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Il mistero di Agatha Christie, regina del giallo e dei veleni (e scrittrice per caso)

Il mitero irrisolto della regina del giallo e del mistero
Agatha Christie
Agatha Christie

Sembra che Agatha Christie (1890-1976) la scrittrice britannica definita la “regina del giallo” non avesse alcuna intenzione di scrivere libri. Pare, infatti, che iniziò a farlo a seguito di una scommessa fatta con la sorella, che sosteneva non fosse capace di scrivere un romanzo poliziesco con tutti i crismi.

Povera sorella, non credo potesse mai immaginare cosa sarebbe accaduto.

E povero anche il marito di Agatha Christie, Archibald “Archie” Christie.

Alla fine del 1926, Archie chiese ad Agatha il divorzio, in quanto si era innamorato di Nancy Neele, Il 3 dicembre 1926, i Christie litigarono furiosamente e Archie se ne andò di casa per trascorrere il fine settimana con la sua amante a Godalming, nel Surrey.

Quella stessa sera, verso le 21:45, la Christie sparì per diversi giorni senza dare notizia di sé. Lasciò solo una lettera per la sua segretaria dove diceva che sarebbe andata nello Yorkshire. La sua auto, una Morris Cowley, fu ritrovata poco dopo a Newlands Corner, sopra una cava di gesso, il cambio in folle, con una patente di guida scaduta e dei vestiti.

Ma di Agatha Christie nemmeno l’ombra.

La scomparsa della Christie creò un vero e proprio caso nazionale. Il segretario agli interni, William Joynson-Hicks,  offrì una ricompensa di cento sterline a chi desse informazioni utili a ritrovarla. Oltre mille agenti di polizia, quindicimila volontari e molti aerei perlustrarono il paesaggio rurale.

Sir Arthur Conan Doyle mise a disposizione una medium, cui diede uno dei guanti della Christie per trovare la donna scomparsa, senza risultati.

La donna fu poi ritrovata dieci giorno dopo, il 14 dicembre 1926, presso lo Swan Hydropathic Hotel (oggi Old Swan Hotel) di Harrogate, nello Yorkshire. Si era registrata come “signora Tressa Neele”, ovvero usando il cognome dell'amante del marito, proveniente da Città del Capo.

Interrogata sui motivi delle sue strambe azioni, rispose che era stata colta da amnesia a causa del momento emotivamente difficile che aveva vissuto.

Secondo la sua biografa Laura Thompson, la Christie chiarì i motivi nei sei romanzi rosa che scrisse tra il 1930 e il 1956 con lo pseudonimo Mary Westmacott. L’avrebbe fatto, sostanzialmente, per mettere in imbarazzo il marito, nel disperato tentativo di trattenerlo.

Secondo molti, invece, stava architettando di far condannare il marito per omicidio della consorte e sparizione del cadavere.

Nonostante tutti, i due divorziarono nel 1928 e Archie si risposò con Nancy Neele. Agatha mantenne la custodia della figlia Rosalind e il cognome di Christie che usò per la sua scrittura. Si risposò, poi, nel 1930 con Max Mallowan, e stavolta il matrimonio durò fino alla morte della scrittrice.

Un grande mistero, dunque, ancora oggi non risolto.

D’altro canto, ci si può aspettare di tutto da una scrittrice che riesce a mettere in scena nel suo romanzo “Un cavallo per la strega” una scena di avvelenamento così esatta nei dettagli da essere riconosciuta da una infermiera che, ravvisato il male misterioso che affliggeva un bambino che stava curando, andò avanti nella lettura fino a capire che quei sintomi erano dovuti a un avvelenamento da tallio.

L’elemento chimico era contenuto nei pesticidi utilizzati in alcune coltivazioni presenti nei pressi dell’abitazione del bambino, che grazie all’intervento tempestivo della tenace lettrice (e alla perfetta scrittura della Christie) guarì completamente.

Morale: io se fossi stato il primo marito dell’autrice di “Dieci piccoli indiani” non avrei mai messo le corna all’adorata Agatha… Cosa che pare non abbia fatto il secondo che, forse memore dell’accaduto, si è ben guardato dal tradire o lasciare la grande scrittrice.