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Giustizia in affanno nella RFT e in Austria?

Giustizia
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Abstract:

La riduzione delle spese destinate alla giustizia, nei lustri passati, è stata, anche nella RFT e in Austria, drastica. Gli effetti, deleteri di queste “Einsparungen”, si stanno manifestando con sempre maggiore evidenza e gravità.

 

Indice   

1.  Malanni che affliggono la giustizia della RFT  

2.  Le carenze logistiche e di personale  

3.  I risultati di un recente sondaggio tra magistrati e i ritardi nella digitalizzazione  

4.  Sentenze di condanna ineseguite

5.   La situazione di difficoltà, in cui versa la giustizia in Austria  

6.   Alcuni rimedi da porre in essere

 

1.  I malanni, che affliggono la giustizia della RFT  

“I delinquenti se la ridono”. Questo è stato dichiarato pubblicamente dal dirigente di una delle Procure della Repubblica più importanti della RFT. Perché? Ormai soltanto reati gravi vengono perseguiti (e puniti). Le “Einstellungen” (archiviazioni) non si contano più e spesso accade, che, qualora in primo grado venga emanata sentenza, la condanna è particolarmente lieve, perché, tra commissione del fatto e “Verurteilung”, è intercorso un periodo di tempo tale, che debba essere tenuto conto del disposto di cui ai §§ 198, 199 GVG (Gerichtsverfassungsgesetz = Ordinamento giudiziario), che prevede una consistente riduzione di pena a titolo di “risarcimento” del danno per “überlanger Verfahrensdauer” (eccessiva protrazione del processo). Non sono pochi i dirigenti di uffici giudiziari, che “nehmen sich kein Blatt mehr vor dem Mund” e parlano apertamente di “Rechtsstaat, der in Teilen nicht mehr funktionsfähig ist” (Stato di diritto in parte non piu in grado di funzionare), intendendo, per le parti non più funzionanti, soprattutto la giustizia.

Ora questo “malfunzionamento” del settore giustizia, specie in alcuni “Länder” con popolazione numerosa, è un fenomeno, né nuovo, né recente. Le prime avvisaglie si sono appalesate già alcuni decenni orsono, ma è stato nel passato biennio, che è maturata una vera e propria crisi della giustizia nella RFT.

Ormai non si tratta più di situazioni di “difficoltà transitorie”, ma (almeno in certe regioni, dove vi sono grandi agglomerati urbani), di una specie di “preinfarto” della giustizia, per cui gli arretrati (“Rückstände”) aumentano senza prospettiva che possano essere “abgearbeitet” in un prossimo futuro.

Non sono poche le “Strafkammern” (giudici collegiali competenti per i reati di cui ai §§ 74 e 74 a GVG) talmente oberate di lavoro, che sono in grado di “trattare” ormai soltanto “Haftsachen”, vale a dire procedimenti, in cui l’imputato è detenuto.

Uno dei “fattori” che incidono notevolmente sul malfunzionamento della Justiz, è anche l’età (media) piuttosto elevata di molti giudici e Pubblici Ministeri. Come ha dichiarato il dirigente di un ufficio giudiziario, la “Belastbarkeit” (anche fisica) dei giudici diminuisce, una volta che essi hanno superato i 45 anni di età. Dati statistici alla mano, risulta che oltre il 60% dei giudici e Pubblici Ministeri attualmente in servizio, hanno un’età tra i 50 e i  60 anni. Molte sono le assenze (non sempre brevi) per malattia.

Inoltre è da osservare, che non pochi di coloro che sono stati assunti verso la fine degli anni Settanta (il loro numero è stato notevole), tra non molto andranno in pensione, per cui è prevedibile che il “Personalstand” subirà un’ulteriore, consistente diminuzione.

 

2.  Le carenze logistiche e di personale

È ben vero che vari “Länder”, nell’ultimo biennio, hanno assunto un numero elevato di giovani magistrati; si è parlato, in proposito, di “massiven Einstellungen”. Ma, questo non vale a risolvere i problemi attuali (e quelli che si presenteranno a scadenze ravvicinate) della giustizia nella RFT, perché mancano, tra l’altro, anche strutture logistiche.

