Imprese sociali: la crescita oltre le agevolazioni fiscali

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Imprese sociali: la crescita oltre le agevolazioni fiscali

Esistono realtà imprenditoriali che si collocano ben oltre le logiche di profitto e che operano nei settori più disparati.

Sono le imprese sociali, rientranti nelle fattispecie degli Enti del Terzo Settore, ai sensi del D. Lgs 112/17 (che ha sostituito il precedente D. Lgs 155/06), articolo 1, la cui qualifica può essere acquisita da "tutti gli enti privati, inclusi quelli costituiti nelle forme di cui al libro V del Codice Civile, che esercitano in via stabile e principale un'attività d'impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, adottando modalità di gestione responsabili e trasparenti e favorendo il più ampio coinvolgimento dei lavoratori, degli utenti e di altri soggetti interessati alle loro attività".

Si tratta di realtà in crescita,  che registrano un incremento annuo del 4,9% rispetto al resto del tessuto imprenditoriale, in calo mediamente dello 0,1%, e che - rispetto alle alternative tradizionali - stanno gradualmente conquistando maggiore rilevanza e diffusione.

È interessante notare come la spinta sottesa a questo fenomeno incrementale prescinda da sistemi di fiscalità premiante o agevolativa, i quali, per quanto previsti e promessi, ancora sono lontani dal potersi definire come compiuti e, dunque, restano per lo più ancora attesi.

Il d.lgs. 112/2017, come modificato dall’art. 7 del D. Lgs. 20 luglio 2018, n. 95 , ha introdotto, infatti,  all’art. 18 importanti novità  in materia di fiscalità e sostegno economico in favore delle imprese sociali, con particolare riferimento - a titolo non esaustivo- a :

  1. utili e agli avanzi di gestione ( i quali  non concorrono  alla formazione del reddito imponibile ai fini delle imposte dirette alle condizioni esplicitate dalla normativa);
  2. detrazioni, in misura non eccendente il 30%, dall’IRPEF per  investimenti, da parte dei contribuenti nel capitale sociale di una o più società, incluse le soc. cooperative, che abbiano acquisito la qualifica di impresa dopo la data di entrata in vigore del decreto e alle condizioni e con i limiti esplicitati nella normativa;
  3. detrazioni in misura non eccendente il 30%, dall’IRES per  investimenti da parte delle società,  in capitale sociale  di una o più società, incluse le soc. cooperative, che abbiano acquisito la qualifica di impresa dopo la data di entrata in vigore del decreto e alle condizioni e con i limiti esplicitati nella normativa.

Tuttavia, l’efficacia delle norme di cui alla surrichiamata disposizione  è subordinata alla preventiva autorizzazione della Commissione Europea, richiesta ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 108 , par. 3 , del TFUE al Ministero del Lavoro e delle Politiche Economiche.

Si aspetta, dunque, a breve che la Commissione Europea si pronunci sull’impianto fiscale della riforma che dal 2017 ha investito l’intero settore.

Il compito dell’Unione Europea sarà quello di procedere all’esame delle norme per giustificare il trattamento economico di maggior favore da riservare alle realtà imprenditoriali che, pur avendo carattere economico, non hanno finalità lucrative e di verificare  che non si producano effetti distorsivi nei mercati e/o alterazioni della libera concorrenza, tali da sostanziarsi in un privilegio per alcuni operatori a danno di altri.

Posta la rilevanza assunta dal Terzo Settore in ambiti specifici, quali ad esempio  quello assistenziale, di cura e welfare estensivamente intesi, non stupisce come la pressante domanda di servizi abbia indotto le primordiali organizzazioni operanti nel Terzo Settore ad evolvere verso forme più complesse di tipo imprenditoriale, rendendo con ciò necessaria una disciplina composta sulla materia e progressivi interventi di rimaneggiamento della stessa.

Con la normativa sulle imprese sociali si assiste, quindi, a un vero e proprio tentativo del Legislatore di superamento della tradizionale dicotomia esistente tra realtà non aventi scopo di lucro e le società regolate dagli artt. 2291 e ss. del codice civile, in ordine alla possibilità di esercizio delle attività commerciali in forma imprenditoriale.

