Il “cantiere ESG”: la Prassi UNI/PdR 178:2025 e la metamorfosi della responsabilità d’impresa

Il “cantiere ESG”: la Prassi UNI/PdR 178:2025 e la metamorfosi della responsabilità d’impresa
Un nuovo lessico per l’edilizia
Il 23 luglio 2025 segna un passaggio che merita di essere letto non solo come fatto tecnico-normativo, ma come segnale di una mutazione più profonda. Con l’entrata in vigore della UNI/PdR 178:2025 – “Codice di condotta ESG per i cantieri del settore delle costruzioni” – il mondo dell’edilizia si confronta per la prima volta con una regola che non prescrive soltanto, ma indirizza; che non si limita a dettare obblighi minimi, ma chiede di assumere impegni, misurarli, renderli trasparenti.
Il “cantiere” – tradizionalmente spazio della produzione materiale, segnato da tempi compressi e conflitti quotidiani – viene qui risignificato come laboratorio di sostenibilità. L’adozione della prassi si colloca nel solco delle evoluzioni europee in materia di corporate sustainability¹, ma al tempo stesso traduce in linguaggio operativo quella transizione ecologica che finora era rimasta soprattutto promessa politica.
La forza della soft law
La prassi non è legge in senso tecnico. È una regola volontaria, una di quelle forme di soft law che negli ultimi anni hanno popolato il diritto dell’impresa e che, pur prive di sanzione statale, finiscono per incidere sulla vita delle aziende. L’adesione alla UNI/PdR 178, infatti, genera conseguenze concrete: impegni formalizzati in sede di governance societaria, effetti reputazionali, condizioni di accesso a commesse pubbliche e private, fino a criteri di valutazione per banche e investitori.
Ciò che in apparenza resta facoltativo si trasforma così in vincolo indiretto: la norma volontaria diventa parametro contrattuale e, di fatto, obbligo competitivo. Una dinamica che richiama la metamorfosi già osservata in altri ambiti – dal corporate governance code al GDPR prima della sua cogenza – dove il diritto vivente precede e prepara quello scritto².
La prassi si fonda su una metodologia di valutazione ispirata alla UNI EN ISO 14021:2021 "Etichette e dichiarazioni ambientali - Asserzioni ambientali auto-dichiarate" e alla UNI/TS 17033:2020 "Asserzioni etiche ed informazioni di supporto - Principi e requisiti", configurandosi quale sistema di certificazione volontaria che può assumere rilevanza nei rapporti con committenti pubblici e privati, istituti di credito e altri stakeholder aziendali.
Otto impegni, una nuova responsabilità
La UNI/PdR 178 costruisce la sua architettura su otto aree: governance, decarbonizzazione, ambiente, legalità, lavoro, sicurezza, impegno sociale e catena di fornitura. Si tratta di un mosaico che copre l’intera vita del cantiere: dalla delibera del Consiglio di Amministrazione che sancisce la scelta strategica, alla due diligence ambientale, alla formazione ex D.Lgs. 231/2001, fino alle procedure di buon vicinato e al controllo digitale degli accessi.
La logica è progressiva: tre livelli di certificazione, dal base all’avanzato, che permettono di misurare il grado di impegno e rendono la sostenibilità un percorso – non una dichiarazione. Il cuore dell’innovazione sta proprio qui: trasformare un principio etico in prassi verificabile, con conseguenze giuridiche per gli amministratori e concretezza operativa per le imprese.
Le ombre: sovrapposizioni e nuove figure
Non mancano, tuttavia, i profili critici. La prassi rischia di sovrapporsi a normative cogenti già esistenti – dai CAM edilizi alla disciplina della sicurezza – generando confusione più che chiarezza. Inoltre, la creazione del “Responsabile Cantiere ESG” introduce una figura professionale nuova, ma priva di chiari requisiti giuridici e di un regime di responsabilità definito. Qui si misura la fragilità di uno strumento che, pur ambizioso, lascia aperti interrogativi destinati a emergere nella prassi applicativa.
Dal vincolo etico al vantaggio competitivo
L'impegno alla legalità si sostanzia nella formazione sulla responsabilità amministrativa ex D.Lgs. n. 231/2001, nell'adesione a protocolli di legalità o nell'ottenimento del rating di legalità AGCM, fino all'adozione di un Modello Organizzativo e di Gestione (MOG) con Organismo di Vigilanza operativo.
Ma la vera novità, forse, non sta tanto nei singoli requisiti, quanto nel messaggio complessivo: la sostenibilità non è più opzione etica, ma fattore competitivo. Un’impresa che aderisce alla UNI/PdR 178 potrà vantare non solo conformità, ma credibilità verso stakeholder e istituti di credito. Al contrario, il rischio è che i costi di implementazione penalizzino le PMI, accentuando le disuguaglianze di accesso a bandi e finanziamenti.
Si tratta dunque di uno strumento ambivalente: da un lato opportunità di modernizzazione, dall’altro possibile filtro selettivo in un settore già segnato da forti squilibri.
Impatti sulla governance aziendale e prospettive evolutive
L'adozione della prassi UNI/PdR 178:2025 comporta una riorganizzazione sostanziale dei processi aziendali, dalla governance societaria alla gestione operativa dei cantieri. L'obbligo di delibera del Consiglio di Amministrazione cristallizza la scelta strategica di sostenibilità, con possibili riflessi sulla responsabilità degli amministratori in caso di mancato rispetto degli impegni assunti.
Sul piano competitivo, l'adesione alla prassi può configurare un vantaggio nell'accesso al credito bancario - sempre più orientato ai criteri ESG - e nei rapporti con committenti sensibili ai temi della sostenibilità. Tuttavia, i costi di implementazione e certificazione potrebbero penalizzare le imprese di minori dimensioni, sollevando questioni di equità concorrenziale.
La prassi si inserisce inoltre nel più ampio processo di transizione verso l'economia circolare e la neutralità climatica, anticipando possibili futuri obblighi normativi a livello europeo e nazionale. In questa prospettiva, l'adesione volontaria odierna potrebbe trasformarsi domani in prescrizione imperativa, secondo una dinamica evolutiva già sperimentata in altri settori.
Conclusione: il cantiere come spazio di diritti
La prassi di riferimento UNI/PdR 178:2025 rappresenta un tentativo ambizioso di coniugare autoregolamentazione settoriale e transizione sostenibile, introducendo nel comparto edilizio strumenti di misurazione e controllo della performance ESG. Tuttavia, la complessità del sistema e la molteplicità dei soggetti coinvolti richiedono un'attenta valutazione degli aspetti giuridici e operativi, al fine di evitare che la lodevole finalità di sostenibilizzazione si traduca in oneri burocratici privi di effettiva utilità.
La UNI/PdR 178:2025 va letta, quindi, non come un adempimento burocratico, ma come una proposta culturale. È il tentativo di collocare il cantiere dentro una dimensione più ampia: quella dei diritti ambientali, sociali e della trasparenza economica.
Se riuscirà a essere vissuta come leva di innovazione, e non come ostacolo burocratico, dipenderà dalla capacità di imprese, istituzioni e professionisti di interpretarla non come imposizione, ma come occasione. Solo allora il “cantiere ESG” potrà diventare davvero laboratorio di modernità e, in ultima analisi, di cittadinanza.