Il Vaticano si consacra all'ecologismo anti-umano
Quella vissuta ieri in Vaticano potrebbe essere archiviata come l’ennesima, grandiosa, manifestazione di un pensiero ecologista che è il tratto peculiare di questo pontificato. Il che sarebbe già abbastanza grave, ma quanto avvenuto ieri è molto di più, è la saldatura definitiva del pensiero e dell’azione tra Santa Sede e lobby ecologiste mondiali.
Ieri si celebrava infatti la 50esima Giornata della Terra, un anniversario importante, tondo come suol dirsi, che cade in un momento molto particolare, a causa della ben nota pandemia in corso. Dovendo evitare le piazze, si è puntato su una maratona multimediale di 12 ore, dal significativo titolo di #OnepeopleOneplanet (Un solo popolo, un solo pianeta), a cui hanno partecipato i media vaticani (Vatican News anzitutto) e Tv2000 (l’emittente della Conferenza Episcopale Italiana). Non solo: cadendo di mercoledì, papa Francesco ha dedicato alla Giornata della Terra la sua udienza, interrompendo per l’occasione il ciclo di catechesi che sta compiendo. Se a fare notizia è stata l’inedita e discutibile definizione dei “peccati contro la terra”, ancor più significativo è l’orizzonte religioso che ha prospettato, rifacendosi, pur senza citarla, all’Ipotesi Gaia (la dea greca della Terra): l’idea cioè della terra come di un organismo vivente che reagisce alle aggressioni, anzi si vendica.
Un motivo per tanta attenzione da parte del Papa e dei media vaticani era anche il fatto che la Giornata della Terra è stata dedicata all’enciclica Laudato Si’, di cui ricorre il quinto anniversario. Ed è qui che la questione diventa interessante, perché compie il processo di integrazione tra un certo catto-ecologismo, promosso dal Papa in persona, e i movimenti che stanno dietro alla Giornata della Terra.
Già, perché è interessante sapere come sia nata e cosa sia effettivamente la Giornata della Terra. Vatican News lo definisce come un movimento nato dal basso che all’indomani di un incidente petrolifero in mare, decise di unire tutte le forze che già protestavano contro il degrado ambientale. Il 22 aprile del 1970 si sarebbe quindi svolta la prima grande manifestazione per la difesa dell’ambiente con la partecipazione di 20 milioni di americani. Un movimento spontaneo, nato “dal basso”, come il Papa vorrebbe (lo ha detto ieri) che proseguisse anche oggi a livello mondiale.
Peccato che le cose non stiano affatto così. Se è vero che negli Stati Uniti erano già molto attivi diversi movimenti ambientalisti che reagivano soprattutto all’alto inquinamento atmosferico delle grandi città americane, la loro convergenza in un movimento politico di forte impatto fu un’operazione “dall’alto”, che ebbe soprattutto due protagonisti: il senatore (democratico) del Wisconsin Gaylord Nelson e il miliardario Hugh Moore. Il primo era un ambientalista convinto, una sorta di progenitore di Al Gore, l’altro da sempre impegnato nell’indirizzare la politica americana verso il controllo delle nascite.
Era stato proprio Hugh Moore già negli anni ’50 del XX secolo a coniare l’immagine della “bomba demografica”, che poi divenne famosa universalmente per il libro che nel 1968 scrisse il biologo Paul Ehrlich. Ed è ancora Hugh Moore a coniare lo slogan che darà la prospettiva definitiva alla Giornata della Terra: “La popolazione inquina”. In questo modo si saldavano il movimento ecologista e il movimento per il controllo delle nascite (per un racconto più diffuso sull’origine della Giornata della Terra clicca qui), peraltro eredi entrambi delle Società Eugenetiche nate negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento.
Da quel momento movimenti antinatalisti e ambientalisti – da Sierra Club al Worldwatch Institute, da Planned Parenthood a Zero Population Growth - parlano la stessa lingua, e ovviamente si tratta di movimenti che si sono sviluppati grazie ai generosi finanziamenti delle grandi fondazioni americane.
In questi 50 anni le forze che stanno dietro la Giornata della Terra non solo non hanno annacquato la loro identità ma sono cresciute enormemente occupando posizioni chiave in molti governi – a partire dagli Stati Uniti – e hanno assunto il controllo delle agenzie delle Nazioni Unite, assumendo una dimensione mondiale.
E negli ultimi anni, triste a dirsi, hanno di fatto occupato il Vaticano, come più volte abbiamo denunciato. Quando parlano di difesa dell’ambiente, questi personaggi non hanno affatto in mente la cura del Creato in un’ottica cristiana; hanno invece l’idea che l’uomo è il vero nemico della terra e quindi la sua presenza va limitata: sia quantitativamente (controllo delle nascite, soprattutto nei paesi poveri) sia qualitativamente (freno alla crescita economica fino alla teorizzazione della cosiddetta “decrescita felice”). Questi peraltro sono anche i pilastri delle politiche ambientali globali elaborate fin dagli anni ’90 del secolo scorso e che fanno da retroterra culturale anche agli accordi internazionali sui cambiamenti climatici.
Dunque se la prima Giornata della Terra segnò la saldatura delle diverse correnti eugenetiche, la 50esima Giornata della Terra, con la celebrazione dell’enciclica Laudato Si’ e l’entusiastica partecipazione vaticana, segna un’altra storica saldatura: quella tra questo movimento globale e la Santa Sede, ovvero l’unica forza che a cavallo tra il XX e il XXI secolo si opponeva, in nome della difesa della dignità umana, a questa omologazione del pensiero. Ovvero stiamo assistendo alla consegna della Chiesa al potere del mondo.