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I chirurghi nella storia delle vaccinazioni

Cerusici, bubboni, inoculazioni
La storia delle vaccinazioni
La storia delle vaccinazioni

Ha debellato poliomielite, vaiolo, difterite, sifilide e si spera che presto sconfiggerà anche il Covid-19. Il vaccino, lo strumento che ha rivoluzionato la medicina, è stato somministrato con componenti diversi ma tutti efficaci. Al Museo di Arti Sanitarie di Napoli ne è custodita la storia che viene raccontata attraverso lancette di varia foggia in uso a cerusici, macchine con lame nascoste a scatto, libriccini di avvenuta vaccinazione.

Scarificatore per salasso e inoculazione vaccinica
Scarificatore per salasso e inoculazione vaccinica

Qui i documenti narrano della pratica vaccinale del vaiolo che nel 1796 ebbe il suo padre in Edward Jenner, del quale una riproduzione in bronzo del busto è custodita nel museo. Jenner usò siero vaioloso estratto da mammelle di bovini infetti e lo inoculò nell’uomo provocando un’infezione trasmessa attraverso l’incisione di una lama chirurgica. A Jenner che non era laureato in medicina, fu consentito di esercitare la professione medica perché aveva svolto il tirocinio con due chirurghi di grande spessore come Ludlow e Hunter. Molti cattedratici suoi contemporanei, rosi dall’invidia, lo giudicarono solo un salassatore fortunato, non riuscendo a persuadersi che un empirico di campagna avesse potuto compiere una scoperta tanto clamorosa. Forse, i due chirurghi maestri gli infusero il coraggio di osare. 

Inoculatore con taglienti nascosti e assicurati ideato da Achille Vergari
Inoculatore con taglienti nascosti e assicurati ideato da Achille Vergari

Al museo lancette di varia foggia, strumenti per incidere la cute con lame nascoste a scatto. Ma per lungo tempo, la maggior parte dei cerusici e dei medici usò semplici lancette, più facili da reperire e ripulire. La delicatezza che occorreva nel prelevare l’umore vaccinico e la precisione nelle incisioni della inoculazione richiedevano una gestualità educata della mano. In particolare, l’incisione sul braccio o sulla spalla del ricevente doveva essere breve e poco profonda, sino al derma reticolare, per non provocare eccessivo sanguinamento. L’operatore teneva ben tesi i tegumenti cutanei con una mano e con l’altra praticava l’incisione mediante la lancetta intrisa di siero vaccinico. Anche nelle cassette e nelle trousse chirurgiche più complete, oltre ai vari strumenti per legare vasi e per amputare, vi erano lancette con punta romboidale, vaccinatori a scatto con sistemi meccanici a molla e lame multiple, sia di forma triangolare che circolare.

Nel tempo prevalsero vaccinatori con punta a stilo, simili ad un pennino di calamaio.

A Napoli, Achille Vergari inventò l’inoculatore con taglienti nascosti e assicurati per praticare incisioni senza spaventare i bambini come descrisse nell’articolo Memoria su di un nuovo strumento per vaccinare con taglienti nascosti ed assicurati, in Biblioteca vaccinica, pubblicato a Napoli nel 1817.

Biblioteca vaccinica. 1832
Biblioteca vaccinica. 1832

 Nel Regno delle Due Sicilie i chirurghi parteciparono spesso alle commissioni centrali vacciniche. Antonio Miglietta, segretario perpetuo della Commissione, fu affiancato da brillanti cerusici, quali Michele Troja e Gennaro Galbiati; il primo perito in chirurgia urologica ed oculistica, il secondo in chirurgia ginecologica. Entrambi portarono la loro vivacità di ricercatori nella commissione vaccinica, tanto che insieme a Giuseppe Negri e Ferdinando Palasciano, allievo dei primi due, misero a punto una tecnica di antropozoonosi o retrovaccinazione. L’applicazione del vaccino basato sul trasferimento da braccio a braccio di materiale immunizzante era poco pratico e non molto soddisfacente. Inoltre, presentava il rischio di trasferire altre malattie quali tubercolosi, sifilide e lebbra. Per ovviare a questa temibile evenienza, molti medici prelevavano linfa solo dalle bovine ammalatesi spontaneamente.

