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Il cugino di Babbo Natale

Un Natale un po'.... differente
Il cugino di Babbo Natale
Il cugino di Babbo Natale

Il cugino di Babbo Natale

un racconto di Natale di Luca Martini

 

Lottava. Con tutte le sue forze.

Lottava col sonno, ma voleva resistere.

D'altro canto, ormai mancava poco alla mezzanotte, nemmeno mezz'ora, ed era certo che Babbo Natale sarebbe arrivato di lì a poco a portare regali, dolcetti e sorprese. Glielo dicevano da anni la mamma e il papà, e lui era certo che quella volta l'avrebbe visto, non come l'anno precedente, che si era addormentato subito.

No, quella volta, finalmente, avrebbe capito.

Ettore aveva dato la buonanotte, li aveva baciati, papà sulla guancia, mamma sulle labbra, si era sdraiato nel letto ma non aveva chiuso gli occhi. Aveva sentito ogni rumore, ogni passo, ogni parola. E adesso che tutto taceva aveva aperto la porta della camera, l'aveva avvicinata e si era seduto lì vicino, per sbirciare.

Il tempo passava lentamente.

Teneva il mento appoggiato alla mano destra, che ogni tanto cedeva e lo faceva svegliare di colpo, e tutte le volte che capitava si diceva: ancora poco, dai, resisti.

Era andato avanti così per quasi due ore. Poi, proprio quando sentiva gli occhi ormai chiudersi del tutto, avvertì un rumore.

Un cigolio, una porta che si chiudeva, qualcuno che entrava in sala e camminava sul parquet.

Non era chiaro da dove sarebbe passato Babbo Natale, visto che non avevano un camino e che i tubi, nonostante quello che gli raccontava la mamma, erano troppo piccoli per far passare un omone come quello. Che poi, chi l'aveva mai visto 'sto Babbo Natale? Chi lo conosceva? Per quanto ne sapeva Ettore, poteva anche essere un nano tipo quello che aveva visto al circo la settimana prima, o un ragazzotto smilzo, o, che so, una femmina.

No, no, ma che dici? Babbo Natale è sempre lo stesso.

Anziano, corpulento, alto, vestito di rosso, barba bianca, cappello con pon pon.

Altro che femmine, nani, magri e bambini.

Babbo Natale è così e non si discute.

Punto.

Ettore si scosse, spalancò gli occhi, scese dalla sedia e buttò il naso oltre la porta. Cercò di capire cosa stesse capitando, più con le orecchie che con gli occhi.

Qualcuno stava armeggiando in sala, vicino alla credenza.

Da lì non vedeva molto, solo un'ombra indistinta che faceva qualcosa.

Sembrava piegata, quell'ombra, come se stesse cercando o sistemando oggetti e soprammobili.

Ettore scivolò fuori dalla camera facendosi sottile, percorse il corridoio senza peso, in punta di piedi, e giunse fino alla sala. Passando rovesciò la cesta di giocattoli che stava sotto, vicino al televisore, e l'uomo, spaventato, fece un balzo all'indietro, coprendosi d'istinto il viso con la sciarpa.

“Chi sei?” fece Ettore accendendo la luce.

L'uomo, colto in flagrante, si infossò nelle spalle e camuffò la voce, rendendola scura e stentorea.

“Io... Io... Sono qui per i... Per i regali”.

Ettore lo squadrò senza paura, con un'aria interrogativa che aveva poco di infantile.

“Ma tu non sei Babbo Natale, non hai il berretto rosso, non sei vecchio”.

“Sono... Il cugino di Babbo Natale”.

“Il cugino?”

“Sì, sono il suo cugino preferito”.

“E perché non è venuto lui?”

“Aveva molto da fare stanotte, domani è Natale e lui è in giro per il mondo, a portare regali a tutti, e così mi ha chiesto di dargli una mano e di venire qui da te”.

Ettore lo guardava strizzando gli occhi, sporgendosi a destra e a sinistra, per non perdere nessun particolare.

“E io chi sono? Non merito Babbo Natale, io?”

“Ma certo, solo che non poteva proprio, ecco”.

Ettore lo percorse da capo a piedi, come uno scanner.

“E perché hai le scarpe di papà?”

L'uomo abbassò lo sguardo, maledicendosi per aver scelto proprio quelle Nike gialle che aveva solo lui in città. O quasi.

“Non sono le sue, sembrano le sue, ma sono le mie”.

Ettore fece un passo avanti, mentre l'uomo sembrava una statua di sale.

“Non capisco perché Babbo Natale non ti ha dato un vestito come il suo. Che razza di festa è, così?”

“Non ci pensare, ora lasciami finire e vai a dormire. Domattina troverai regali bellissimi”.

Ettore indietreggiò e annuì senza troppa convinzione.

Osservò i sacchi che quell'uomo aveva con sé.

C'era qualcosa che non gli tornava.

Quell'uomo non era Babbo Natale, questo era chiaro, ma non era nemmeno suo cugino.

