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Il Coronavirus, gli equilibri europei e la forza della Costituzione italiana

Gli aiuti cinesi
Sergio Mattarella
Sergio Mattarella

Intensificare la solidarietà tra i loro popoli rispettandone la storia, la cultura e le tradizioni”; questo è ciò che si enuncia, in termini di principio valoriale, nella parte dedicata al preambolo del Trattato sull’Unione Europea del 2016.

Quando il Coronavirus sarà passato occorrerà ricordare che l’Italia ha avuto un’arma in più che altri paesi europei non hanno (e che, forse, possono solo sognare): la nostra Carta Fondamentale.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo la recente dichiarazione di Christine Lagarde Noi non siamo qui per accorciare gli spread. Non è questa la funzione né la missione della BCE. Ci sono altri strumenti e altri attori deputati a queste materie”, ha chiesto solennemente più solidarietà europea.

Non di certo si può dire che Mattarella abbia solo fatto gli interessi italiani con una presa di posizione del genere.

In realtà la portata delle poche (ma decise) parole del nostro Presidente della Repubblica, vanno ben oltre il confine dialettico politico - istituzionale: è una dichiarazione in difesa dell’inviolabilità dei Diritti dell’Uomo.

Implicitamente, però, lo stesso Mattarella ha detto tra le righe (ed a buon intenditor) che Christine Lagarde ha tecnicamente ragione e che gli Stati europei devono dare e fare di più per valorizzare il senso di una comunità allargata ed unita.

A conti fatti il Coronavirus è stato dichiarato da OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) vera e propria “pandemia”.

Domanda spontanea: siamo tutti chiamati in egual misura ad una globale presa di coscienza della delicatezza del momento storico o possiamo serenamente considerare che gli Stati (europei e non) si debbano auto-responsabilizzare a seconda del grado di difficoltà nella gestione del virus e della sua evoluzione?

Nelle parole di Mattarella c’è una portata di enormità valoriale che dovrebbe smuovere tutti gli europei compresi i britanni (e non gli inglesi solamente) ormai ordinati verso il “separatismo auto-immune”.

La solidarietà, tuttavia, è una cosa seria.

È ciò su cui si fonda la pace, l’eguaglianza tra le genti, la centralità dell’essere Umano rispetto alle pur necessarie politiche monetarie e di sviluppo che a “buon diritto” (come direbbe il nostro Presidente Mattarella), in tempo di emergenza sanitaria ed umanitaria, possono mettersi un attimo da parte.

Sembrerebbe essere arrivati ad una rottura degli equilibri europei costruiti dal dopoguerra in poi?

Non la vedo così. Anzi.

Matterella con due parole ha preso per mano l’Europa che conta. 

L’Europa dei Valori fondamentali.

Ha preso al balzo la posizione della Lagarde, pur discutibile e criticabile da un certo punto di vista, ma tecnicamente giusta perché la BCE non decide e dispone degli strumenti di finanza solidale verso i singoli Stati in tempi di perdita da spread.

La credibilità complessiva di uno Stato si misura su tanti elementi di politica strutturale e variabile che dipendono, comunque, da altre logiche: non certo l’emergenza da coronavirus.

Lo dice espressamente la numero uno della BCE: ci sono altri strumenti ed attori a ciò deputati (come, ad esempio, il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa).

D’altronde come dare torto alla BCE?

È la politica europea che deve prendere in mano la situazione “pandemica” per non portare a fallimento i singoli Stati dell’Unione e le produzioni interne (aziende in primis); quest’ultime vero pilastro su cui si poggia l’intero sistema di sviluppo dell’Euro-zona e che permette ad euro stesso di valere qualcosa nel mondo (quest’ultimo, a dire il vero, ormai dominato da un prevalente trend di spostamento del debito pubblico degli altri paesi in mano cinese).

La credibilità dell’Italia dove sta allora?

Nei valori costituzionali anzitutto!

Si tratta di quei valori che hanno contribuito dall’inizio della storia d’integrazione europea a consolidare i “Diritti inviolabili dell’Uomo” ed i vari Trattati fino ad arrivare all’ultimo del 2016 nel cui preambolo espressamente si affermano le intenzioni degli Stati aderenti.

Tra i firmatari del Trattato su UE in quel 7 giugno 2016 (prima del Brexit vote del 23 giugno 2016) c’era anche la Gran Bretagna, la quale ebbe a siglare solennemente (più che un accordo) una promessa, un’obbligazione morale, un impegno nei confronti dell’umanità intera benché confinato ai perimetri europei.

Parola d’ordine per tutti era ed è “intensificare la solidarietà tra i loro popoli rispettandone la storia, la cultura e le tradizioni”!

Questa la radice comune.

Questa la madre di tutto.

Questo il pilastro che rende l’idea di quanto funzionale sia l’Europa se mette al centro di tutto l’Uomo, la persona, l’essere, la vita.

Mattarella non ha rivolto un richiamo diretto alle cancellerie di Macron, Merkel, ecc., ma ha concretamente ordinato a Von der Lyen e company di darsi da fare.

Senza solidarietà non c’è Europa.

Crisi greca docet direbbe qualcuno.

Attenzione, però, che in Grecia c’è stata un’ondata di speculazione incredibile in un momento drammatico per i cittadini di quel paese (in poche parole chi aveva qualcosa di colpo non aveva più alcunché e chi non aveva alcunché è sprofondato in ulteriore e più grave miseria umana con effetti devastanti).

