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Nessuna responsabilità per il contribuente se la norma non è chiara

Corte di Cassazione, sentenza n. 4599 del 2022
Contribuente
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Nessuna responsabilità per il contribuente se la norma non è chiara

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 4599 del 2022 ha affermato il principio secondo il quale se la norma tributaria non è chiara, nessuna responsabilità potrà essere posta in capo al contribuente.  Si tratta di una pronuncia di grande rilevanza, che esorta il legislatore ad attenersi in modo specifico a criteri di chiarezza, specificità e determinatezza nella formulazione delle norme giuridiche.


La responsabilità del contribuente: norme poco chiare

La Suprema Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso presentato da un Contribuente che ha impugnato la sentenza n. 1203/20/14 della Commissione tributaria Regionale.

La Commissione Tributaria Regionale Lazio aveva confermato quanto espressamente previsto dalla Commissione Tributaria Provinciale.

La pronuncia della Cassazione appare fondamentale, determinando un evidente orientamento giurisprudenziale volto a:

  • Indurre il legislatore a formulare norme più chiare e comprensibili;
  • Tutelare i cittadini che sono tenuti ad adempiere alle medesime norme per nulla chiare. (Nel caso di specie i contribuenti)
     

Cosa succede al contribuente? Perché risulta responsabile?

Nel 2008 un avvocato ha ricevuto un avviso di accertamento, mediante il quale gli era stata rettificata l’imposta del registro e ipocatastale per una donazione ricevuta nel 2005. La rettifica evidenziava l’impossibilità per il contribuente di usufruire delle agevolazioni prima casa, essendo questa un abitazione di lusso. Infatti, l’immobile aveva una superficie superiore ai 240 mq. Infatti, al contribuente era stata indicata dall’Agenzia delle Entrate e Riscossione l’applicazione dell’art. 10 del d.m. 02.08.1969. Tale norma riguarda gli immobili di lusso.

Tuttavia, il contribuente ha eccepito che l’Agenzia non ha posto il rinvio al d.m. del 4/12/1961. Tale d.m. permette di individuare le abitazioni non di lusso. Queste sono quelle “abitazioni costruite in base a licenza di edificazione in data anteriore a quella di entrata in vigore dello stesso decreto”.
 

Cosa decidono i giudici sul contribuente responsabile

La commissione Tributaria Provinciale e la Commissione Tributaria Regionale non hanno accolto le osservazioni proposte dal soggetto contribuente.

In realtà tale aspetto non è stato accolto nemmeno dalla Suprema Corte di Cassazione. Infatti, la Cassazione ha affermato che  “in base ad una lettura coordinata e correlata delle pertinenti disposizioni, specie legislative e, soprattutto, in considerazione della finalità (incentivante la costruzione di abitazioni non di lusso) perseguita dalle stesse - ha affermato che alla norma (D.M. del 1969, art. 10) invocata dalla contribuente deve essere attribuita non una funzione di separazione cronologia, nella definizione legislativa, di (almeno) 3 due diverse specie di "abitazione non di lusso" ma la semplice funzione di regolamentazione transitoria dell'unica fattispecie in essa prevista”.
 

Cosa ha disposto la Cassazione: la storia del contribuente responsabile.

Se da una parte la Cassazione non ha accolto la prima osservazione presentata dal contribuente, ritenuto responsabile dall’Agenzia, dall’altra parte la Corte ha ritenuto fondata la seconda censura del contribuente. Infatti, il contribuente, al fine di dimostrare l’assenza della propria responsabilità, ha dedotto dinanzi alla Corte di Cassazione che la sentenza della Commissione Tributaria Regionale non aveva attribuito rilevanza alla situazione di incertezza della norma sulla base del contenuto della perizia del contribuente.

La Cassazione ha affermato che tale incertezza  “è caratterizzata dalla impossibilità di individuare con sicurezza ed univocamente la norma giuridica nel cui ambito il caso di specie è sussumibile”.