Ettore spense la luce e attese, fingendo di andare in camera.

L'uomo continuò a fare rumore e gli parve mettesse qualcosa nel sacco anziché svuotarlo.

Ettore guardò nell'angolo e vide che sotto l'albero non cera niente.

Era tutto vuoto e non c'erano regali.

Quell'uomo portava via cose, altro che Babbo Natale.

Aveva le scarpe del papà e rubava in casa loro.

Quello era un ladro.

Così andò nell'ufficio e aprì il cassetto.

Tirò fuori la pistola di suo padre e tolse la sicura, come gli aveva visto fare tante volte. Poi prese il caricatore che suo papà teneva pieno di pallottole nel cassetto in basso e cercò di infilarlo nella rivoltella. Non l'aveva mai fatto prima ma aveva visto suo padre spiegarlo alla mamma.

“Devi saperlo anche tu, se qualcuno viene a rubare in casa dobbiamo essere pronti a difenderci”.

Le mani gli tremavano ma si sentiva grande, capace di qualsiasi cosa.

Tornò in sala, camminando con decisione, arrivò fin sulla porta e accese la luce.

“Fermati” disse con la voce piccola ma sibilante.

L'uomo si voltò di scatto e quando vide la canna della pistola che brillava alla luce della nuova lampada a led rimase paralizzato con il sacco nella mano sinistra e un pacco nella mano destra.

“Ehi, che fai?”

“Hai cambiato voce...”

“Ettore, sono papà, metti giù quella pistola” disse posando il regalo e abbassando la sciarpa che gli copriva il viso.

Ettore lo fissò senza abbassare l'arma, mentre le mani gli tremavano sempre di più. Mise la mano sinistra sotto quella che impugnava l’arma, cercando di mirare meglio, senza troppi scossoni.

“Papà? Cosa ci fai in casa nostra, come un ladro?”

“Tesoro, facevo finta di essere Babbo Natale, vedi? Ho portato i regali per te e per mamma, su, posa quell'arma”.

L'uomo fece per avvicinarsi al bambino.

“Fermati dove sei”.

Si bloccò, senza capire se il bambino stesse facendo sul serio o se fosse tutto un gioco.

“Perché hai detto che eri il cugino di Babbo Natale?”

Tirò su col naso, muovendo la pistola lungo il corpo dell’uomo.

“Perché mi hai visto mentre portavo i regali e non volevo farmi scoprire”.

“Volevi prendermi in giro?”

“Ma no, cosa dici? Era un gioco Ettore, un gioco, lo fanno tutti i papà”.

“Quello di Mattia no, però”.

C’era della rabbia nella sua voce, nei suoi occhi, sul suo viso che diventava sempre più rosso.

“Ettore, senti, io non so cosa faccia il papà di Mattia, di certo è più bravo di me, ora metti giù la pistola però, va bene? Vengo lì adesso, ok?”

“Non-ti-muo-ve-re”.

L'uomo si fermò ancora, stavolta impaurito.

“Ma che vuoi fare?”

“Volevi prendermi in giro”.

La voce era sempre più nervosa e sottile.

“No”.

“E non ti sei neanche vestito da Babbo Natale, pensavi fossi scemo, uno scemo da prendere in giro, vero?”

“Ettore, ti sbagli, per favore”.

“Neanche lo sforzo di vestirti. Tanto fai sempre così, tu e la mamma...”

“Cosa vuoi dire? Ettore”.

“Tu fai sempre così”.

L'uomo sgranò gli occhi, Ettore li strinse, l'uomo schiuse le labbra, Ettore sorrise sudando freddo, l'uomo voltò la testa verso la porta, il medesimo sudore sulle tempie. Ettore lo seguì, chiuse gli occhi, digrignò i denti e strinse forte la pistola, tirò con l'indice mentre l'uomo si copriva il volto con le mani, gridando.

Dopo pochi istanti irruppe in sala la mamma, che vista la scena lasciò partire un urlo.

Per qualche istante tutto rimase sospeso e ogni cosa perse di colore.

“Mio dio, ma che è successo?”

L'uomo era per terra, le mani ancora sul viso.

Singhiozzava, immobile, tra i regali impacchettati.

Il bambino era fermo nella stessa posizione, il viso senza espressione.

Di ghiaccio:

“Ma che hai fatto Ettore?”

Il bambino la guardò con gli occhi sbarrati.

“Uno scherzo, mamma. Era scarica, non sono riuscito a infilare il caricatore”.

La madre lo guardava atterrita, senza riuscire a dire o fare niente.

Ettore abbassò la pistola e la porse alla madre.

L'uomo si sollevò, cercando di calmarsi. Sistemò i regali sotto l'albero poi passò vicino al bambino senza guardarlo. Incrociò lo sguardo vuoto della moglie e tirò dritto verso il bagno.

“Buon Natale, cugino di Babbo Natale” disse Ettore sparandogli alle spalle con il pollice e l'indice levati.