In uno dei più grandi “Strafgerichte” della RFT, giudici e Pubblico Ministero, anziché poter disporre di un ufficio proprio, sono sistemati in vani, che, un tempo, erano adibiti a… guardaroba (”Garderobe”). Se i più fortunati hanno un ufficio, spesso devono “condividerlo” con un altro magistrato (con le conseguenze facilmente immaginabili per quanto concerne, in particolare, i giudici che hanno “Parteienverkehr”). Ormai si è arrivati anche ad adibire a “Sitzungssäle” (aule di udienza), vani, che, in passato, servivano ad archivio; vani, che, spesso, sono privi di finestre, per cui – necessariamente – si lavora con la luce artificiale per tutta la durata delle udienze.

È ben vero che giudici e Pubblico Ministero possono lavorare pure a casa. Questo vale però soltanto per alcuni, cioè per coloro che non hanno “Parteienverkehr”, perché è ovvio, che essi non possono “ricevere” a casa loro difensori, parti e testi. Va anche detto, che il lavoro in una specie di magazzino, con la luce elettrica sempre accasa, è tutt’altro che gratificante e, di certo, non aumenta la “motivazione” di chi è costretto a lavorare in queste condizioni.

La “Überlastung der Justiz” comporta altresí, che non di rado delinquenti in custodia cautelare, perché hanno commesso reati gravi, devono essere scarcerati per scadenza dei termini di durata massima della custodia cautelare in carcere o perché, in altro modo, è stato violato il cosiddetto Beschleunigungsgebot. Se, per esempio, un pedofilo deve essere rimesso in libertà perché la giustizia non ha fatto in tempo a giudicarlo, ciò non aumenta di certo il prestigio (e la credibilità) della giustizia; nell’opinione pubblica si diffonde sempre più la “Meinung”, secondo la quale, la giustizia non sia all’altezza delle proprie funzioni (per non dire, troppo “accondiscendente” nei confronti dei delinquenti).

Il Governo centrale è venuto in aiuto ai “Länder” con mezzi finanziari cospicui, che hanno consentito l’assunzione di 2.000 giovani magistrati e anche i “Länder” stessi, si sono sforzati, in anni recenti, a trovare,"tra le pieghe” dei loro bilanci, ulteriori mezzi finanziari da destinare al settore giudiziario. Ma, ciò si è appalesato di importanza relativa, se ai nuovi assunti non può, spesso, essere messo a disposizione neppure un ufficio decente, se essi stessi devono trascrivere i verbali di udienza registrati col magnetofono a causa della carenza di personale nelle “Geschäftsstellen”.

Sempre più spesso le “Justizverwaltungen” dei “Länder” sono costrette a prendere in locazione edifici abbandonati da ditte o società commerciali, con i necessari, anzi indispensabili (e costosi), lavori di adattamento, anche sotto il profilo della sicurezza.

Troppo tardi la politica si è accorta dell’esigenza, anzi della necessità, di costruire edifici funzionali e moderni da adibire a sede di uffici giudiziari. Non va trascurato poi che nell’ultimo quinquennio i processi per atti di terrorismo e per “Staatsschutzsachen” sono aumentati notevolmente, con conseguente “Mehrbelastung”, sia per i Pubblici Ministeri, che per i giudici.

Un altro problema è che i procedimenti per l’assunzione dei magistrati sono troppo “mac-chinosi”.

 

3.  I risultati di un recente sondaggio tra magistrati e i ritardi nella digitalizzazione

Nei primi mesi di quest’anno, è stato pubblicato un “Rechtsreport, redatto sulla base di un ampio sondaggio, del quale era stato incaricato un noto istituto di demoscopia e nel corso del quale sono stati intervistati ben 1000 giudici e Pubblico Ministero. In molti “Länder”, i magistrati si sono lamentati a causa delle carenti dotazioni degli uffici, delle condizioni di lavoro e degli stipendi non adeguati alle loro funzioni e responsabilità.

Per quanto concerne la digitalizzazione, la RFT è parecchio “in ritardo” rispetto ad altri Paesi europei. Ciò ha conseguenze notevoli, anche perché il numero degli stranieri, che vengono iscritti nei registri degli uffici giudiziari, è in continuo aumento e la “Schreibweise” dei loro nomi e/o dei luoghi di nascita, non è sempre univoca.

Il numero dei fascicoli, che per tale motivo, non di rado, sono “unauffindbar” (non reperibili), è notevole e ciò comporta un dispendio di lavoro aggiuntivo.

I dirigenti degli uffici giudiziari, che dicono: “Uns steht das Wasser bis zum Mund” (l’acqua ci arriva fino alla bocca), non sono pochi.

