L’ascensore

Lei era giudice monocratico, bionda, occhi azzurri, capelli cotonati sembrava una fatina.
In aula conduceva l’udienza con fare da maestrina, usava il microfono dirigendo i lavori, silenziando avvocati e sentenziando senza mai mostrare dubbi o incertezze sul proprio operato.
Era assegnata alla sezione X e teneva udienza in aula 27.
Nel labirinto di Piazzale Clodio c’è un ascensore interno, poco frequentato. Se premi la bottoniera per il piano … ti ritrovi all’interno della camera di consiglio dell’aula …
Un luogo bandito agli avvocati.
Un dì per sbaglio e senza malizia pigiai per il piano … si aprirono le porte scorrevoli e vidi la Fatina supina intenta a raccogliere degli atti.
L’occasione era propizia … e di tutta fretta e con baldanza mi lanciai a piè pari emettendo un urlo belluino: “Bastaaaaaaaaaaaaaaaa”.
La poveretta fece un gran salto e spaventata gettò le carte in aria. Sgomenta esclamò: “avvocato ma è impazzito!”.
La guardai, mostrando i polsi per gli schiavettoni, e dissi: “So colpevole de oltraggio ma è un urlo liberatorio che trattengo da illo tempore”.
La fatina è donna di spirito, scendemmo al bar per suggellare la ritrovata letizia.