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Gli NFT come strumento di investimento diffuso: la democratizzazione dell’arte digitale

la democratizzazione dell’arte digitale
Lecce Palazzo Barocco
Ph. Antonio Capodieci / Lecce Palazzo Barocco

Abstract

Il mondo dell’arte ha risentito delle misure restrittive connesse al contenimento della pandemia e ciò ha determinato un’accelerazione del canale online per la fruizione delle opere e, soprattutto, per la vendita delle stesse. La rilevanza del mercato online, insieme ad una sempre più accentuata concezione dell’arte quale asset di investimento, hanno portato all’affermarsi della co-proprietà di opere d’arte e dei c.d. NFTs (Non Fungible Tokens), uno dei principali trend dell’ultimo biennio.

 

Il mercato dell’arte

Secondo l’Art Basel e UBS Global Art Market Report 2021, le vendite globali di arte e oggetti d’antiquariato hanno raggiunto la cifra stimata di 50,1 miliardi di dollari nel 2020, in calo del solo 22% rispetto al 2019.

Il periodo pandemico ha posto ulteriormente in evidenza alcune delle caratteristiche del mercato dell’arte, quali la sua anticiclicità e la connessa capacità di trattenere un valore nonostante il verificarsi di periodi di crescita negativa e di recessione economica, da cui deriva l’accezione di bene rifugio.

Cionondimeno, la crisi sanitaria ha costretto l’intera umanità a una più efficace e adeguata digitalizzazione e informatizzazione delle proprie attività, lavoro e interessi, ingenerando inevitabilmente una moltitudine di idee creative, oggi in piena attuazione.

Sul punto, anche il mondo dell’arte ha risentito delle misure restrittive connesse al contenimento della pandemia e al distanziamento sociale che hanno determinato un’accelerazione del canale online per la fruizione delle opere e, soprattutto, per la vendita delle stesse: si consideri che nel 2020 le vendite online di arte e oggetti d’antiquariato hanno raggiunto il record di 12,4 miliardi di dollari, raddoppiando il valore rispetto all’anno precedente e rappresentando una quota record corrispondente al 25% del valore di mercato (Art Basel e UBS, 2021). Mai come ora il mondo dell’arte ha dimostrato la sua incredibile versatilità, adattandosi ai nuovi strumenti offerti dalla tecnologia.

 

Cripto art e NFTs

La rilevanza del mercato online, insieme ad una sempre più accentuata concezione dell’arte quale asset di investimento, hanno portato all’affermarsi dei c.d. NFTs (Non Fungible Tokens), uno dei principali trend dell’ultimo biennio.

Gli NFTs possono essere definiti quali token crittografici aderenti a un sistema blockchain e rappresentano un asset unico, che può essere sia di natura digitale che reale. Come suggerisce l’espressione Non Fungible, ciò che distingue gli NFTs è la non fungibilità, ovvero la caratteristica di non intercambiabilità che deriva da un codice unico non replicabile.

La principale applicazione di questo sistema nel mercato dell’arte avviene nell’ambito dell’arte digitale, fungibile per natura, dato che le copie digitali sono necessariamente identiche l’una all’altra ma che, grazie al rilascio di NFTs, divengono cryptoart consentendo di rendere ogni copia unica e diversa dalle altre apparentemente uguali in circolazione

Se la blockchain già da qualche anno sta contribuendo a superare alcuni dei grandi limiti del mercato dell’arte, permettendo di apportare trasparenza circa provenienza, tracciabilità e originalità delle opere, supportando in maniera significativa la democratizzazione del mercato, gli NFTs consentono di andare ancora oltre, prestandosi a certificato immutabile della proprietà di beni sia tangibili che intangibili con possibile carattere di fungibilità. Di conseguenza, ogni singolo NFT, come visto, equivale a un certificato di proprietà dell’opera d’arte caratterizzato inesorabilmente da unicità, tracciabilità, autenticità e, soprattutto, sicurezza.

Su tale ultimo aspetto, in passato (ma ancora oggi) il rischio che un’opera venisse riprodotta o copiata, con conseguente distribuzione “non autorizzata” sul mercato e pesanti danni patrimoniali e morali all’autore, era altissimo. Oltre a ciò, le autentiche fisiche delle opere potevano essere facilmente soggette ad alterazione e contraffazione e, nondimeno, le perizie di parte, in quanto frutto di valutazioni empiriche e potenzialmente influenzabili da innumerevoli fattori esterni, potevano non essere in grado di garantire quel livello necessario di certezza dei fatti.

Per ovviare a tali possibili criticità molti artisti hanno ritenuto di sfruttare la tecnologia degli NFT e della blockchain, a mezzo delle quali ricorrono maggiore sicurezza e affidabilità delle operazioni e, contestualmente, maggiore possibilità di remunerazioni.

L’attrattività degli NFTs ha portato il relativo mercato a esplodere nei tempi recenti, registrando una crescita del 200% nel 2020 e raggiungendo un valore superiore ai 250 milioni di dollari (NFTs report 2020). L’universo degli NFT, peraltro, risulta maggiormente dinamico per i giovani artisti, autori di oltre la metà delle opere presenti oggi sui canali digitali, che consentono maggiore visibilità e concreta realizzazione di profitti.

