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Osip Mandel’štam. Epoca, una poesia

Dalla raccolta "Ottanta poesie" del poeta polacco Osip Mandel’štam, pubblicata nel 2009 da Einaudi
Osip Mandel’štam
Osip Mandel’štam

Osip Ėmil'evič Mandel'štam (1891 - 1938( è stato un poeta, letterato e saggista russo, esponente di spicco dell'aomenismo e vittima delleg randi purghe staliniane, considerato uno dei grandi poeti del XX secolo,

La poesia di Osip Mandel’štam scelta oggi, "Epoca", è tratta dalla raccolta pubblicata dall'editore Einaudi nel 2009 dal titolo "Ottanta poesie".

Per un profilo approfondito e per un'analisi sulle opere scritte da Osip Mandel’štam e pubblicate anche in Italia, si rimanda alla biografia sul sito wikipedia.

Per commentare questi magnifici versi, abbiamo preso in prestito quanto pubblicato sul sito curato da Gianluca d'Andrea, che, nelle postille, ci racconta di questa poesia e in generale della poetica di Osip Mandel’štam, autore davvero prezioso.

 

Ma il tempo diventa assoluto solo nella contingenza. Osip Mandel’štam lo sa e dall’inizio la composizione ci parla di “cose terrestri” e lavoro e speranza di “nuovi giorni” di miglioramento.

Ma l’epoca è una “belva” in sospensione perenne e spezzata. Il trancio di tempo è rotto ma in costruzione continua (il “sangue carpentiere”), l’infrastruttura “invisibile spina dorsale” in crescita, “neonata”. Alla fine della seconda strofa (metà composizione) appare l’agnello, il simbolo del riscatto nel sacrificio, del mondo nuovo.

E infatti “un mondo nuovo” apre il secondo respiro del testo, ma fatto del nuovo lavoro che unirà “le piegature dei nodosi giorni”, inestricabili, incomprensibili, inaccessibili ancora per le parole: per questo “l’aurea/ misura dell’epoca ha il respiro/ della vipera nascosta fra l’erba”, il ritmo “nuovo” è nascosto da sempre nel vecchio male perché è la storia a farsi cammino, una tradizione zoppicante di uomini che, travasati nel linguaggio, si accingono a carpire il futuro.

La vipera ha un respiro che si lega al suono del flauto – altro simbolo poetico -, all’altezza del canto si ripete la distruzione dopo il rifiorire del tempo (“la vegetazione schizzerà talli”), perché il presente è già una spina dorsale spezzata.

L’epoca muore e rinasce, belva invecchiata sulla spinta a un assoluto sempre da venire, eppure già avvenuto, e solo la “parola”, cambiando i suoi strumenti, può continuare a dire la speranza del suo perpetuarsi. Osip Mandel’štam non dice nulla se non la perfezione di un composto: riesce per un attimo a incanalare un flusso nella scatola chiusa della forma strutturata, ospita il tempo in un cantiere precisissimo ma già frantumato e, forse per questo, veramente perfetto.

Osip Mandel’štam, un poeta un po' dimenticato da non dimenticare.

 

Osip Mandel’štam

Epoca

 

Chi potrà, mia epoca, mia belva,
fissarti nelle pupille un istante
e di due secoli agganciare le vertebre
incollandole con il proprio sangue?
Le cose terrestri dalla gola
zampillano sangue carpentiere;
sul limitare dei nuovi giorni
che, se non il mangiafumo, trema?

La creatura fino a che c’è vita
deve in giro portare la sua schiena,
e l’onda, il flutto al gioco si affidano
di un’invisibile spina dorsale.
Tenere cartilagine di bimbo
è l’epoca neonata della terra:
di nuovo hanno sacrificato l’apice
della vita come fosse un agnello.

Per scioglier l’epoca dalle catene,
per dare inizio a un mondo nuovo
bisogna, a mo’ di flauto, unire insieme
le piegature dei nodosi giorni.
È l’epoca a gonfiare d’angoscia
umana il flutto che s’increspa; e l’aurea
misura dell’epoca ha il respiro
della vipera nascosta fra l’erba.

E ancora le gemme si gonfieranno,
la vegetazione schizzerà tallì,
ma, epoca mia, bellissima e grama,
è in pezzi la tua spina dorsale.
E con un povero sorriso demente
ti volti a guardare crudele e fiacca,
come una belva che fu agile un tempo,
le orme lasciate dalle tue zampe.

traduzione di Remo Faccani

da Ottanta Poesie, a cura di Remo Faccani, Einaudi, 2009