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Mascherine e cultura, tra obbligo ed espressione personale

Le mascherine ai tempi della pandemia
Mascherine
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Mascherine e cultura, tra obbligo ed espressione personale

 

Le mascherine protettive sono ormai un accessorio immancabile nella nostra quotidianità, che è entrato a far parte dell’immaginario collettivo. Tra obblighi e insofferenza, appelli alla solidarietà e timori, dubbi e conferme riguardo alla loro efficacia, sono al centro di molteplici conversazioni e discussioni in questo periodo storico. Sono così diventate parte della nostra cultura condivisa, per alcuni legate anche alla creatività e all’espressione personale. 

 

Immagine rimossa.

 

Le mascherine ai tempi della pandemia

Con la diffusione del Covid-19 la mascherina è passata rapidamente da strumento di prevenzione del contagio a vero e proprio simbolo di un momento storico. Molti ricorderanno l’immagine dell’ex Presidente americano Donald Trump che la rimuove con sprezzo, pochi giorni prima di annunciare di aver contratto il virus. Nello stesso periodo comparivano sui giornali notizie riguardanti risse sui mezzi pubblici quando qualcuno tra i passeggeri rifiutava di indossarla. In un certo senso la mascherina, o meglio la sua assenza, è un modo per segnalare un atteggiamento di scetticismo sulla gravità della situazione attuale.

Tra chi invece vede la mascherina in una luce positiva è nata una corrente di creatività volta a evidenziare i benefici del suo utilizzo, facendo spesso appello alla solidarietà collettiva. Meme online e post condivisi sui social media mettono al centro l’importanza di prendersi cura di sé e degli altri in un periodo di crisi, tramite il piccolo sacrificio al comfort personale nell’indossare la mascherina. L’arte, e in particolare la street art, si è adeguata al fenomeno e sono comparse presto opere ispirate alle mascherine chirurgiche, tra cui graffiti a firma del celebre Banksy. 

Tutto ciò ha naturalmente risvegliato anche un certo spirito imprenditoriale: sulle piattaforme online dedicate al fai-da-te sono esplose le vendite di mascherine fatte a mano, con motivi decorativi e messaggi positivi. Molte aziende hanno inoltre iniziato a dotarsi di mascherine personalizzate da distribuire a staff e clienti, sfruttando al meglio l’ottima occasione promozionale di un prodotto economico, diffuso e di facile distribuzione.

 

Mascherine, altrove e nel futuro prossimo

In Europa e in America l’utilizzo delle mascherine è una novità legata alla pandemia, a volte come accennato accolto con fastidio e insofferenza. In Asia, e in particolare in Giappone, si tratta invece di un accessorio diffuso già da anni. Sui treni nell'ora di punta si notano frequentemente passeggeri che indossano la mascherina, soprattutto in inverno. La ragione più comune è proteggere se stessi e gli altri da raffreddori e influenza, ma anche evitare l’esposizione a pollini, polveri e inquinamento atmosferico. Nel Sol Levante, però, la mascherina non è più legata solamente a questioni igieniche e sanitarie. Per la pressione di apparire sempre impeccabili, molte ragazze le usano infatti per coprire imperfezioni della pelle, oppure per andare a fare la spesa senza doversi truccare. Negli anni 2000 si è anche diffusa la tendenza di indossarle come accessorio di moda, che dona un’aria di mistero e fascino apprezzata dai più giovani. Infine, non è raro che i giapponesi indossino la mascherina come strumento contro l’ansia sociale, nascondendo la propria timidezza dietro a una vera e propria barriera di protezione dal mondo esterno. 

In una situazione ancora incerta, con nuovi obblighi di uso delle mascherine all’ordine del giorno, viene da domandarsi se anche da noi questo accessorio sia destinato a restare. Se da un lato è ancora presto per immaginare un futuro prossimo senza mascherine, dall’altro sembra inverosimile pensare che gli italiani vogliano continuare a utilizzarle quando la pandemia sarà solo un ricordo. A differenza delle società asiatiche, più improntate al collettivismo, in Italia e negli altri paesi occidentali prevale una cultura individualista che ostacola l’idea di sacrificio del singolo per il bene della società. È probabile, quindi, che appena possibile le riporremo con gioia in fondo a un cassetto, nella speranza di non doverle vedere mai più.