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É scomparso Gigi Proietti. Un'intervista e il ricordo di un gigante italiano

Gigi Proietti
Gigi Proietti

"Sono nato quel giorno lì, che ce vojamo fa’?"
Così amava scherzare Gigi Proietti quando qualcuno gli ricordava la sua data di nascita, quel 2 novembre del 1940, il giorno dei morti di ottant'anni fa, che aveva visto venire alla luce uno dei più grandi uomini di spettacolo italiani di sempre.

Attore, regista, doppiatore (memorabili le parole prestate a Robert de Niro in "Main streets" di Scorsese e a Stallone nel primo film della saga "Rocky", oltre a tanti altri divi di Hollywood, come Dustin Hoffman, Richard Harris, Kirk Douglas, Gregory Peck) comico, cabarettista, cantante, presentatore, scrittore, insegnante. Insomma, una persona poliedrica e geniale, che in cinquant'anni di attività sui palcoscenici ha saputo creare un personaggio amato, non solo nel lavoro, ma anche nella vita, con quel suo modo di stare al mondo bellissimo, tutto romano, fatto di ironica ipocrisia, di arguto cinismo, di rassegnata ilarità.

Ci mancherà Luigi Proietti, un gigante del teatro italiano, capace di far sorridere, commuovere, riflettere, attraverso personaggi sfaccettati, battute fulminanti e la cura maniacale propria di un vero attore di razza del teatro.

Ci ha fatto un bello scherzo, Gigi. Dentro di me sono convinto l'abbia fatto apposta. Se ne è andato il giorno in cui avrebbe compiuto ottant’anni, in un grigio giorno dei morti di questo orribile 2020 che sembra non finire mai.

Ce l'hai fatta, caro Gigi, ora non solo sei nato, ma sei pure morto in quel giorno là.

E noi, ora? Come possiamo fa' senza di te?

Per ricordare e onorare la memoria di un gigante, abbiamo deciso di rendergli omaggio a modo nostro, ripubblicando l’intervista che gli ha fatto nel 2014 Gianfranco Gramola per il suo sito Interviste Romane.

 

Ciao Gigi, sono Gianfranco Gramola di www.intervisteromane.net

Ti sento molto male, da dove chiami Gianfranco? 

Dal Trentino. Posso farti qualche domanda per il mio sito?

Va bene. Speriamo di capirci.

Cosa vuol dire per te “essere romano”?

Che te devo dì…non so… un italiano che è nato a Roma (risata).

Ho visto per l’ennesima volta “I sette Re di Roma” di Gigi Magni. Uno spettacolo teatrale che ha avuto un successone enorme e dove tu interpreti con una bravura straordinaria i Re di Roma. Come hai conosciuto Gigi Magni e quando è iniziata la vostra collaborazione?

Ho iniziato con lui facendo La Tosca. Lui mi aveva scelto e lì ci siamo conosciuti. In quel film c’erano Monica Vitti e Vittorio Gassman. Io facevo il Cavaradossi. Poi siamo rimasti amici e dopo abbiamo fatto altre cose insieme, come I sette Re di Roma e Ghetanaccio.

Che ricordi hai di lui?

Una persona di grandissima cultura che scelse poi il veicolo del cinema e della poesia, spesso in dialetto essendo a volte frainteso. Con il dialetto romanesco Gigi Magni era fortissimo. Quando uno usa il dialetto per la cultura italiana viene sempre  considerato un “minore”. Era un grande intellettuale e un grande poeta. Dal punto di vista personale eravamo molto amici, avevamo una bella comunicazione, anche se non aveva un carattere facile. Un carattere di un certo temperamento.

A proposito di dialetto, come vanno i tuoi sonetti in romanesco?

È da parecchi che non ne scrivo, perché non ho avuto grandi sollecitazioni perché i sonetti satirici si fanno quando c’è qualcosa su cui  fare la satira, ma è un esercizio che ormai non mi va più di fare. Anche perché non ci sono personaggi molto interessanti in giro.

Ogni cosa che fai è un successone. Qual è il segreto del tuo successo?

Facciamo le corna e speriamo continui così. Ogni tanto fallisco anch’io, Gianfranco, non credere, altrimenti sarebbe tutto troppo monotono. (risata) Sai che c’è? Uno dei segreti è che ancora mi diverto e quando smetterò di divertirmi, non farò più successo.

Hai visto il film “la grande bellezza”? Ti è piaciuto?

Il film esteticamente l’ho trovato molto curato e con grosse fotografie bellissime. Un film piacevole.

A chi volesse avvicinarsi al teatro che consigli vorresti dare?

Il mio consiglio è quello di studiare bene a fondo e soprattutto chiedersi perché lo vuol fare. Chiederselo perché è un mestiere bellissimo ma molto difficile e non certo molto florido dal punto di vista economico.

I tuoi prossimi impegni?

Adesso finisce la stagione del mio Globe Theatre (www.globetheatreroma.com) per Roma, dove facciamo “Tutto Shakespeare”. Poi in ottobre uscirà una fiction di quattro puntate che ho fatto per Rai Uno e che si chiama “Una pallottola nel cuore”, con la regia di Luca Manfredi, dove c’è un cast di personaggi bravissimi. Poi sono in uno dei quattro episodi del film di Neri Parenti. E poi vedremo cosa ci aspetta il futuro.

A proposito di cinema e di commedia all’italiana, lo sai che abbiamo un amico in comune?

Chi è?

Enrico Vanzina.

Sto lavorando proprio con lui, perché la sceneggiatura del film che ti dicevo prima è stata scritta da Carlo e Enrico Vanzina e Neri Parenti. Con Enrico siamo vecchi amici e il poco cinema che faccio, lo faccio con loro.

Il film “Febbre da cavallo: la mandrakata”, l’ho vista più volte.

È un bel film, divertente.

Ciao Gigi, il mondo sarà un po' più triste e vuoto senza di te.