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Galeotto fu Google Street View

Google Street View
Google Street View

Galeotto fu Google Street View

Introduzione: è colpa di Google Street View!

Google Street View. A leggere la recente ordinanza n. 27224 depositata il 15 settembre 2022 pronunciata dalla sesta sezione della Corte di Cassazione vengono subito in mente le parole della celebre hit del grande Gianni CelesteHo litigato con mia moglie, io di nascosto c’ho l'amante”.

Se non fosse che, nel caso deciso dagli Ermellini ad avere l’amante era lei e le uniche cose ad essere state ritenute “pazze” (virgolettato mio) sono state proprio le domande formulate dalla donna.

In breve, la donna chiamava in giudizio Google Italia affinché fosse riconosciuta la responsabilità della società nell’aver determinato la fine del suo matrimonio, poiché il marito aveva scoperto la relazione extra-coniugale di quest’ultima proprio grazie ad un servizio offerto dal gruppo Google: Google Street View.

Utilizzando Google Street View, il marito notava che la donna era solita appartarsi con la propria automobile, riconoscibile dalla targa in chiaro, in luoghi insoliti (chissà per quanto tempo… la media? 6,7 minuti preliminari esclusi?) e, pertanto, qualche dubbio sorgeva.

Messa sotto torchio – in una società un po’ più matura avrei potuto aggiungere “presumibilmente dopo essere stata messa dall’amante in ben altre posizioni” (umorismo, non sessismo) – la donna confessava tutto ed ammetteva di appartarsi con l’amante. A quel punto, il marito non ci stava, la lasciava e troncava la relazione.

Ed è proprio dopo il colpo al cuore che nasce il genio: è colpa di Google Street View!

“Eh già. Se Google Street View non avesse inquadrato la targa della mia automobileo comunque l’avesse sfocata – e mi avesse chiesto il consenso al trattamento, il mio amato non mi avrebbe mai beccata e saremmo vissuti insieme per sempre felici e contenti. Google la deve pagare…e la deve pagare a me (mica a lui!)”.  

Questo il retropensiero alla base della citazione in causa mossa dalla donna contro Google Italia.
 

La decisione dei giudici su Google Street View

Dopo essere state rigettate nell’ambito del grado di merito, le argomentazioni addotte dalla donna avevano la stessa sorte in Cassazione, per due motivi:

  1. Google Street View non è un servizio gestito da Google Italia ma da Google LLC (capogruppo statunitense) che, per quanto facenti parte dello stesso gruppo, sono due società diverse. D’altronde, si sa che “agli amanti non importa sbagliare” (sempre Gianni Celeste), nemmeno quando si tratta di individuazione della legittimazione passiva, evidentemente; e
  2. La donna non aveva fornito alcuna prova in ordine all’esistenza di un nesso causale tra il comportamento lamentato (la ripresa asseritamente illegittima della propria automobile) ed il danno pretesamente patito (le sofferenze dovute alla fine del proprio matrimonio).

Che dire, a mio avviso tutto ineccepibile, anche se una domanda mi sorge spontanea: ma come avrebbe mai potuto la donna fornire la prova del nesso causale a cui si riferiscono i giudici?!


Google Street View: ma siamo sicuri che il problema sia probatorio?

Infatti, un conto è la causa della scoperta del tradimento, un altro è la causa che ha determinato la fine del matrimonio!

Il fatto che il marito abbia scoperto del tradimento grazie a Google Street View che rilevanza ha nell’ambito della fonte causativa del danno?

A mio avviso, il problema non attiene tanto al profilo probatorio della causalità giuridica, ma è antecedente: riguarda la causalità materiale. Un piccolo reminder:

  1. Causalità materiale: rapporto tra condotta illecita e lesione dell’interesse (ad esempio, rendo pubbliche delle riprese illecitamente acquisite in ambienti privati e quindi ledo il diritto alla riservatezza di un individuo);
     
  2. Causalità giuridica: rapporto tra lesione dell’interesse e danno (rimanendo sull’esempio, per colpa delle riprese ho delle ripercussioni economiche e delle sofferenze emotive).

Nel caso Google Street View mi sembra evidente che il problema riguardi più il punto a), piuttosto che il punto b).

Se l’interesse della donna era quello di mantenere in vita il proprio matrimonio, è palese come questo non sia stato leso dalla condotta di Google Street View, bensì dal tradimento perpetrato della stessa donna alle spalle del marito!

Tutte le strade portano a Roma ma una non vale l’altra (e comunque sempre meglio stare attenti a non farsi riprendere, soprattutto se in compagnia…).
 

Che poi, davvero Google Street View avrebbe dovuto chiedere il consenso per le riprese?

Ovviamente no.

Già nel 2010 il Garante si è espresso sul servizio Google Street View, prescrivendo a Google una serie di prescrizioni quali, prima tra tutte, la facile individuabilità delle "Google cars", attraverso cartelli o adesivi ben visibili, e l’indicazione inequivoca sulle stesse che stanno acquisendo riprese per il servizio Google Street View.

Leggasi altrimenti. Al pari di quanto avviene per i trattamenti di dati nell’ambito della videosorveglianza, Google Street View non deve richiedere alcun consenso ai soggetti che vengono ripresi, adottando comunque tutte le misure informative utili a permettere agli interessati di decidere in piena libertà i propri comportamenti ed eventualmente scegliere di sottrarsi alla "cattura" delle immagini da parte di Google Street View.
 

La “morale” sul caso Google Street View quindi qual è?

Di solito chiudo tutti i miei contributi con una “morale”, un insegnamento da portarsi a casa dalle “sventure” dei personaggi interessati dai provvedimenti e dalle sentenze analizzate.

In questo caso, mi riesce facile e lo faccio con un’ultima domanda provocatoria: ma perché vi ostinate ancora a sposarvi?!