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Dan Brown, il plagio e il “Codice Smith”

Lo strano caso del Codice Smith e l'accusa di plagio
Dan Browne il Codice da Vinci
Dan Browne il Codice da Vinci

Dan Brown, il plagio e il “Codice Smith”


Alzi la mano chi di voi non conosce Dan Brown o non ha visto al cinema il film "Il codice da Vinci".

Nessuno, vedo, tutti conoscono Dan Brown, che, anche con i sequel e prequel del suo libro più celebre, ha spopolato in tutto il mondo.

Il “Codice da Vinci”, infatti, è uno dei libri più popolari e venduti di sempre, con oltre 85 milioni di copie vendute nel mondo. Quarto libro dello scrittore Daniel Gerhard Brown, che con i primi tre aveva raccolto meno di diecimila copie vendute, ha conosciuto nel 2006 un popolare adattamento cinematografico a cura di Ron Howard con Tom Hanks e Audrey Tautou, campione di incassi con oltre 750 milioni di dollari incassati in tutto il globo.

Il libro di Dan Brown esce nell’aprile del 2003 e nel marzo del 2006 Michael Baigent e Richard Leight, due degli autori di un saggio pubblicato nel 1982 dal titolo “The Holy Blood and the Holy Grail” (tradotto da Mondadori come 'Il santo Graal') citano in Tribunale l’editore Random House (lo stesso loro editore) e Dan Brown per plagio.

A loro dire, il saggio pubblicato 21 anni prima del celebre codice riprenderebbe trama, ipotesi e tematiche usate da Dan Brown, configurando così la fattispecie di plagio.

Il 7 aprile 2006, l'Alta Corte di Giustizia di Londra ha assolto Dan Brown e il suo romanzo affermando che “la Storia, quella con la esse maiuscola, non si può copiare perché è un patrimonio comune”. E fin qui tutto bene, Senonché, tre settimane dopo la pronuncia, l’avvocato Don Tench si rende conto che alcune lettere della sentenza sono scritte in corsivo.

Pensa prima a uno sbaglio, poi capisce che si tratta di un vero messaggio cifrato, un “codice Smith”, dal nome del giudice, Peter Smith. Le lettere nell’ordine indicato, formavano questa frase:

"smithcodeJaeiextostpsacgreamqwfkadpmqz".


Grazie poi alla sequenza di di Fibonacci, formula matematica utilizzata anche nel libro di Dan Brown, Tench riesce a decrittare il messaggio: "Jackie Fisher, who are you? Dreadnought" (Jackie Fisher, chi sei? Dreadnought).

Jackie Fisher era un ammiraglio inglese che progettò la nave da guerra nota come HMS Dreadnought, corazzata già oggetto di uno scherzo organizzato nel 1910 dal poeta irlandese Horace de Vere Cole insieme a cinque amici, tra cui Virginia Wolf.

La soluzione era corretta, come confermato da una mail inviata da Smith all’avvocato. Il giudice si era divertito ma, nella sentenza di Appello che confermerà quanto da lui deciso in primo grado, la Corte stigmatizzerà quanto accaduto, criticando il modus operandi del giudice Smith.