Gli studiosi Troja, Galbiati e Negri inocularono siero delle pustole vacciniche umane nella cute delle vacche che produssero così abbondante linfa. Fu Galbiati in particolare a rendere sistematico il procedimento di far ritornare all’animale il pus bovino prelevato dall’uomo, con una tecnica definita retrovaccinazione.

La storia delle vaccinazioni
Vajiuolo vaccino nello stato di disseccamento osservato dal prof. Miglietta per la Commissione centrale di vaccinazione di Napoli

Negri, nel 1840, perfezionò il metodo trasmettendo la linfa delle pustole vacciniche non ancora mature, contenenti una quantità maggiore di virus, da una vitella all’altra. Alla fine, fu un altro chirurgo napoletano, Ferdinando Palasciano, primario all’ospedale degli Incurabili, che divulgò la metodica considerata universalmente adatta a fornire un buon vaccino. Queste indicazioni consentirono di produrre localmente ceppi di virus vaccinico. Il riconoscimento della comunità scientifica avvenne al convegno di Lione del 1864, che ratificò anche il successo della campagna vaccinica nel Sud dell’Italia.

Oggi il vaccino è inoculato attraverso una semplice puntura, in genere per via intramuscolare.

Pratiche del passato ritornano anche nel presente: un documento del Comitato Centrale di Vaccinazione, custodito nel museo, fornisce istruzioni da tenere durante l’inoculazione vaccinica, che può essere indistintamente praticata in tutte le età, in ogni stagione e ad onta di qualunque circostanza individuale, non esclusa la gravidanza, la mestruazione od altro di analogo.

Dispaccio di Ferdinando IV di Borbone che regolamenta la pratica dell’inoculazione  del vaccino contro il vaiolo
Dispaccio di Ferdinando IV di Borbone che regolamenta la pratica dell’inoculazione del vaccino contro il vaiolo

Nel testo Le istruzioni per la vaccinazione vengono date disposizioni per il “richiamo” dopo la prima dose di vaccino con tanto di rilascio del certificato di avvenuta vaccinazione con eventuali effetti collaterali. Un po’ come ai nostri tempi, quelli del Covid-19.

 

Per saperne di più:

Documenti

  • Museo delle Arti Sanitarie, Real Dispaccio di Ferdinando IV Re delle Due Sicilie, 25 Luglio 1802, coll. 11378

 

Libri

  • Biblioteca vaccinica, Napoli, nell’ex-monastero di Monteoliveto, 1817,fasc. III, IV, VI
  • Biblioteca vaccinica, Napoli, nell’ex-monastero di Monteoliveto, 1831, vol. XIV
  • Comitato Centrale di Vaccinazione Napoli, Istruzione concernente al metodo da tenersi nell’inoculazione vaccina, Napoli, presso Angelo Coda Stampatore del Comitato,1807
  • Giuseppe Cutrona, Giornale vaccinico del dottore in medicina Giuseppe Cutrona socio e segretario perpetuo della Commissione centrale di Vaccinazione, Palermo, Tipografia Spampinato, 1835, vol. IV
  • Salvatore De Renzi, Sulla scoverta del Cow-Pox nella Capitanata, Napoli, dalla tipografia del Filiatre Sebezio, 1839
  • Michele Pontecorvo, Storia delle vaccinazioni, dalle origini ai giorni nostri, Origgio (VA), Ciba-Geigy,1991
  • Gennaro Rispoli, Carmela Caccioppoli , Pianeta pandemia: Storie di epidemie e vaccini, Napoli, Edizioni Il Faro d’Ippocrate, 2021     
Archivio di Stato di Napoli

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