Ma, non soltanto nell’ambito della magistratura si manifestano carenze di vario genere. Anche gli organi di polizia le avvertono. Cosí, per esempio, succede, con una certa frequenza, che ci vogliono 12 e più mesi, prima che a magistrati e polizia siano accessibili i risultati delle prove di DNA, prelevate dopo la perpetrazione di furti in appartamenti. Neppure nel caso in cui vengono commessi reati gravi, questi “Ergebnisse” sono subito disponibili per gli organi di polizia; delle volte trascorrono settimane, prima dell’invio a chi di dovere. I procedimenti penali diventano sempre più complicati (e complessi), per cui i dati da evaluare aumentano.

Un’annotazione ancora.

 

4.  Sentenze di condanna ineseguite

In uno dei “Länder”, a causa di carenze di personale e strutturali, ben 8.500 sentenze di condanna a pena detentiva, passate in giudicato, non sono potute essere eseguite, per cui 8.500 “Straftäter laufen frei herum”, vale dire, sono a piede libero e non si tratta soltanto di condanne di poco conto. Va osservato, in proposito, che pene detentive inferiori a sei mesi – nella RFT – vengono comminate raramente. Dispone, infatti, il § 47 StGB (Codice Penale), che all’inflizione delle stesse si procede soltanto ”wenn besondere Umstände in der Tat oder in der Täterpersönlichkeit dies unerlässlich machen” (se circostanze particolari, da indicare specificamente in sede di motivazione della sentenza, lo rendono indispensabile); altrimenti, si ricorre alla conversione in pena pecuniaria. Un mese di pena detentiva va convertito in 30 “Tagessätze” (§ 47, II, 2 StGB).

Qualora venga inflitta una pena detentiva tra sei mesi e un anno, la conversione in pena pecuniaria è lecita, ma alla stessa viene fatto ricorso raramente.

L’inflizione di una “Freiheitsstrafe” di durata superiore a un anno, è preclusiva della conversione in pena pecuniaria, a meno che non si tratti di “Gesamtstrafe” (per reati unificati sotto il vincolo della continuazione), nel qual caso l’ “Umwandlung in Geldstrafe è consentita, purché non venga superata la soglia dei 720 Tagessätze”. Per quanto concerne i Tagessätze e la loro funzione, si veda un mio precedente articolo, pubblicato, di recente, da FILODIRITTO.

Si può quindi affermare, che i delinquenti in circolazione, non sono (stati) di certo coloro che hanno rubato un salamino in un supermercato, ma persone, che si sono rese responsabili di reati ben più gravi, la cui “zeitnahe” detenzione sarebbe (stata) “indicata”, sia sotto il profilo della prevenzione, che sotto quello repressivo.

 

5.  La situazione di difficoltà, in cui versa la giustizia in Austria

Se la situazione della giustizia, nella RFT, è piuttosto precaria, soprattutto sotto il profilo logistico, a quella austriaca stanno per mancare i necessari mezzi finanziari. Giànel corrente anno 2019 mancano – nel bilancio della giustizia - circa 70 milioni di Euro, come ha riferito l’attuale ministro della Giustizia in occasione di un’audizione dinanzi alla Commissione Giustizia del Nationalrat, per cui si prospetta necessario, attingere alle riserve (“Rücklagen”). A complicare ulteriormente la situazione, è l’obiettivo – che il Governo passato (che, con ogni probabilità’, sarà identico a quello sfiduciato alcuni mesi orsono) si è proposto - di evitare, in ogni caso, un bilancio statale deficitario, per cui, trovare “fondi” per ripianare il futuro deficit del settore giustizia (quale si prospetta per il 2020), si appaleserà oltremodo difficile. È soltanto da sperare, che la situazione della giustizia austriaca non muti, da precaria, in drammatica, come alcuni paventano.

Va osservato, che fino all’anno passato, la “Bilanz des Justizministeriums” aveva chiuso in pareggio, in quanto riduzioni del personale di cancelleria e i proventi - notevoli – derivati dal lavoro dei detenuti, avevano “für eine ausgeglichene Bilanz gesorgt”.

A decorrere dal 2020, il “Mehraufwand” dovrà essere coperto dal bilancio statale (altrimenti il regolare “funzionamento” della giustizia non potrà più essere assicurato). All’importo di 1,5 miliardi di Euro previsto nel bilancio annuale, dovranno essere aggiunti 70 milioni di Euro. È stato detto, che il ministro della Giustizia dovrà “zum Finanzminister gehen”, per ottenere la copertura per l’anno venturo.

