Nino Manfredi, i cent’anni di un grande attore

Oggi il compleanno di Nino Manfredi, il moschettiere della commedia all'italiana
Nino Mandrei
Nino Mandrei

Saturnino Manfredi, detto Nino, compirebbe oggi 100 anni. Protagonista di pellicole indimenticabili come “Straziami ma di baci saziami”, “Nell’anno del signore”, “Pane e cioccolata”, “Per grazia ricevuta” e “In nome del Papa Re”, ha recitato in oltre cento film, diventando uno dei migliori interpreti della commedia all’italiana e di tutto il cinema in generale.

Oggi, forse, un po’ dimenticato o, quantomeno, non celebrato come meriterebbe, lo ricordiamoi, in questo giorno speciale, ripubblicando un’intervista che gli ha fatto nel 1992 Gianfranco Gramola, che ringraziamo sentitamente, per il suo sito Interviste Romane

Nino Manfredi è nato a Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone, il 22 marzo del 1921, ma sin da piccolo vive a Roma. Dopo vari spostamenti «fuori le Mura», si stabilisce sull'Aventino, vale a dire sul più bel colle di Roma. L'attore, laureato in giurisprudenza, è  molto apprezzato per la sua simpatia e la sua professionalità e ha fatto tanta televisione, fìlm commedia e anche film storici. Nei film storici. lo vediamo in « Nell'Anno del Signore» ('69), di Gigi Magni, con Claudia Cardinale e Alberto Sordi. Nino, in questa opera recita la parte di Pasquino (la voce satirica più maldicente), sotto le mentite spoglie "de' 'n carzolaro de nome Cornacchia". « In nome del popolo sovrano» ('90) è un altro fìlm storico di Gigi Magni, ambientato nella Roma Repubblicana (1849), dove il nostro fa la parte di Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio. In questo bellissimo film, oltre a Nino, vediamo il solito Albertone, Massimo Wertmulller (nipote della regista Lina), Luca Barbareschi, Serena Grandi ed Elena Sofia Ricci.

Ha detto:

- Pasquino? Certo che esiste. E' Giorgio Gaber, è Roberto Benigni, Dario Fo e Beppe Grillo. Pasquino è chiunque si ribelli all'ingiustizia. Pasquino è uno, nessuno, centomila.
- Dio non c'è. Oppure c'è ma allora deve essersi distratto.
- Caro Sordi, siccome sarai in Paradiso, tienimi un posto buono anche per me.
- Sono grato a Canzonissima, che mi ha dato la popolarità, a  Carosello e a quello spot del caffè Lavazza che mi ha reso meno povero.
Curiosità
- A quasi due anni dalla sua morte, il comune gli ha dedicato un viale all'interno del parco Savello, nel Giardino degli Aranci. 
- E' stato scelto dal Ministero del Tesoro per una serie di spot televisivi da mandare in onda su tutte le reti, in occasione del lancio dell'euro.
- Quando l'attore era in ospedale colpito da emorragia, la moglie ha lanciato un appello per la donazione di sangue "gruppo 0 positivo". Risultato: decine e decine di persone hanno risposto all'appello. C'è chi addirittura è venuto da fuori Roma con il pullman.
- L'attore ha avuto una figlia, Tonina, dalla relazione con la bulgara Svetlana Bogdanova.
- Per anni ha fatto la pubblicità del caffè Lavazza, con lo slogan "Più lo mandi giù e più ti tira su".
- A Roma, in via dei Pallottini 10, c'è un teatro che porta il suo nome.

Ho avuto il piacere di incontrare e fare una breve  chiacchierata con Nino Manfredi proprio a casa sua, sull’Aventino.

Nino per la recitazione hai sempre avuto una gran passione, vero?

