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Tecniche meditative o di mindfulness e sicurezza sul lavoro

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Tecniche meditative o di mindfulness e sicurezza sul lavoro
 

Che la meditazione possa essere utile in ambito aziendale è affermazione che si legge da diversi anni nella pubblicistica, ma anche – e forse soprattutto – in innumerevoli proposte di corsi, seminari, consulenze rivolte alle imprese. Ma se passiamo dalla pubblicistica e dalla pubblicità alla ricerca più solida e quindi validata dalla peer review– la revisione dei pari – come stanno le cose? Quali sono le conclusioni della ricerca su eventuali benefici delle tecniche di meditazione o mindfulness in ambito lavorativo? E se benefici vi sono, in quali ambiti si manifestano e attraverso quali meccanismi? Ai menzionati interrogativi questo articolo vuole rispondere, sulla base di un’analisi della più recente e autorevole letteratura scientifica nazionale e internazionale.

Come sopra chiarito, questo studio si basa esclusivamente su solida letteratura scientifica, non su articoli meramente divulgativi o promozionali.

Questo non certo per sfiducia aprioristica verso i secondi, ma per la convinzione che, anche in settori come quello della meditazione e della mindfulness, un contributo solido alla conoscenza possa venire solo seguendo il metodo scientifico. Questa affermazione è, nello stesso tempo, di importanza fondamentale e – nel settore qui in esame – non scontata. È di importanza fondamentale perché non vi possono essere settori della ricerca che, in ragione del loro oggetto, pretendano di sottrarsi ai requisiti del metodo scientifico: quei requisiti di serietà metodologica, controllo dei dati, ripetibilità degli esperimenti e revisione dei pari che, ormai da secoli, garantiscono il progresso meno insicuro possibile della conoscenza

Nello stesso tempo, l’applicazione del metodo scientifico ai settori della meditazione e della mindfulness non è scontata, per una ragione di grande peso: meditazione e mindfulness sono percorsi di azione, non di mera riflessione; come tali, coinvolgono e condizionano le percezioni soggettive e le esperienze sensoriali delle persone, e da tali percezioni ed esperienze sono a loro volta condizionate nello sviluppo e negli esiti. Eppure, una riflessione affidabile e convincente circa gli effetti complessivi dell’applicazione di queste tecniche in ambito lavorativo non può che basarsi su analisi complessive, che seguano metodologie sia qualitative che quantitative e quindi statistiche.

Ma qual è lo stato della letteratura scientifica nel settore in esame? E quali ambiti della scienza si sono maggiormente occupati di meditazione e mindfulness?

Va preliminarmente chiarito che, dal punto di vista quantitativo, la ricerca nazionale sui rapporti fra tecniche meditative e sicurezza sul lavoro appare modesta, mentre i contributi più numerosi e qualificati si rinvengono in ambito internazionale.

Nel merito, un primo settore di studi largamente impegnato nella valutazione degli effetti delle tecniche meditative in ambito lavorativo è, comprensibilmente, quello psicologico, neuroscientifico e più in generale della ricerca medica.

Un secondo settore è quello della scienza che si occupa di organizzazione del lavoromanagement e risorse umane, con una attenzione particolare alla mindfulness nelle riviste che si occupano delle attività edilizie.

Non mancano poi – anche se, forse sorprendentemente, sono scarsamente numerosi – gli studi pubblicati su riviste che si occupano in modo specifico di sicurezza sul lavoro.

Oltre a ricerche specifiche, che si rinvengono negli ambiti della scienza sopra indicati, recentemente è stato pubblicato un prezioso meta-studio, vale a dire un articolo che – prima di tutto – riassume accuratamente e criticamente i risultati di numerose altre ricerche[1]. E tuttavia non si tratta soltanto di una rassegna di letteratura. Sulla base di 32 studi empirici, questo lavoro analizza criticamente il modo in cui la mindfulness e la sicurezza sono concettualizzate e rese operative in letteratura. I risultati empirici e le argomentazioni vengono poi consolidati, per proporre un modello teorico che collega i benefici di base della mindfulness alle richieste di lavoro legate alla sicurezza

Nel complesso, dall’analisi della letteratura emerge che la mindfulness migliora l’individuazione e la risposta ai rischi e ai pericoli sul posto di lavoro, aumenta la concentrazione nei comportamenti rilevanti per la sicurezza e facilita risposte migliori ai carichi emotivi. Inoltre, viene in evidenza il ruolo delle caratteristiche personali e di contesto nel concreto dipanarsi del legame tra mindfulness e sicurezza sul lavoro.

Ma andiamo per ordine. 

Le tecniche meditative e di mindfulness consentono di mantenere elevate l’attenzione al momento presente e la consapevolezza di esso, con un atteggiamento complessivo di accettazione (accogliere “le cose come sono”, piuttosto che convincersi di una realtà inesistente, per poi responsabilmente decidere come eventualmente intervenire sulla realtà, se necessario modificandola). 