L’attuale “Justizminister”, giàpresidente del “Verwaltungsgerichtshof” (che corrisponde al Consiglio di Stato in Italia), si è detto pronto a procedere a una cosiddetta spending review nella “Justizverwaltung”, tagliando tutte le spese che saranno ritenute “inutili” o comunque “superflue” o indice di “inefficienza”.

Il “compito” che si è assunto il ministro della Giustizia, è tutt’altro che agevole, date le carenze di organico pure nell’ambito della “Justizwache” (Polizia Penitenziaria), al cui ripianamento deve procedersi al più presto possibile con l’assunzione di nuovi “Justizwachebeamten”. Ciò comporta però anche maggiori spese necessarie per gli stipendi di questi agenti. Giàadesso, le carenze di organico del personale di sorveglianza in alcune carceri (“JVA- Justizvollzugsanstalten”), hanno per conseguenza, che un numero considerevole di detenuti (in espiazione di pena) non possono essere adibiti ad attivitàlavorativa in alcuni stabilimenti penitenziari, perché il “Wachpersonal” è insufficiente. Di conseguenza, sono anche diminuiti gli “introiti” delle JVA derivanti dal lavoro dei detenuti.

Attualmente, il numero dei detenuti, nelle carceri austriache, è di poco superiore a 9.000 “Häftlinge” (e quindi si ha un’ “Überbelegung delle “Haftanstalten” di circa 800 detenuti, il che, ovviamente, si riflette sulla “governabilità” delle JVA e sulla sicurezza all’interno delle stesse).

 

6.  Alcuni rimedi da porre in essere

La progettata “estensione” degli arresti domicilari, attuati con congegni di sorveglianza a distanza (cosiddette Fußfesseln, che corrispondono, grosso modo, ai braccialetti elettronici in uso in Italia), da un anno a due anni, è destinata a prevenire un ulteriore aumento della popolazione carceraria in Austria nonché un acuirsi delle situazioni di disagio derivanti dalla “Überbelegung”. Non ci si nasconde però il fatto, che ai fini della sorveglianza delle persone che “beneficeranno” della “Fußfessel”, occorrerà aumentare il numero di coloro che verranno “adibiti” alle centrali di sorveglianza, dove scatta l’allarme, non appena il “sorvegliato a distanza” si allontana dal luogo, anzi dai vani, ove deve trascorrere gli arresti domiciliari.

Un’altra misura pronta per essere approvata, è che l’applicazione (o meno) di certe misure di sicurezza, sarà riservata a un giudice collegiale e, quindi, sottratta alla competenza dell’ “Einzelrichter”.

“Eine verstärkte Digitalisierung der Justiz” – così si spera – è destinata a far sí, che il cittadino non in ogni occasione dovrà recarsi personalmente presso gli uffici giudiziari; a tal fine sarà istituita la cosiddetta Bürgerservice-Plattform. Inoltre, l’incremento dell’impiego di mezzi tecnologici moderni, comporterà una velocizzazione degli adempimenti burocratici da parte del personale amministrativo della “Justizverwaltung”.

Da quanto ora esposto, risulta che la situazione, in cui si è venuta a trovare l’amministrazione della giustizia, sia nella Repubblica Federale Tedesca, che in Austria, è, indubbiamente, deprecabile e alla stessa, con ogni probabilità, si sarebbe potuta ovviare, se alle “Einsparungen” nei settori “Justiz” di questi due Stati (la stessa cosa vale anche per alcuni altri Stati europei), si fosse proceduto, adottando criteri di “buon senso” (per non dire di intelligenza). Ma, ormai, è tardi, anche se non troppo tardi, per riconoscere alla “Justiz” lo “Stellenwert” che merita, anzi, che deve meritare in ogni Stato liberal-democratico. Delle volte sembra che vi siano persone, che preferiscono, che la giustizia non abbia i mezzi per adempiere le funzioni, alle quali è preposta. Avrebbe detto, circa cinque lustri orsono, un autorevole magistrato, in prima linea nella lotta contro la corruzione, che vi sarebbero politici, che non amerebbero la legalità. Secoli fa, F. Bacon disse: “I giudici devono essere leoni, ma leoni sotto il trono. Da ciò si vede, che i rapporti tra politica e giustizia, già allora erano…difficili o, comunque, non idilliaci”.