Da quando sono nato ho sempre pensato di recitare.  La mia prima parola credo non sia stato “mamma” ma “teatro”. Il teatro l’ho sempre fatto fin da bambino, nella parrocchia, nelle cantine costringendo gli amici a recitare, ma sempre di nascosto di mio padre al quale ho dovuto pagare il “prezzo” di laurearmi in Giurisprudenza per poterlo fare professionalmente, iniziando dall’Accademia di arte drammatica, dove ho avuto dei grande maestri a cominciare da Orazio Costa. L’attore è certamente un esibizionista ; ma il mio esibizionismo credo che nasca da un gran bisogno di affetto, essendo io stato un ragazzo molto fragile, timido e malato. Ma se si riesce a sopravvivere, queste possono essere le basi giuste per diventare un buon attore. Quello che oggi mi dà maggior soddisfazione è l’affetto che oggi la gente mi dimostra, perché penso di averle sempre raccontato favole che la coinvolgevano rispettando il “castigat ridendo mores “, come in Per Grazia Ricevuta, in Pane e cioccolata, ecc… Mi è sempre piaciuto raccontare le favole , perché non hanno limiti, sono fantasia pura e tutto dipende dalla tua sensibilità, dalla tua preparazione, dalla tua voglia di meravigliare.

Nino, com’era la Roma della tua infanzia?

Come tutto nella vita, Roma me la sono conquistata. Sono partito da Castro dei Volsci e la prima tappa è stata al Mandriane, in mezzo agli zingari, ma eravamo ancora molto fuori Roma. Oggi è nel mezzo del quartiere Tuscolano. Dal Mandriane ci avvicinammo alla Caffarella, vicino al ponte della Ranocchia che si chiamava così perché c’erano le rane, i fossi e i campi. Era ancora tutta orti e vigne. A quindici anni ci trasferimmo in via Pozzuoli e a trentatre anni, da sposato, in via Robecchi ma sempre fuori Porta San Giovanni. Finalmente a quarant’anni sono entrato nelle Mura, mi sono piazzato sull’Aventino da dove non mi sono più mosso. E’ stata una conquista durata una vita e mossa solamente dall’amore per questa città. Pensa Gianfrà che all’epoca, quando i romani dicevano:”…annamo a fa ‘na gita for de porta “ venivano vicino a casa mia , all’Alberone, che era considerato un piccolo paese, dove c’era il cinema teatro Arena Italia, detto “er pidocchietto “ dove ebbi i miei primi contatti con il cinema ed il teatro, Tom Mix , i fratelli Martana ed il Fanfulla. Quando si aveva più soldi si andava al teatro Appio o al Massimo , dove ho conosciuto Aldo Fabrizi e dove vidi il mio primo film sonoro, che ci sconvolse tutti perché non ci spiegavamo il prodigio tecnico. Lì ho conosciuto il vero teatro come si faceva a Roma, vedendo il famoso Cacini ; il pubblico partecipava moltissimo al punto che partiva da casa con tutto l’occorrente per lo spettacolo , con i giusti strumenti di lancio…è lì che assistetti alla famosa battuta:” Beccate ‘sta gattata “… e gli tiravano un gatto morto sul palcoscenico.

Secondo te come sarà la Roma del futuro?

Sarà un po’ come quella del passato, un incrocio di popoli e di razza diverse, immerse in un traffico tremendo e caotico che tenteranno di rinverdire i fasti di un passato che non tornerà e sai perché ? Perché non ci sono più i romani, quelli antichi, quelli veri.

Qual è il fascino della città eterna?

Credo che il fascino della città eterna stia proprio nel fatto che è eterna in quanto, nonostante ci abbiano provato in molti, sono passati tremila anni e nessuno è riuscito a farne una meglio.  C’è il Colosseo, che sarà pure vieto ma ce l’abbiamo solo noi, la basilica di Massenzio e il Foro dove morì Cesare colpito da ben ventitre coltellate, pronunciando la famosa frase:” Tu quoque , Brute , fili mi…” e spirò prima di poter dire “ …gnotta “, perché questa è la verità storica che ci nascondono. Io tante volte mi chiedo come fanno a campà quei poveracci che non abitano a Roma…

Ma per te, Roma, è o era la città più bella del mondo?

Ma Roma è come le persone, ognuno ha il suo carattere. Non so se Roma è la città più bella del mondo, perché ogni città ha le sue bellezze e le sue caratteristiche. Ti dico solo che Roma e la sua storia ce la invidia tutto il mondo. Basta che tu entri nelle chiese o giri per le strade di Roma e ti accorgi che questa città è piena di storia e di arte. Ti sembra poco?