Il concetto di imprenditoria si separa, quindi, da quello di finalità lucrativa per legarsi ad una diversa concezione di valore aggiunto:  rispetto al modo tradizionale di fare impresa, lo sforzo è tutto teso nel tentativo di produrre servizi innovativi ad alto contenuto relazionale, capaci di  generare un circolo virtuoso che produca effettivi positivi per le comunità e per lo sviluppo locale, mediante l'adozione di valori tipici di una impresa attenta ed inclusiva, che garantisca democraticità organizzativa e giustizia sociale, coinvolgimento diretto dei lavoratori nella propria gestione, pari opportunità e  riduzione delle disparità.

Risale agli anni ‘80 la comparsa delle prime organizzazioni con finalità sociali all’interno di mercati concorrenziali,  ma solo a partire dalla riforma del 2017  l’impresa sociale cambia in modo strutturale.

All’art. 2 del  D.Lgs. 112/2017 troviamo un elenco dei settori in cui le imprese sociali possono operare, certamente ben più ampio di quello inizialmente contenuto nella originaria formulazione.

In effetti, inizialmente, dette imprese si ponevano il fine ultimo di fronteggiare esigenze che non potevano essere esaustivamente soddisfatte dall’intervento pubblico e, dunque, si connotavano per la volontà di fornire risposta a bisogni emergenti che il modo tradizionale di fare impresa intenzionalmente ignorava- in quanto scarsamente redditizi in una logica di costi/ricavi - e che non riuscivano a  trovare adeguato soddisfacimento neanche nelle politiche governative più assistenzialiste.

Oggi le imprese sociali hanno a cuore il proprio territorio, si impegnano oltre l’originaria missione assistenziale e di cura, anche  in altri ambiti operativi quali la cultura, la formazione, i servizi di supporto ad altre imprese e la ricettività.

E, inoltre, mutano la componente soggettiva della propria governance, dimostrando di fatto di preferire i giovani ( il 22% degli amministratori è under 35  e il 27% over 55) e le donne.

Anche qui si assiste, dunque, alla valorizzazione del ruolo femminile e dei tratti caratteristici della relativa leadership ( tra cui,  ad es. inclinazione alla valorizzazione dei singoli/inclusività, capacità di mediazione, visione di lungo periodo, empatia )  e al tentativo di colmare la disparità di genere  anche come opportunità per contenere il rischio connesso alle attività imprenditoriali, ivi comprese quelle sociali di cui al presente approfondimento.

Queste e altre sono state le risultanze emerse dal  rapporto 2023 di Terzjus, Osservatorio di diritto del Terzo settore, della filantropia e dell’impresa sociale, presentato il 18 ottobre 2023  a Roma a Palazzo Wedekind.

 Secondo i dati riportati nel rapporto di Terzjus, al 31 dicembre 2022 le imprese sociali “attive” sono 20.452 unità (coop sociali comprese), di cui 877 si sono costituite e/o qualificate come imprese sociali nel corso del precedente anno (2022).

Il numero delle imprese sociali nate dopo la riforma del D.lgs. 112/2017 sale  così a 4.340 unità.

Numeri destinati a crescere e ad alimentare il circolo virtuoso già avviato.

Fonti:

  • D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 155 – Disciplina dell’impresa sociale a norma della Legge 13 giugno 2005, n. 118
  •  D.Lgs. 3 luglio 2017, n. 112 – Revisione della disciplina in materia di impresa sociale , a norma dell’art. 1, comma2, lettera c) della legge 6 giugno 2016, n.106
  • D.Lgs. 20 luglio 2018, n. 95 - Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 112, recante revisione della disciplina in materia di  impresa sociale, ai sensi dell’articolo 1, comma 7, della legge 6 giungo 2016, n. 106
  • Trattato del 25 marzo 1957 sul funzionamento dell’Unione europea ( ex Tratto istitutivo cella CE stipulato a Roma nel 1957) [Trattato TFUE]
  • Borzaga C.,Defourny J. (a cura di), L'impresa sociale in prospettiva europea, Trento, Edizioni 31, 2001
  • Borzaga C.,Ianes A. (a cura di), Economia della solidarietà. Storia e prospettive della cooperazione sociale,           Donzelli, Roma, 2006
  • A. Propersi – G. Rossi,  Gli enti del terzo settore. Gli altri enti non profit dopo la Riforma. Terza Edizione. Giuffrè Francis Lefebvre S.p.A. Milano -  2022 
  • Il Sole 24 Ore|15 ottobre 2023|NORME E TRIBUTI| pag. 18 – “Crescono le imprese sociali: vince la formula dell’inclusione“ di Maria Carla De Cesari
  • Il Corriere della Sera |31 ottobre 2023|pag.32  - “Non profit, arriva il fisco amico?” – di Giulio Sensi