Nel settore dell’arte, la transazione più significativa ad oggetto NFTs è ad oggi rappresentata dall’opera The First 5000 Days di Beeple, monumentale collage digitale realizzato appositamente per Christie’s e prima opera d’arte basata su NFTs puramente digitale messa in vendita da una casa d’aste. L’opera è stata battuta online nel marzo 2021 per 69 milioni di dollari, realizzando il nuovo record mondiale per un’opera d’arte digitale, il prezzo più alto mai realizzato da un qualsiasi lotto in qualsiasi asta solo online e il totale più alto registrato in un’asta solo online.

Questa importante transazione non ha potuto che causare un aumento dell’appeal di questo mercato e un notevole aumento della domanda e offerta di NFTs.

 

Co-proprietà

Alcune società di consulenza del settore propongono un’innovativa applicazione degli NFTs nel contesto della co-proprietà d’arte: tramite il modello del pooling investment, è possibile rendere l’investimento in arte sicuro e molto più accessibile, andando così verso una maggiore democratizzazione di questo complesso e sempre più attraente mercato. Si offre la possibilità a collezionisti, aziende e individui privati di divenire co-proprietari di opere d’arte, acquistando una o più quote delle stesse in forma di NFTs.

Si potrebbe affermare che, giuridicamente, i token non fungibili possono certificare le shares che costituiscono un’innovativa forma di “comunione” di beni (in Italia regolata dal Codice civile agli artt. 1100-1116 c.c.).

Invero, nella comunione, la proprietà o altro diritto reale spetta a più persone e ogni comproprietario è titolare di una percentuale/quota sull’intero bene e non già di una porzione materiale o fisica dello stesso: si verifica in poche parole una scissione tra acquisto materiale dell’opera e acquisto del diritto sull’opera.  

Mediante l’istituto della comunione è possibile creare diverse frazioni (art share) del bene opera d’arte, rappresentate dagli NFT, da scambiare sulla blockchain che convalida la transazione e registra la nuova acquisizione. Infatti, alle opere incorporate in NFT è riconosciuta la garanzia della provenienza e storia dell’opera d’arte tracciate sulla blockchain che consente di ricostruire la cronologia dei suoi proprietari, a garanzia della verificabilità del suo valore attuale e futuro.

Ciascun partecipante può servirsi della cosa in comune, con l’unica limitazione di non alterare la destinazione del bene e non impedire agli altri di farne parimenti uso secondo il proprio diritto.

Per quanto concerne le spese necessarie alla conservazione e al godimento del bene (opera d’arte), ciascun partecipante deve contribuire in proporzione alla relativa quota. Parimenti vengono suddivisi i vantaggi, le utilità che potrebbero derivare dallo sfruttamento o dal godimento dell’opera stessa.

Spesso, l’amministrazione e la gestione del bene sono affidate, di comune accordo, a un soggetto Gestore, rappresentato inizialmente dalla società stessa, che deve osservare una serie di precetti, tra cui ad esempio,  l’obbligo di rendere note ai comproprietari le operazioni contabili assunte in ragione della gestione dell’opera, mediante la redazione e successiva approvazione di un rendiconto consuntivo annuale nonché di garantire la corretta conservazione del bene, adottando, previa autorizzazione, le azioni opportune per il restauro e la manutenzione dell’opera. Il Gestore deve altresì agire nell’esclusivo interesse dei comproprietari al fine di promuovere l’opera e valorizzarne gli aspetti economici e culturali.  

È fondamentale che l’opera d’arte sia garantita assicurativamente con strumenti adeguati, stante la peculiarità del settore e la fluttuazione del valore da assicurare. Ancora, i comproprietari possono chiedere ed ottenere l’esclusiva temporanea detenzione dell’opera d’arte per mostre e/o iniziative pubbliche/private, previa apposita comunicazione scritta al Gestore, nel rispetto dei regolamenti contrattuali. 

Si osserva, inoltre, che l’uso commerciale dell’opera in comproprietà da parte dei contitolari può subire delle restrizioni di carattere economico in relazione al diverso contenuto della licenza NFT sottoscritta. L’ambito contrattuale descritto, naturalmente, è improntato al rispetto della normativa antiriciclaggio che richiede un’adeguata verifica dei comproprietari e del denaro e/o capitale impiegato nelle operazioni suindicate nonché la relativa segnalazione di attività sospette.

In conclusione, le opere d’arte nel mondo digitale e della tecnologia rappresentano un conveniente strumento di investimento diffuso in considerazione degli innumerevoli vantaggi in termini di sicurezza, autenticità, remunerazione e, perché no, di diffusione della cultura dell’arte.

L’arte è come la vita, che può vivere all’infinito grazie alla trasmissione del DNA. Un’opera d’arte si tramanda anche imprimendosi negli sguardi di chi l’ha ammirata.