Che messaggio vorresti lanciare ai romani e a i turisti?

Che si devono sempre ricordare di vivere nella città più bella del mondo e che se la devono meritare ogni giorno, facendo sfoggio, oltre che di opere d’arte e grandi monumenti, di civiltà e rispetto per le cose e per le persone. E ai turisti, la stessa cosa, che un po’ di rispetto per questa città non guasta mai. Ma a tutti quanti voglio dire che esistono i cestini dell’immondizia e che è molto meglio se li usano.

 

Quali sono i pregi e i difetti dei romani?

Il romano di fondo è buono e generoso, ma soprattutto è cinico, distaccato e anche un po’ fatalista. Ne ha viste troppe nella sua storia per pensare che ci sia qualche cosa di insormontabile, di non risolvibile con il tempo. Solo alla morte non c’è rimedio.

Qual è il tuo poeta romanesco preferito?

Senz’altro Giuseppe Gioacchino Belli. Un grande poeta che come tutti i grandi artisti trovava ispirazione nelle sue contraddizioni: papalino al servizio del Pontefice ma anticlericale, pavido al punto di ordinare la distruzione di tutte le sue opere dopo la sua morte (per fortuna non gli ubbidirono e con la forza di comporre ciò che ha scritto. Se non' fosse vissuto a quei tempi e non avesse avuto il «limite» del dialetto, credo non si farebbe fatica a riconoscerlo secondo solo a Dante. Certo anche Trilussa e Cesare Pascarella hanno rappresentato Roma, ma lontani, a mio giudizio, dalla forza poetica del Belli.

In quale zona o via ti piace passeggiare?

Come ti ho detto io vivo all'Aventino il miglior quartiere di Roma su uno dei più antichi colli, e non appena esco  di casa incontro il Circo Massimo, il Tempio di Vesta o l'Arco di Giano, tutti luoghi carichi di storia e di fascino. Credo comunque che la più bella strada del mondo sia l'Appia Antica che ancora conserva il fascino dei tempi imperiali con le sue testimonianze romane, i cipressi ed i pini marittimi che la costeggiano, e i tratti di lastricato romano che presenta oggi una certa difficoltà a passarci con le macchine. Figuriamoci che uomini dovevano essere quelli che ci passavano con le bighe e senza ammortizzatori!

Nino, quando ti sei stabilito sull’Aventino?

Ci abito da più di 25 anni. Sull’Aventino passeggiavo spesso con mio padre. Me ne sono innamorato subito, perché questo posto rappresenta veramente un sogno per chi ama il verde e il silenzio.

Ma c’è una Roma che ami particolarmente?

Per via del traffico e del caos amo ricordare la Roma di 40 – 50 anni fa… come silenzio, tranquillità e vivibilità. Ma mi auguro che Rutelli, che è un ottimo sindaco, possa fare qualcosa per il traffico di questa città. Comunque bisogna vivere il tempo nostro e la sua realtà.

Com'è il tuo rapporto con la cucina romana?

Secondo me, caro Gianfranco, la cucina romana è fatta per chi non ha fretta e se ne frega del colesterolo. I rigatoni alla pajata, la coda alla vaccinara, li bucatini a' la matriciana, sono tutti piatti che richiedono il loro tempo, sia per essere gustati che per essere digeriti. Non per niente gli antichi romani, che troppe cose ancora ci potrebbero insegnare, mangiavano gia sdraiati sul triclinium, così non si dovevano neanche alzare per farsi la pennichella, che è il piatto finale di ogni pasto romanesco che si rispetti.

Nino, hai mai letto il periodico romanesco “Rugantino “?

Si, ogni volta che mi arriva a casa lo scorro con curiosità perché ci trovo sempre qualche cosa di interessante e curioso. Ho comunque sempre la sensazione di “doverlo” leggere quasi per rispondere ad un innato istinto.

Hai un sogno nel cassetto?

Si ! Vivere alla giornata.