Parlamento e la sua ritrovata centralità: i dati dicono il contrario
In questi giorni i nostri politici hanno riscoperto la centralità del Parlamento.
La buona novella durerà lo spazio di un mattino ed è smentita dalle statistiche impietose.
La realtà dei dati ci dice del progressivo svuotamento della funzione legislativa delle Camere in favore dell’esecutivo, diventato il principale artefice della produzione normativa del Paese. Questo è fotografato dai dati del Servizio studi della Camera dei deputati.
Negli ultimi decenni l’ordinamento della Repubblica ha subìto un forte sbilanciamento dei poteri con un progressivo rafforzamento del ruolo e delle funzioni propri del Governo a discapito del potere legislativo in capo al Parlamento.
Questo stato di cose – che ha spinto l’osservatorio sull’attività parlamentare Openpolis a parlare di “Parlamento sospeso” – si è esplicitato soprattutto nella progressiva contrazione della funzione legislativa, esercitata dalla Camera dei deputati e dal Senato della Repubblica, a favore dell’esecutivo, diventato il principale artefice della produzione normativa del Paese.
Secondo i dati del Servizio studi della Camera dei deputati e secondo l’osservatorio parlamentare Openpolis “nella XVII legislatura, sono stati depositati 7.443 disegni di legge: 6.896 da membri del parlamento, 412 dal Governo, 76 dalle regioni, 43 dal popolo e 6 dal Cnel. Di queste proposte, 379 sono diventate legge. In media quindi il 5,09% dei disegni di legge presentati completano il proprio iter. La percentuale di successo delle proposte varia a seconda dell’attore coinvolto. Sono diventate legge l’1,36% dei progetti di legge presentati dai membri del parlamento (94 su 6.896), il 68,69% di quelli del governo (283 su 412), l’1,31% delle proposte delle regioni (1 su 76), il 2,32% di quelle popolari (1 su 43) e lo 0% di quelle presentate dal Cnel”.
Nella legislatura corrente, i deputati e i senatori hanno presentato 3.752 progetti di legge, di cui oltre l’80 per cento non ha mai realmente iniziato il proprio iter parlamentare, mentre il 70,37 per cento delle leggi approvate sono state di iniziativa governativa.
Il potere esecutivo non sta unicamente sottraendo la scena al potere legislativo, ma ha anche consolidato alcune prassi, invalse da decenni, come il ricorso sistematico alla decretazione d’urgenza e alla posizione della questione di fiducia, usate sempre più per sottrarsi alle lungaggini del dibattito parlamentare.
È il caso di ricordare che, circoscrivendo il campo di indagine agli ultimi sette Governi (dal 2008 alla fine del 2019), gli esecutivi in carica (Berlusconi IV, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II), hanno fatto ricorso alla decretazione d’urgenza con una media che va da 1,18 decreti al mese (dato più basso) del Governo Gentiloni a 3 decreti al mese del Governo Conte II (il dato è stato registrato prima dell’emergenza epidemiologica da COVID-19).
Nella legislatura corrente sono stati emanati 66 decreti-legge (4 deliberati dal Governo Gentiloni, 26 dal Governo Conte I e 36 dal Governo Conte II). E sempre nel corso della legislatura corrente, per l’approvazione di 29 delle 158 leggi ordinarie presentate, il Governo ha fatto ricorso, in almeno un ramo del Parlamento, alla posizione della questione di fiducia; in 17 di questi 29 casi la fiducia è stata posta in tutti i passaggi parlamentari (dato rilevato al 15 ottobre 2020).
Questa situazione, già particolarmente critica per la ridotta capacità di iniziativa legislativa a cui è costretto il Parlamento, è ulteriormente aggravata dalla scarsa incidenza delle prerogative parlamentari soprattutto in materia di sindacato ispettivo.
Il 23,01 per cento delle oltre 19.000 interrogazioni della scorsa legislatura aveva ricevuto risposta, mentre tra il 2018 e il 2020 la percentuale è scesa al 12,80 per cento, in particolare a causa del comportamento dell’attuale esecutivo, che ha risposto solo all’1,62 per cento delle interrogazioni ricevute, registrando, quindi, una percentuale bassissima se solo si pensa che dal Governo Letta in poi questa percentuale non era mai scesa sotto il 14 per cento.
Insomma, tra le prassi della decretazione d’urgenza e la posizione della questione di fiducia, la residuale produzione normativa e la pressoché inesistente risposta del Governo alle attività di sindacato ispettivo, il Parlamento si ritrova deprivato del proprio ruolo e delle proprie funzioni.
Questa è la realtà fotografata dai dati.
L’ipocrisia continua a parlare di centralità del Parlamento.