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Jules Renard e la letteratura del silenzio

Jules Renard
Jules Renard

Una figura inquieta della letteratura francese di fine XIX secolo, potremmo dire uno scrittore alla retroguardia del grande movimento letterario che va da Flaubert a Maupassant passando per i Gongourt e Zola.

Renard è ossessionato dal desiderio di essere originale e dal timore di non riuscirci. Si sente lacerato nel ricercare un linguaggio scarno, nodoso, senza fronzoli. La sua scrittura è condensata in frasi essenziali.

  1. Scriverà Jan Paul Sartre nella prefazione sul “Journal”: “Renard ha creato la letteratura del silenzio”.

La sua prosa succinta e nervosa, priva di orpelli, sempre alla ricerca dell’essenziale per descrivere il suo “arioso naturalismo”.

La lettura di Renard rivela una continua ed inesauribile sequela di immagini che si materializzano dalle asciutte parole.

Lo scrittore francese amava definirsi un “cacciatore d’immagini”, una sorta di fotografo con le parole. Propongo alcuni pensieri, tratti liberamente a mio gusto, dal Diario (1887 - 1910) tradotto da Orio Vergani, editore Gherardo Casini.

Avv. Riccardo Radi

 

Ho costruito dei castelli in aria tanto belli che nella realtà mi basterebbe essere il proprietario delle loro rovine.

L’ironia è il pudore dell’umanità.

La paura della noia è la sola scusa del lavoro.

L’amicizia è il matrimonio di due esseri che non possono andare a letto insieme.

La morte degli altri ci aiuta a vivere.

Una specie di piccola scossa elettrica si scarica nel nostro cervello quando vediamo il nostro nome stampato su un giornale.

La famiglia. Non hanno conosciuto questo disgraziato quando era vivo, ma questo morto celebre è di loro proprietà!

Perché scrivere tanto? Il pubblico non ricorda mai più che uno o due titoli dei libri degli autori più facondi.

L’uomo non è altro che un condannato a morte.

L’atto di amore è una piccola liberazione. Dopo ci si sente un po' meno bestie.

Non vi piacciono le donne? Le amo tutte. Per loro faccio pazzie. Mi rovino in sogni.

L’uomo di governo, quando gli fu annunciato che la moglie era morta, chiese: “È una notizia ufficiale?”

Non è necessario vivere, ma è necessario vivere felici.

Elogio funebre. La metà di questi elogi gli sarebbero bastati quando era vivo.

C’è una giustizia, ma noi non riusciamo a vederla sempre. Si tiene sempre con discrezione e sorridendo in disparte, un po' discosta dall’ingiustizia che fa tanto fracasso.

È più difficile essere un onest’uomo per otto giorni che un eroe per un quarto d’ora.

Gli uomini nascono eguali. All’indomani non lo sono già più.