questo obiettivo.
In vista di un passaggio fondamentale per il nostro paese, con un Potere intenzionato a farci passare dalle mascherine alla museruola senza soluzione di continuità, dobbiamo perciò prendere atto che i vertici ecclesiastici si sono già venduti la partita (tanto per usare un paragone sportivo). Lo riconosceva già lo scorso ottobre il portale web Gionata, punto di riferimento dei cristiani Lgbt, secondo cui rispetto al 2013 «il clima nella Chiesa è molto mutato». Merito, dicono loro, dell’attuale pontificato; ma anche va considerato che «negli ultimi anni, le numerose veglie per le vittime dell’omofobia sono diventate uno dei momenti principali del cammino di liberazione delle persone lgbt».
La situazione non ci deve scoraggiare, al contrario: proprio perché saremo più soli si deve moltiplicare le forze per affermare la verità e difendere la libertà.