x

x

Pandemia: l’esempio del Vietnam, zero covid senza vaccino

Come il paese asiatico ha sconfitto il coronavirus
Pandemia e Vietnam
Pandemia e Vietnam

Pandemia: cosa è successo in Vietnam?

La pandemia ha colpito duro, in Europa come in Asia. E il Vietnam, paese con quasi cento milioni di abitanti, non ha fatto eccezione.

Dopo una prima ondata violenta, che un anno fa ha colpito il Paese, c’è stata l’immediata reazione.

Pandemia: i numeri del Vietnam

A conti fatti, in un paese con 98 milioni di abitanti, le persone colpite sono state meno di 3.000, con un numero massimo giornaliero di persone colpite pari a 110.

Inutile fare un impietoso confronto con l’Europa in generale e con l’Italia in particolare, che ancora oggi vede attestarsi su numeri che stanno tra i 12 e i 15 mila casi.

Oggi la vita scorre normalmente, con ristoranti aperti, concerti, musei visitabili e attività economiche a pieno regime, nonostante qualche circoscritto lockdown e mirati interventi. Ma come hanno fatto? Fortuna?

Pandemia: la ricetta vietnamita

Non è fortuna, alla luce dei fatti, ma avvedutezza. Perché il Vietnam ha perseguito da subito la pratica zero covid, cercando di utilizzare un alto numero di test e un sistema di tracciamento in tre fasi.

Un sistema per combattere la pandemia strutturato su tre livelli di tracciamento, dunque, che riguardano non soltanto i soggetti che hanno avuto un contatto prolungato o stretto con un caso positivo al covid, ma anche coloro che sono stati a loro volta in contatto con loro.

Un sistema indispensabile per spezzare la catena di contagi, attraverso una analisi davvero capillare dei contatti, in grado di isolare e di stroncare sul nascere eventuali cluster.

L’esatto contrario di quanto si è fatto in Italia

Pandemia: l’esperienza del Vietnam

Da cosa nasce questa capillare preparazione per combattere la pandemia? I vietnamiti sono forti di una grande organizzazione sanitaria, dovuta anche all’esperienza pregressa fatta sulla propria pelle al tempo dell’influenza aviaria, quella detta della Sars, che ha messo a dura prova il paese ma ha anche stimolato una reazione positiva.

Comunicazione efficace e univoca, coesione politica, indirizzo dei messaggi, struttura capillare sanitaria efficiente e organizzata, velocità nelle decisioni, capacità di risposta immediata e collaborazione della popolazione.

Ecco i segreti per una, diciamo pure, difficile ricetta per combattere in maniera sistemica una malattia infettiva ad alto contagio come quella della pandemia da Covid.

Difficile, ma non impossibile, come dimostra l’esempio del Vietnam.

Pandemia: l’occasione sprecata dall’Italia

Parlando di pandemia e di esempio vietnamita, il pensiero corre all’Italia, che tra luglio e agosto ha avuto la possibilità concreta di diventare Paese zero covid e di assestare un colpo definitivo al coronavirus.

Ricordiamo, infatti, che a fine luglio, nel nostro Paese, si è arrivati a registrare meno di 200 casi al giorno. I positivi erano poco più di 12000 e i morti meno di dieci ogni giorno.

Era lì che la politica e la struttura sanitaria doveva intervenire incrementando la tracciabilità, rendendola più scrupolosa e accurata. Invece, si è lasciato stare, lasciando la situazione allo sbando, facendo in modo che a ottobre ci travolgesse la seconda ondata, ritardando le chiusure di un mese e più.

Tempo enormemente troppo grande, che non ha perdonato e ci ha punito, con un numero di morti che, ancora oggi, supera i 300 al giorno.

Pandemia: cosa ha fatto il Vietnam?

Oltre ai tracciamenti e ai test, i lockdown mirati e la chiusura dei voli al mondo hanno fatto il resto.

In Vietnam basta un caso di positività rilevato per far chiudere un intero quartiere, che viene immediatamente messo in quarantena.

Troppo drastico? Forse, ma il risultato è arrivato.

Pandemia e politica

Di certo il sistema politico monopartitico ha favorito le decisioni rapide e univoche, portando il paese ad avere una crescita del Pil del 2,9% (il migliore dell’Asia).

In Italia, solo per varare un provvedimento semplice servono votazioni, maggioranze, pesi e contrappesi, situazioni fondamentali per un sistema politico in tempi normali, ma ostacoli funzionali per un sistema Paese in piena emergenza.

Detto ciò, però, non è solo questo. Anche Kelley Lee, docente di salute globale alla Simon Fraser University, la pensa così:  “Non si tratta semplicemente di contrapporre totalitarismo e democrazie occidentali”.

Difatti, basta prendere l’esempio di Taiwan, che di certo non ha problemi di libertà, per verificare che un paese libero che ha attuato lo stesso sistema zero covid ha fatto segnare 11 morti in totale. Ed è tornata alla vita.

Pandemia, economia e libertà

Perché una conseguenza ulteriore di un sistema simile è l’effetto positivo sull’economia, che le chiusure e riaperture continue, invece, non hanno provocato.

I danni di un sistema “stop and go” come quello utilizzato in Europa sono evidenti e sotto gli occhi di tutti. Certo, il sistema vietnamita è drastico e molto duro, impopolare e difficile da realizzare.

E forse liberticida.

Ma, a conti fatti, ha pagato tutta questa libertà? La libertà di non credere alla scienza, la libertà di non seguire le regole, la libertà di assecondare il popolo che chiede libertà. La libertà di non scegliere.

Mi vengono i mente le parole di Giorgio Gaber, che si chiedeva se tutta questa libertà non ci facesse poi male.