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La bellezza di educare

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In questi 17 anni ho scoperto e approfondito nel tempo la bellezza del prendersi cura dei bambini e questo è divenuto ben presto stimolo per guardare, e tentare di curare allo stesso modo le altre relazioni e la realtà tutta.

La cura e l’amore al particolare è un aspetto che ho capito essere vitale per la relazione con un bimbo piccolo, ma di riflesso anche per come guardi e tratti le cose che hai davanti. Ad esempio, pulire il naso di un bambino è un segno di cura, di amore e di rispetto: è un particolare che potresti tralasciare, ma piano piano questo gesto ti renderà più attento anche ad altri aspetti magari nella tua casa, dove ti accorgi di una macchiolina sul muro e ci tieni a pulirla con uguale premura…

Nella stessa ottica, una educatrice dovrebbe sperimentare poi la gioia che si prova nel darsi totalmente al bambino che ha davanti, e la bellezza dell’amore che si sacrifica.

È molto affascinante anche l’aspetto di “ricerca” che interessa il nostro lavoro, quando siamo intente a cercare di capire ciò di cui un bambino necessita e ciò che in una determinata circostanza sia meglio attuare.

Tra i bisogni del bambino il fondamentale, e che ne racchiude tanti altri, è il bisogno assoluto di essere amato e voluto per quello che è. Un bambino prende vita se lo guardi, lo consideri, se ti accorgi che c’è. E tutti hanno diritto a questo sguardo valorizzatore, che consente di crescere e diventare grandi.

Compito di una educatrice è anche saper usare fermezza, altro elemento essenziale per la crescita dei bimbi. Questo non vuol dire far vedere che “comando io” e cadere così nella logica del potere, rischio molto forte quando si ha a che fare con i piccoli. Si tratta invece di far capire al bambino che ci sono dei limiti e delle regole, delle situazioni che esigono dei no secchi. Solo così lo aiuteremo ad accettare la frustrazione. E tutto questo può essere fatto con grande dolcezza. Dolcezza e fermezza.

Educare un bambino piccolo al Nido per me vuol dire introdurlo alla conoscenza della realtà e fargli sperimentare attraverso i sensi le novità che la vita appena iniziata gli presenta. Questo diventa una grande e bella opportunità per noi adulti a non dare niente per scontato e a stupirci delle cose che già sappiamo, a conoscerle insomma in modo nuovo.

È bello educare perché in fondo si educa sempre alla bellezza. Ciò non significa nascondere al bambino che la vita riserva anche dolore e fatica, ma potergli comunicare una positività di base: la vita è un bene meraviglioso, vivere è bello!

E questo non solo per quanto riguarda la scoperta della realtà materiale, ma anche le relazioni: aiutiamo i bambini a scoprire gli altri, ad averne rispetto e a prendersene cura, introducendoli così ad aprirsi alle prime amicizie.

Una delle attività che principalmente amo fare al Nido è cantare. Finora non ho trovato niente che incanti e affascini più della musica, quasi una calamita di bellezza che sa catturare i piccoli, oltre che i grandi. Passare del tempo a cantare e ridere facendo divertire e sorridere i bambini è davvero meraviglioso e penso che se anche tu, educatrice, arrivi a divertirti vuol dire che sei ormai entrata nel loro mondo e che loro hanno risvegliato in te quella semplicità gioiosa, quella spontaneità infantile, insita in ciascuno ma talvolta sepolta.

È proprio la relazione con i bambini che mi ha permesso di capire meglio come sono fatta io e mi ha svelato pian piano che cosa è il cuore dell’uomo.

Infine essere una persona che educa e sostiene mi ha fatto passare dal sentirmi indispensabile al sentirmi utile per quel che basta. I bambini si attaccano e si affezionano molto velocemente e logicamente te ne compiaci, perché è giusto che un legame si crei. Ma il bello è saperli rilanciare nella vita, lasciarli andare… arrivando alla consapevolezza che non sei affatto indispensabile e che quei bimbi staranno benissimo anche senza di te, trasmettendo loro in questo modo una sicurezza di base. Sei stato un semplice strumento in un pezzo del loro cammino. Spesso mi sono chiesta: “ma i bambini si ricorderanno di me?” E ho appreso che questo lavoro esige una certa gratuità. Forse non si ricorderanno mai della loro educatrice di Nido, ma quello che possiamo seminare nei bambini, anche se nascosto, è prezioso e rimarrà per sempre

Se mi chiedessero “Ti piace il tuo lavoro? Non ti sei mai pentita?” risponderei che se tornassi indietro, anche di fronte alle fatiche che si sono presentate, ripercorrerei ogni passo compiuto.

No, non sono pentita e considero il lavoro di educatrice come uno dei più belli che ci possa essere. I bambini hanno cambiato il mio sguardo sulla realtà. Mi hanno aperto il cuore, mi hanno dato la forza di andare avanti nei momenti difficili, sono loro i primi che mi hanno incoraggiato a continuare a fare questo mestiere e a non mollare nelle difficoltà.

Ottobre 2003: ricordo come se fosse ieri, al mio primo anno lavorativo, A. una bimba di due anni appena compiuti, eravamo in pieno periodo di inserimenti, un giorno difficile con molte tensioni anche fra noi colleghe. A. si accorge che ho gli occhi gonfi di lacrime, mi guarda e mi dice: “Non piangere!” Rimango esterrefatta, cercando di inghiottire le lacrime e darmi un contegno, la abbraccio, “come è possibile”, mi chiedo, “io sono qui per consolare e vengo consolata da una bambina?” Sembra assurdo! La bellezza è questo paradosso: che mentre educhi sei educato.