Inoltre, la Corte, analizzando alcune pronunce precedentemente emanate, ed in particolar modo la sentenza n. 15352 del 2018 e la sentenza n. 12301 del 2017,  ha individuato alcuni indici e li ha espressamente elencati:

  1.  la difficoltà di individuazione delle disposizioni normative;
  2. la difficoltà di confezione della formula dichiarativa della norma giuridica;
  3. la difficoltà di determinazione del significato della formula dichiarativa individuata;
  4. la mancanza di informazioni amministrative o la loro contraddittorietà;
  5. l'assenza di una prassi amministrativa o la contraddittorietà delle circolari;
  6. la mancanza di precedenti giurisprudenziali;
  7. l'esistenza di orientamenti giurisprudenziali contrastanti, specie se sia stata sollevata questione di legittimità costituzionale;
  8. il contrasto tra prassi amministrativa e orientamento giurisprudenziale;
  9. il contrasto tra opinioni dottrinali;
  10. l'adozione di norme di interpretazione autentica o meramente esplicative di una disposizione implicita preesistente.
     

Incertezza della norma: non c’è responsabilità del contribuente

Non si può parlare di responsabilità del contribuente se vi è l’incertezza oggettiva della norma tributaria. Infatti, se dall’analisi della norma vi è l’impossibilità oggettiva di individuare “la corretta portata della norma giuridica nel cui ambito il caso di specie è sussumibile”, allora dovrà escludersi la responsabilità del soggetto contribuente.

Si pone un criterio teleologico e non meramente letterale in merito all’analisi dell’art. 10.

È evidente il richiamo ai principi costituzionali di equità contributiva e di ragionevolezza. Tali principi permettono di “escludere la debenza delle sanzioni”.


La responsabilità del contribuente: l’importanza della Certezza della norma

Il principio di certezza del diritto e delle norme è un principio giuridico generale dell’ordinamento.

Si fonda sulla premessa che per poter attuare una norma il cittadino debba comprenderla.                        Per comprendere la norma, questa deve essere formulata in modo chiaro e non deve essere interpretabile, ma applicabile direttamente. Inoltre, ogni cittadino, anche il contribuente, deve essere messo nelle condizioni di poter prevedere le conseguenze giuridiche delle proprie azioni.

Per garantire la certezza della norma questa deve essere chiara, generale ed astratta.

È evidente che il principio di certezza della norma sia il principio ispiratore dell’attività del legislatore. Questi per garantire la certezza deve formulare la norma seguendo canoni di chiarezza e astrattezza.

La pronuncia della Corte di Cassazione evidenzia la difficoltà del Legislatore di predisporre norme chiare. Tuttavia, al fine di indurlo ad attuare il principio della certezza della norma, la Cassazione ha affermato la tutela del soggetto contribuente, indicandone l’assenza di responsabilità qualora il vizio dipenda dalla non chiara formulazione della norma.
 

Norme non chiare di diritto tributario: esclusione di responsabilità del contribuente

Si esclude la possibilità di porre sanzioni amministrative e riconoscere la responsabilità del contribuente nel caso in cui la normativa da applicare risulti essere obiettivamente incerta.

Si tratta di un principio in materia di sanzioni amministrative tributarie riconosciuto dall’art. 10, III comma, della legge n. 212 del 2000, ossia lo Statuto dei diritti del Contribuente.

La Cassazione ha affermato che l’incertezza normativa è causa di esenzione del contribuente dalla responsabilità amministrativa tributaria. Ma cosa si intende per incertezza?

L’incertezza consiste nell’impossibilità di comprendere in modo immediato e oggettivo il contenuto, l’oggetto e il destinatario di una norma tributaria. Si determina, dunque, incertezza ed equivocità del risultato.

Ma a chi spetta la valutazione dell’incertezza?

Tale valutazione spetta al giudice che applica la causa di giustificazione per garantire il soggetto contribuente.

È evidente che non sussistendo cause di giustificazione tassativamente previste dalla legge, il ruolo del giudice sia fondamentale nel valutare in concreto l’applicazione della normativa.

Ma cosa succede se la norma è incerta nel suo contenuto ma il contribuente non ricorre dinanzi al giudice?

È questo uno dei dubbi irrisolti.