Nuova Direttiva europea sulle radiazioni: verso una normativa di effettiva prevenzione?
Il radon è un gas radioattivo, incolore e inodore, che, immesso nell'aria dal suolo e da alcuni materiali da costruzione, può risultare cancerogeno.
Gli studi compiuti negli ultimi anni hanno messo in evidenza gli effetti sulla salute dell'esposizione al radon, particolarmente negli ambienti chiusi, come le abitazioni e i luoghi di lavoro.
Si stima che l’esposizione al radon sia la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di tabacco. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, soltanto in Italia il radon provoca dal 5 al 20% di tutti i casi di tumore al polmone, cioè da 1.500 a 5.500 ogni anno.
Le direttive internazionali raccomandano di verificare, con specifiche misurazioni, la presenza del radon nelle abitazioni.
Le misurazioni radon devono essere eseguite da un laboratorio idoneamente attrezzato e le valutazioni di dose a persona devono essere fatte da un esperto qualificato nella radioprotezione, come indicato nel Decreto Legislativo 17 marzo 1995, n. 230 e sue modifiche e integrazioni. (Decreto Legislativo n. 187/2000, Decreto Legislativo n. 241/2000, Decreto Legislativo n. 257/2001).
In Italia la normativa in materia ˗ Decreto legislativo 26 maggio 2000, n. 241˗ riguarda tuttavia soltanto gli ambienti di lavoro e fissa un livello di riferimento di 500 Bq/m³.
Molti Paesi comunitari hanno invece adottato valori di riferimento più bassi: Regno Unito 200 Bq/m³, Germania 250 Bq/m³. La Svizzera ha optato per un valore limite prescrittivo di 1.000 Bq/m³ ed un valore operativo (raccomandato) di 400 Bq/m³.
Nel 2002 il nostro Paese si è comunque dotato di un “Piano nazionale radon” per proporre azioni di riduzione del rischio e, nel 2005, ne ha affidato la realizzazione all'Istituto Superiore di Sanità.
Il 17 gennaio 2014 è stata pubblicata, nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, la nuova Direttiva europea sulla protezione dalle radiazioni ionizzanti (Basic Safety Standards ˗ Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, del 5 dicembre 2013 e che abroga le Direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom).
La nuova Direttiva è il prodotto di un processo di revisione, durato anni, destinato a rivoluzionare le normative nazionali in tema di radioprotezione di tutti i Paesi membri dell’Unione Europea.
Infatti, per la prima volta, in tale Direttiva sono stati fissati i limiti di concentrazione di attività per la commercializzazione di materiali da costruzione, nonché sono stati sollecitati piani di azione per le concentrazioni di gas radon nelle abitazioni.
La nuova Direttiva si applica a qualsiasi situazione di esposizione ˗ pianificata, esistente o di emergenza ˗ che comporti un rischio di radiazioni ionizzanti che non può essere trascurato dal punto di vista della radioprotezione in relazione all'ambiente, in vista della protezione della salute umana nel lungo termine.
Diventa così obbligatorio, per tutti gli Stati dell’Unione Europea, dotarsi di un piano nazionale “radon” e predisporre le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla predetta Direttiva entro il termine ultimo del 6 febbraio 2018.
Si segnala dunque l'importanza della recente pubblicazione della Direttiva comunitaria in commento, in quanto comporterà l'introduzione in Italia di una normativa di recepimento auspicabilmente finalizzata ad un'effettiva prevenzione di una delle più diffuse cause di tumore polmonare.
Per visualizzare la Direttiva clicca qui.
Il radon è un gas radioattivo, incolore e inodore, che, immesso nell'aria dal suolo e da alcuni materiali da costruzione, può risultare cancerogeno.
Gli studi compiuti negli ultimi anni hanno messo in evidenza gli effetti sulla salute dell'esposizione al radon, particolarmente negli ambienti chiusi, come le abitazioni e i luoghi di lavoro.
Si stima che l’esposizione al radon sia la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di tabacco. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, soltanto in Italia il radon provoca dal 5 al 20% di tutti i casi di tumore al polmone, cioè da 1.500 a 5.500 ogni anno.
Le direttive internazionali raccomandano di verificare, con specifiche misurazioni, la presenza del radon nelle abitazioni.
Le misurazioni radon devono essere eseguite da un laboratorio idoneamente attrezzato e le valutazioni di dose a persona devono essere fatte da un esperto qualificato nella radioprotezione, come indicato nel Decreto Legislativo 17 marzo 1995, n. 230 e sue modifiche e integrazioni. (Decreto Legislativo n. 187/2000, Decreto Legislativo n. 241/2000, Decreto Legislativo n. 257/2001).
In Italia la normativa in materia ˗ Decreto legislativo 26 maggio 2000, n. 241˗ riguarda tuttavia soltanto gli ambienti di lavoro e fissa un livello di riferimento di 500 Bq/m³.
Molti Paesi comunitari hanno invece adottato valori di riferimento più bassi: Regno Unito 200 Bq/m³, Germania 250 Bq/m³. La Svizzera ha optato per un valore limite prescrittivo di 1.000 Bq/m³ ed un valore operativo (raccomandato) di 400 Bq/m³.
Nel 2002 il nostro Paese si è comunque dotato di un “Piano nazionale radon” per proporre azioni di riduzione del rischio e, nel 2005, ne ha affidato la realizzazione all'Istituto Superiore di Sanità.
Il 17 gennaio 2014 è stata pubblicata, nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, la nuova Direttiva europea sulla protezione dalle radiazioni ionizzanti (Basic Safety Standards ˗ Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, del 5 dicembre 2013 e che abroga le Direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom).
La nuova Direttiva è il prodotto di un processo di revisione, durato anni, destinato a rivoluzionare le normative nazionali in tema di radioprotezione di tutti i Paesi membri dell’Unione Europea.
Infatti, per la prima volta, in tale Direttiva sono stati fissati i limiti di concentrazione di attività per la commercializzazione di materiali da costruzione, nonché sono stati sollecitati piani di azione per le concentrazioni di gas radon nelle abitazioni.
La nuova Direttiva si applica a qualsiasi situazione di esposizione ˗ pianificata, esistente o di emergenza ˗ che comporti un rischio di radiazioni ionizzanti che non può essere trascurato dal punto di vista della radioprotezione in relazione all'ambiente, in vista della protezione della salute umana nel lungo termine.
Diventa così obbligatorio, per tutti gli Stati dell’Unione Europea, dotarsi di un piano nazionale “radon” e predisporre le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla predetta Direttiva entro il termine ultimo del 6 febbraio 2018.
Si segnala dunque l'importanza della recente pubblicazione della Direttiva comunitaria in commento, in quanto comporterà l'introduzione in Italia di una normativa di recepimento auspicabilmente finalizzata ad un'effettiva prevenzione di una delle più diffuse cause di tumore polmonare.
Per visualizzare la Direttiva clicca qui.