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Il ruolo costituzionale del risparmio con necessaria attenzione alle minusvalenze in epoca Covid

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Dott. Enea Franza - Ospite della rubrica MondoVisione a cura di Angelo Lucarella.

 

L’emergenza COVID-19 ci ha già segnato, ridisegnando immediatamente le nostre priorità.  In attesa del dies ad quem di fine dei contagi, siamo sommersi dall’onda e, sperando che presto cessi l’emergenza sanitaria, dobbiamo accingerci a riflettere anche sul mondo dei risparmiatori. Ad essi il nostro Paese deve molto (sia in termini di sviluppo, che di tenuta dei conti pubblici) e ad esso deve, a nostro modo di vedere, dimostrare sensibilità. Risparmi ed investimenti sono fondamentali per il Paese, come ha affermato il Presidente Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio e, rivolgendosi al Presidente dell’ACRI Giuseppe Guzzetti, tracciava un collegamento tra etica, sviluppo, e “valore sociale” del risparmio.

Il risparmio, nella sua natura multidimensionale, racchiude (dunque) dentro di sé anche l'enorme valore della stabilità del sistema economico-finanziario italiano. È evidente che compito dello Stato è quello di proteggere il valore del risparmio e favorire gli investimenti nel tessuto produttivo anche attraverso le società quotate.

L’articolo 47 delle Costituzione, a giudizio di buona parte della dottrina giuridica, tutela la componente dinamica del risparmio che entra nel circuito economico ad iniziare dal deposito bancario (il quale ha una rischiosità intrinseca messa in risalto dal fenomeno del burden sharing e del bail in); il tutto fino a terminare a qualsivoglia investimento che abbia alla base il conferimento di una somma di danaro con un’aspettativa di profitto o remunerazione.

Sarebbe auspicabile, pertanto, intervenire normativamente dal momento che gli indici di Borsa hanno già segnalato un evidente impatto del COVID-19 sul portafoglio dei cittadini i quali vedono una notevole perdita sul denaro investito in società che rappresentano il tessuto produttivo italiano; quest’ultime, al momento, in sofferenza ben oltre i confini dell’alea (insita in ogni investimento di natura finanziaria) e di ciò che si ritiene, a buon diritto, possa costituire la prevedibilità degli eventi (aggiungendosi a ciò anche un impatto ancor più profondo sul morale dei piccoli e medi investitori messi, duramente, alla prova negli ultimi anni da numerosi eventi di crisi che il COVID-19 produce danni che si aggiungono a quelli pregressi.

Alle misure con impatto fiscale già adottate, dovrebbero pertanto seguirne altre e tra quelle alle quali si dovrà pensare, non ci si dovrà esimere dall’inserire interventi sul dossier titoli, con un occhio benevolo (in particolare) sui piccoli investitori aventi meno esperienza e maggiore fragilità: i c.d. investitori retails.

L’articolo 47 Costituzione, d’altronde, non esprime un valore di rango inferiore rispetto ad altri previsti nella Carta costituzionale. Pertanto, a protezione del risparmio quale “bene della vita” (per come definito da insigni costituzionalisti) nonché di tutti gli interessi pubblici e privati ad esso sottesi, si suggerirebbe di porre al centro della discussione politico-normativa una riflessione in merito ad un intervento fiscale sulle minusvalenze.

Esse, come noto, vengono incamerate nello “zainetto fiscale” del risparmiatore, parte del dossier titoli, per essere poi eventualmente compensate con ipotetiche plusvalenze. A tale riguardo, si potrebbe pensare ad estendere per i piccoli investitori retails il periodo fiscale compensazione delle minusvalenze già maturate (su tutti i dossier titoli presso gli intermediari) e consentire il recupero delle minusvalenze anche tra investimenti eterogenei come prodotti assicurativi e fondi pensione (ma tutte forme di risparmio e, dunque, “figli della stessa madre”). In particolare, sul primo aspetto, ovvero l’estensione del periodo fiscale, la ragione troverebbe fondamento nella circostanza che i risparmiatori sono piuttosto lontani dai valori di carico antecedenti alla comunicazione della Brexit. Quel periodo di “compensazione” è oggi in scadenza, ma potrebbe essere prolungato attraverso la predetta estensione.

Quanto alle eventuali plusvalenze (anche su prodotti finanziari-assicurativi) dovrebbero poter essere compensate con altre passività finanziarie anche attraverso la possibilità di disinvestimento parziale.

Un disegno di legge, a tal riguardo, è stato depositato alla Commissione finanze del Senato.

Ad oggi i risparmiatori non hanno fatto in tempo nemmeno a recuperare le passate perdite poiché il CODIV-19 ne ha rafforzato la cronicità “infettandoli” (si perdoni la metafora).

È necessario, infine, pensare ad interventi di recupero della fiducia, immediatamente diretti al consumatore; i provvedimenti di cui si è accennato sinora muoverebbero in tal senso.