Natale con la poesia di Giuseppe Ungaretti
Natale con la poesia di Giuseppe Ungaretti
Natale con le poesie di Giuseppe Ungaretti, (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è stato un poeta, scrittore, traduttore, giornalista e accademico italiano.
È stato uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo. Inizialmente influenzato dal simbolismo francese, la sua poesia fu caratterizzata nei primi tempi da componimenti brevissimi, costituiti da poche parole essenziali e da analogie a volte ardite, compresi principalmente nella raccolta L'allegria (1931).
Passò poi a lavori più complessi e articolati dal contenuto concettualmente difficile. Una terza fase della sua evoluzione poetica, segnata dal dolore per la perdita prematura del figlio, ha compreso opere meditative dall'intensa riflessione sul destino umano. Negli ultimi anni le sue poesie furono specchio della saggezza, ma anche del distacco e della tristezza dell'età avanzata. È stato considerato da alcuni critici come anticipatore dell'ermetismo.
Una poesia sul Natale di Giuseppe Ungaretti
Scritta a Napoli nel 1916, la poesia Natale di Giuseppe Ungaretti ci racconta con delicatezza del ritorno a casa di un soldato in licenza durante la Prima Guerra Mondiale. L'uomo, distrutto dagli orrori della guerra, guarda il Natale con un occhio differente, non avendo alcuna di festeggiare, rendendo stridente il contrasto tra la felicità delle persone che gli stanno attorno e la sua disperazione, dettata dalla bruttura della guerra contrapposta alla gioia simbolica e a volte finta del Natale.
Questa poesia dedicata al Natale chiude il tris di contributi dedicati alle feste, pubblicati la Vigilia, il giorno della Natività e oggi, Santo Stefano, un'occasione a noi gradita per augurarvi buone feste, che oggi terminano con l'ultimo giorno di riposo, prima del ritorno al lavoro.
Natale
di Giuseppe Ungaretti
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare