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Morti sul lavoro: continuano ad aumentare le morti bianche

Morti bianche
Morti bianche

La sicurezza sul lavoro è un tema caldo da decenni ma nessun governo sembra in grado di porvi rimedio definitivamente. Anche oggi si registra l’ennesima morte sul lavoro, un operario di 50 anni nel bresciano precipita e muore sul colpo.

Recentemente il drammatico caso della morte di Luana D'Orazio, morta a 22 anni perché risucchiata in una pressa mentre lavorava in un'azienda tessile di Montemurlo, in provincia di Prato, ha riacceso i riflettori sulle morti bianche in Italia, ancora troppo numerose.

Secondo i dati dell’Inail, tra gennaio e aprile di quest’anno, le denunce di infortunio sono state 171.870 (-0,3% rispetto allo stesso periodo del 2020), 306 delle quali però con esito mortale (+9,3%).

L’Istituto precisa che gli “open data” pubblicati sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, ma i numeri dicono che sono in aumento anche le patologie di origine professionale, 18.629 (+26,1%) nello stesso periodo gennaio-aprile. I dati mensili sono fortemente influenzati dall'emergenza coronavirus, ciò nonostante le morti sul lavoro sono in aumento.

Il dato generale si attesta a circa 1.200 persone morte sul lavoro ogni anno.

La vigilanza sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è svolta dalla Azienda sanitaria locale competente per territorio, attraverso i servizi di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro, inseriti all'interno dei dipartimenti di prevenzione.

Le attività di prevenzione, vigilanza e controllo in materia antinfortunistica vengono, dunque, svolte all'interno dei servizi dai tecnici della prevenzione con funzioni di ufficiali di polizia giudiziaria.

Le dotazioni organiche di tecnici della prevenzione, Ufficiale di polizia giudiziaria degli Spisal, sono ampiamente insufficienti a garantire le attività di prevenzione, vigilanza e controllo.

Nel corso degli anni è in aumento la carenza di tecnici della prevenzione, tale carenza non è determinata solo da assunzioni insufficienti, ma anche dalla costante «fuga» di questi operatori verso il «privato», a causa di una retribuzione non adeguata ai livelli di professionalità e responsabilità richiesti.

Registriamo che l'articolo 50 della bozza del cosiddetto “decreto sostegno bis” approvato dal Consiglio dei ministri il 20 maggio 2021 stanzia dei fondi irrisori per il potenziamento degli organici degli Spisal e non dà risposte retributive per ridurre la fuga dei tecnici della prevenzione verso il privato.

Anche questo Governo, nell'ambito della strategia di contrasto alle cosiddette «morti bianche», non sembra voglia passare dalle parole ai fatti e adottare iniziative di competenza, anche normative, al fine dell'aumento della dotazione di tecnici della prevenzione nelle Ulss e per una loro retribuzione adeguata ai livelli di professionalità e responsabilità richiesti dallo svolgimento delle attività di polizia giudiziaria in materia di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro.

Le morti sul lavoro aumentano e le parole di sconforto e di vicinanza ai familiari non bastano più.

D’altro canto si impongono anche riflessioni ad ampio raggio su incentivi per adeguamenti e formazione e in generale sullo sfoltimento degli adempimenti meramente burocratici mantenendo quelli di impatto sostanziale.