La sfida italiana, oggi, è del tutto ancorata ad altro essendo un paese fondatore della prima CECA e poi CEE.

Ora tocca all’Italia che, da sempre, da all’Euro-zona incondizionatamente benché lo stivale sia affetto da indebitamento pubblico cronico.

Lagarde, pur rude e poco diplomatica, è stata seria nel rispondere.

Che ruolo gioca il Consiglio Europeo allora? E la Commissione europea? Il Parlamento europeo?

Non dimentichiamo che le rispettive presidenze sono in mano a Belgio (o Francia è quasi uguale), Germania, Italia.

La BCE, prima a guida italiana con Mario Draghi, ora è francese.

Può dirsi sostanzialmente, quindi, che a Macron è andato il 2/4 delle istituzioni europee ed a Merkel ¼ tanto quanto l’Italia (a cui già in precedenza era stata ugualmente data la presidenza del parlamento con Antonio Tajani).

Non scordiamo che da qualche tempo (non tanto lontanamente) Francia e Germania hanno dato inizio alla cooperazione per formare un esercito unico in probabile controtendenza rispetto ai dettati europei (come ad esempio l’articolo 42 del Trattato di Lisbona).

Quindi si può dedurre che l’asse franco-tedesco stia seminando, in termini di strategia politica, nella speranza attuativa futura di poter sferrare un vero e proprio assalto totale alle cancellerie limitrofe e periferiche dell’UE.

Ciò si riflette, in altri termini, in un gioco di scacchi volto a mettere in minoranza prossima l’Italia in sede parlamentare europea.

In questa prospettazione delle cose (ovviamente del tutto probabilistica) si dimentica e sottovaluta, però, un elemento importante della vicenda politica comunitaria ed internazionale: all’Italia vogliono tutti bene.

E se l’Italia decide, ad una certa ora della cena, che pizza e spaghetti non li mette più a tavola (mi perdonerete per la metafora)?

Con coronavirus è in gioco ben più della stabilità economica dell’Euro-zona; il rischio serio è che nella valuta Euro in molti non vedranno più una corrispettività di garanzia, di valori sociali, di concreta speranza nel potere d’acquisto corrente ed effettivamente coniato dalle istituzioni europee.

La moneta ha senso se ha un corso forzoso corrispondente, quanto più possibile, alla capacità di essere considerata valida tra le persone che devono utilizzarla (e non somministrarla).  

Matterella ha usato parole abbastanza filantropiche nel richiamare l’Europa al senso comune di rispetto dei “Principi ispiratori” dello stare insieme.

Rispetto di valori fondamentali che senza un minimo di onore, concretezza e disciplina, non riflettono e non rifletteranno più nel mondo che ci circonda (e nelle intenzioni dei c.d. mercati a comprare il debito pubblico singolo nazionale) l’affidabilità del sistema intero.

Brexit, non a caso, ne è stata una delle conseguenze.

Ed il problema di fondo non risiede nella questione di quanto denaro c’è in giro o meno, battere o non battere moneta (atteso che sia BCE che banche nazionali possono farlo ai sensi dell’articolo 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) oppure quanta ne hanno i “mercati finanziari” o i “mercati della gente comune”.

Sarebbe troppo riduttivo.

Il punto è comprendere che Euro ha un senso se ha una certa velocità di scambio. Cosa che può essere fatta solo a determinate condizioni che non per forza corrispondono a crescita; talvolta può esser la genesi dell’inflazione tanto temuta dai costituendi del mercato comune europeo (non a caso l’articolo 127 Trattato su funzionamento dell’Unione europea enuncia come obiettivo principale SEBC la stabilità dei prezzi).

Ma qui, ora, per tutta Europa, è in ballo qualcosa di più importante rispetto al controllo dei prezzi: la stabilità delle democrazie (con tempi decisionali biblici) dinanzi all’emergenza umanitaria (con tempi di velocità ed avanzamento olimpici).

Si faccia ammenda subito, allora, con l’umiltà e la serietà che occorre perché quanto detto dalla Lagarde con sincerità rappresentata non altro che la punta dell’iceberg di uno scollamento tra istituzioni, democrazia e vita reale che piano piano l’iper drogamento finanziario sta rosicchiando alla pace sociale.

In tutto ciò rimane un insegnamento per l’Italia: la nostra casa, pur diroccata e senza luce, è pur sempre accogliente ed invidiata da tutti!

Dobbiamo essere orgogliosi della nostra identità, sudata, calpestata, violentata nel tempo, ma pur sempre capace di affermarsi all’apice ed ai livelli massimi della storia umana che conta davvero: la tutela della vita.

A questo la Cina, pur essendo un paese a scarsa (se non inesistente) democrazia, si è avvicinata e si sta avvicinando anche grazie a trent’anni di produzione delle nostre aziende nel paese orientale che, da una parte, ha certamente impoverito nel breve-medio periodo il sistema nazionale dello stivale in relazione al denaro disponibile destinato agli investimenti ed alla velocità di scambio, dall’altra parte, ha creato un nuovo mercato di consumatori consapevolmente orientati od orientabili nel medio-lungo periodo ad innamorarsi sempre più dell’intramontabile “Made in Italy”.

Costi quel che costi, Mattarella ha messo sul piatto della bilancia il nostro valore: un tricolore che non ammalia, ma da certezze di sapercela fare anche senza un euro in tasca.

E state certi che ce la faremo perché sappiamo sdebitarci con chi ci sta vicino (anche a kilometri di distanza).

D’altronde la nostra Costituzione lo dice al mondo intero dal 1948.