Tenuto conto di ciò, due diversi approcci hanno studiato il rapporto fra mindfulness e sicurezza sul lavoro. Un primo approccio ha indagato sulla mindfulness come elemento che consente di prevedere migliori risultati di sicurezza[2]. Un secondo approccio, di natura maggiormente sperimentale, ha organizzato programmi di mindufulness in alcuni ambienti di lavoro, controllandone successivamente l’impatto sugli indicatori della sicurezza in azienda[3].

I risultati delle varie ricerche confermano che le tecniche di meditazione e mindfulness contribuiscono all’incremento della sicurezza in azienda sotto un triplice profilo.

In primo luogo, si tratta di tecniche che insieme presuppongono e costantemente migliorano la consapevolezza del momento presente, tanto in relazione agli stimoli provenienti dall’interno (corpo e mente), come per quelli esterni. Coerente con tutto ciò, e riscontrata in diversi studi, è l’accresciuta capacità del soggetto di reagire in modo appropriato a segnali di allarme, di qualunque natura. Con il conseguente miglioramento della sicurezza complessiva dell’ambiente dove le persone interagiscono[4].

In secondo luogo, le tecniche di meditazione e mindfulness consentono alla descritta consapevolezza (del momento presente) di mantenersi costante nel tempo nonostante la presenza di svariate distrazioni esterne. In ambito lavorativo, questo ha dimostrate conseguenze per migliorare la concentrazione di chi è impegnato in compiti complessi con implicazioni di sicurezza, per un lungo periodo di tempo e in un ambiente distraente[5].

In terzo luogo, la meditazione e la mindfulness promuovono un atteggiamento non giudicante verso le esperienze della vita. Ciò consente un appropriato ed equilibrato distacco anche dalle esperienze negative, il che consente di affrontare situazioni stressanti e molto impegnative in modo calmo e resiliente, con inevitabili ripercussioni positive anche in merito alla sicurezza e prevenzione dei rischi[6].

Naturalmente, tutti gli studi sull’argomento sottolineano che ulteriori ricerche sono necessarie per confermare, o eventualmente modificare, i risultati di quelle già disponibili, nel contempo estendendo gli ambiti di studio ad aspetti fino ad oggi scarsamente esplorati. Fra questi ultimi, possono menzionarsi gli effetti delle tecniche meditative (non sui singoli individui, ma) sulle prestazioni di sicurezza dei gruppi di lavoro e un’analisi specifica degli effetti della mindfulness in una serie di ambiti lavorativi, anche oltre quelli – ad esempio costruzioni e sanità – già sufficientemente esplorati.

 

Note:

 

[1] Liu, Z., Hoff, K., Baranski, E., Snyder, G., Flin, R., Lindner, P., & Spitzmueller, C. (2023), Mindfulness and workplace safety: An integrative review, Journal of Organizational Behavior,1–20. https://doi.org/10.1002/job.2705.

[2] Kao, K.-Y., Thomas, C. L., Spitzmueller, C., & Huang, Y. (2019), Being present in enhancing safety: Examining the effects of workplace mindfulness, safety behaviors, and safety climate on safety outcomes, Journal of Business and Psychology, 36, 1–15. https://doi.org/10.1007/s10869-019-09658-3

[3] Singh, N. N., Lancioni, G. E., Karazsia, B. T., & Myers, R. E. (2016), Caregiver training in mindfulness-based positive behavior supports (MBPBS): Effects on caregivers and adults with intellectual and developmental disabilities, Frontiers in Psychology, 7, 98. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2016.00098; Valley, M. A., & Stallones, L. (2017), Effect of mindfulness-based stress reduction training on health care worker safety: A randomized wait-list controlled trial, Journal of Occupational and Environmental Medicine, 59, 935–941. https://doi.org/10.1097/JOM.0000000000001090

[4] Verhaeghen, P. (2021), Mindfulness as attention training: Meta-analyses on the links between attention performance and mindfulness interventions, long-term meditation practice, and trait mindfulness, Mindfulness,

12, 564–581. https://doi.org/10.1007/s12671-020-01532-1; Good, D. J., Lyddy, C. J., Glomb, T. M., Bono, J. E., Brown, K. W., Duffy, M. K., Baer, R. A., Brewer, J. A., & Lazar, S. W. (2016), Contemplating mindfulness at work: An integrative review, Journal of Management, 42, 114–142. https://doi.org/10.1177/0149206315617003

[5] Huber, K. E., Hill, S. E., & Merritt, S. M. (2015), Minding the gap: Extending mindfulness to safety-critical occupations, Industrial and Organizational Psychology: Perspectives on Science and Practice, 8, 699–705. https://doi.org/10.1017/iop.2015.103

[6] Kudesia, R. S. (2019), Mindfulness as metacognitive practice, The Academy of Management Review, 44, 405–423. https://doi.org/10.5465/amr.2015.0333; Shapiro, S. L., Carlson, L. E., Astin, J. A., & Freedman, B. (2006), Mechanisms

of mindfulness, Journal of Clinical Psychology, 62, 373–386. https://doi.org/10.1002/jclp.20237.